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Simone, quattro giorni dopo, capisce davvero il significato delle parole di Manuel.

C'hai me.

Ha continuato a riecheggiare nel suo cervello per ore.

Si è spesso chiesto, in ogni momento libero della giornata cosa intendesse dire l'altro. E dato che non ha più alcun impegno perché Manuel è rimasto solo a lavorare con Salvi, l'ha capito durante una delle sue letture pomeridiane.

In realtà, però, lo capisce perché tale lettura sta avvenendo sul divano di casa di Manuel.

Da quando hanno iniziato a lavorare sulla sua difesa e lui ha accettato Manuel come suo avvocato, infatti, sta trascorrendo più tempo a casa del suo ragazzo che a casa sua, a vestire spesso i suoi vestiti.

In quel momento, ad esempio, ha addosso una felpa grigia che non gli appartiene e che Manuel ha indossato per tutta la giornata precedente, soltanto perché gli piace sprofondare nel suo profumo.

Sta leggendo e non si sta preoccupando del suo futuro, sostanzialmente perché in esso ormai c'è Manuel e a lui va bene così, qualsiasi cosa accada.

Poi, però, bussano alla porta, e lui è sicuro che non si tratti del proprietario di casa dato che mancano ancora parecchi minuti al suo rientro.

Si trova davanti una donna con i capelli neri, la frangia che le copre gli angoli degli occhi ed un sorriso che sembra incredibilmente familiare.

«Buonasera.» dice, grattandosi la nuca mentre si chiede perché non abbia controllato dallo spioncino prima di aprire.

«Tu non sei Manuel.» sono le prime parole della donna.

Gli viene da ridere, «ehm... no, sono Simone, un amico di Manuel. Lei è...» lascia la frase in sospeso.

«Manuel non mi ha detto che aspettava qualcuno.» aggiunge poi, giustificandosi.

«Sono sua madre, tranquillo Simone.»

C'è qualcosa nel tono di Anita, la madre di Manuel, che riesce a tranquillizzarlo. Almeno fin quando, dopo circa quindici minuti, non inizia a porgli domande lecite ma piuttosto scomode.

«Quindi tu sei un amico di Manuel...» inizia a dire.

Simone annuisce mentre prepara il caffè, «sì.» afferma.

«E vivete insieme da molto?»
«No! Assolutamente! Cioè- noi non- noi-»
«Ho capito, non vivete insieme... sei sempre così agitato?»

La donna sembra intenerita da questo ragazzo così alto che cerca disperatamente di rimpicciolirsi nella cucina di suoi figlio.

«È un periodo... è un periodo un po' difficile. Manuel mi sta aiutando.» Simone quindi spiega. E se solo si girasse, potrebbe vedere un sorriso compiaciuto sul volto di Anita.

Quando le porge la tazzina con il caffè rovente, fa attenzione a non incrociare il suo sguardo, ed è un dettaglio che non passa inosservato alla madre del suo ragazzo.

Ragazzo che però fa il suo ritorno a casa dopo poco tempo, aprendo la porta con le chiavi, e non avendo la minima idea della presenza di sua madre.

Simone si illumina quando sente la chiave girare nella serratura, «dev'essere lui.» spiega. E forse il modo in cui le sue spalle si rilassano è, per Anita, una conferma del rapporto che c'è tra lui e suoi figlio.

Manuel, comunque, fuga ogni dubbio dopo aver praticamente lanciato la sua borsa ed essersi liberato delle scarpe.

«Ciao Simo'.» urla, inclinando la testa per osservare la porta della cucina.

(Law)suit and tieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora