PROLOGO
15 anni prima
Oggi indosso le mie scarpe migliori, quelle che fanno rumore, quelle che mamma mi ha comprato per l'occasione. Sono bianche, lucide che mi ci posso specchiare e si abbinano al vestito bianco che indosso. Agghindata in questo modo assomiglio alla sposa, così ha detto mio fratello, ma lui è di parte, quindi non conta, e comunque la zia Sissi è molto, ma molto più bella di me, io sono solo la sua damigella.
Ora però le scarpe nuove mi danno fastidio e voglio cambiarle con quelle di scorta che spero mamma si sia ricordata di portare. Devo chiederglielo. La cerco in mezzo agli invitati ma non la trovo. Scorgo la schiena scheletrica di mia nonna, circondata da una schiera di donne uguali a lei e corro nella sua direzione.
«Beatrice!» dice scandalizzata appena mi vede «Lo sai che non devi correre! Dov'è tuo fratello?» il fastidio le grinza la pelle intorno agli occhi mentre lo cerca tra la folla. Come tutti lo considera la mia balia, solo perché io ho otto anni e lui quattordici non significa che debba farmi continuamente da babysitter. So cavarmela benissimo da sola.
«Sto cercando mamma. L'hai vista?»
Fa un cenno verso la porta finestra del salone «Era con tuo padre.» mormora come se dovessi sapere dov'è papà. Alzo gli occhi al cielo ma mi affretto a seguire la direzione che mi ha indicato. In giardino non c'è traccia di mia madre, ma in compenso papà è in bella vista con il solito sigaro tra le dita e il gruppo di colleghi che lo circonda.
«Papà, dov'è mamma?»
«Non lo so, tesoro.» mi liquida in fretta tornando a rivolgersi ai suoi compagni.
«Papà!» riprovo tirandogli la manica della giacca «Mi fanno male i piedi. Ho bisogno di cambiare le scarpe.»
Questa volta si china su di me sbuffando il fumo del sigaro sul mio vestitino bianco «Io non ho le tue scarpe. Chiedilo alla mamma.»
«Ma non so dov'è!» protesto.
«Prova sul retro. Lo sai che adora i fiori. Sarà nella serra.» suggerisce prima di sollevarsi per congedarmi definitivamente.
Accetto il consiglio e corro giù dai gradini in pietra che portano sull'ampio prato del giardino. Percorro in cerchio l'enorme parco della villa, qualche signora mi scorge salutandomi con la mano, ricambio distratta, ho troppo male ai piedi per sorridere agli estranei.
Quando arrivo davanti alla serra mi fermo per riprendere fiato e tiro un sospiro di sollievo scorgendo una chioma bionda attraverso le finestre satinate. Sfilo veloce le scarpe perché non ce la faccio più e cammino tranquilla verso il piccolo edificio in vetro.
«Mamma?» chiamo piano. Sono stanca, la cerimonia è stata lunga e il ricevimento mi sta annoiando. Se non fosse per Monica, una nostra cugina di secondo o terzo grado, che è stata tutto il tempo appiccicata a mio fratello, mi sarei divertita di più. Non so nemmeno dove siano adesso quei due. Sono spariti insieme circa mezz'ora fa. Chissà che stanno facendo?
Quando entro nella serra l'aria fresca mi aggredisce la pelle sudata e rabbrividisco. Il profumo forte dei fiori mi fa prudere il naso, ma lo noto appena, un movimento al di là di un enorme pianta cattura tutta la mia attenzione: la testa biondissima di mamma sta oscillando all'indietro, gli occhi chiusi, la bocca aperta, il corpo seminudo. Ma la cosa più agghiacciante la vedo dopo, una mano grande e abbronzata la tiene sulla schiena, una mano che appartiene a un corpo altrettanto grande e abbronzato che sbuca sotto di lei e la guida in quella danza strana e raccapricciante. Si, raccapricciante perché persino io, nell'ingenuità dei miei otto anni, capisco che quello che sta facendo mia madre con lo zio Paride è sbagliato. Lo zio Paride, lo sposo, il marito di zia Sissi.
Nello shock più totale indietreggio sbattendo accidentalmente la gamba su un secchio di alluminio. Il rumore riecheggia nella quiete della serra. Mia madre e mio zio si voltano spaventati verso di me.
«Bea!» le esce un urlo «Oddio! È Bea!» mamma scivola via dal corpo massiccio di zio Paride e sistema il suo vestito rosso con le mani tremanti. «Tesoro, cosa...?»
Non saprò mai cosa volesse dirmi. Un secondo dopo sto correndo sul prato diretta il più lontano possibile dall'incubo appena vissuto. Il mio cuore che batte forte copre tutto. Non respiro.
Corri! Corri! Corri!
Riesco a spingermi lontano dove spero non mi raggiungano, invece sento dei passi alle mie spalle. Passi affrettati che non si arrendono, che non mi lasciano in pace.
Sono arrivata al confine della villa. Un parapetto in ferro e pietra grezza delimita il giardino dalla scogliera. Sotto di me c'è il mare e null'altro.
Mi volto spaventata. Zio Paride mi ha quasi raggiunta. La camicia fuori dai pantaloni rivela cos'ha appena fatto. È tutto un inganno.
Tutto un imbroglio!
Vedo mia madre sopraggiungere alle sue spalle, con l'acconciatura rovinata e il trucco sfatto mi appare grottesca come non l'avevo mai vista.
Un sentimento strano serpeggia dentro di me lasciandomi scossa. La delusione, il tradimento, l'angoscia. Tutte cose che non avevo mai provato mi riempiono il cuore.
«Bea, tesoro.» sussurra zio Paride come se fosse sempre lo stesso. Ma non è così. Lui non è quello che credevo. Forse non lo è mai stato. «Torna indietro tesoro. Dobbiamo spiegarti quello che hai visto.»
Non ce la faccio. Non posso. Non voglio sentire nulla.
Cancello la scia lasciata da una lacrima con un colpo secco della mano e, veloce, scavalco il parapetto mettendo una distanza netta tra me e loro.
«No!» urla mia madre terrorizzata.
«Beatrice! Non fare un altro passo!» mi intima Paride ma io non lo ascolto. Mi aggrappo al ferro della ringhiera e cammino verso la parte della scogliera che scende verso sinistra.
Forse, se non avessi tolto le scarpe mi sarei salvata. Forse, se il piede non fosse scivolato nel briciolo lasciato dalle pietre sarei ancora aggrappata alla ringhiera. Forse, avrei dovuto tenere più salda la presa, ma il sudore dei palmi e l'ansia dei movimenti avevano reso tutto un assemblaggio di azioni sbagliate, un susseguirsi di eventi nefasti che avevano portato alla mia inesorabile caduta.
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IL SEGRETO DI BEA
RomanceViola non ricorda nulla del suo passato. Quando aveva otto anni un terribile incidente le ha fatto perdere la memoria e con essa anche ogni ricordo della sua famiglia d'origine. A distanza di quindici anni, Viola vive la sua vita a pieno ritmo, stud...