Parte 9

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Tommaso

Sono terribilmente in ritardo quando arrivo al Groove per la cena di famiglia. Quaranta minuti di orologio sono troppi persino per uno molto impegnato come me. Mi starebbe bene una strigliata, accetterei anche gli avanzi di un pasto già cominciato; invece, non solo mi hanno aspettato per ordinare, ma entrambe le donne più importanti della mia vita mi accolgono con un sorriso ampio e un abbraccio caloroso, come se le stessi graziando della mia presenza.

Ovvio che mi sento una merda. Ovvio che offrirò loro la cena. Ma questo era scontato.

«Scusatemi. Sono davvero imperdonabile...»

Mia madre mi rivolge uno sguardo comprensivo. «Stai lavorando troppo. Tua nonna e io lo sappiamo. Ai tempi anch'io avevo orari folli per i pasti. Se tuo padre non fosse a Roma per quella convention, farebbe tardi anche lui.» Sospira, mentre nonna le picchietta una mano per rabbonirla.

«Non essere così dura con Aldo. Lui ama il suo lavoro.»

«Certo. E considera la pensione un vizio.» Il tono è freddo ma una vena di sofferenza traspare ugualmente. Almeno alle mie orecchie.

Mio padre è sempre stato uno stacanovista. Più dedito al lavoro che alla sua famiglia. La scomparsa della figlia avrebbe dovuto farlo riavvicinare a noi; invece, è servita solo a farlo allontanare di più. Su mamma ha avuto l'effetto opposto. Lei si è persa con Beatrice.

Mentre mi informo sulle ultime visite mediche di nonna, ormai ottantenne, con la coda dell'occhio controllo se stasera al servizio è presente una mia certa conoscenza, ma non la vedo.

«Cosa stai cercando? O meglio, chi?»

Ci metto un po' per rendermi conto che nonna sta parlando con me. Mamma si è allontanata per salutare una vecchia amica e noi siamo rimasti soli al tavolo.

«Nessuno.» le restituisco un sorriso neutro, ma lei è un segugio. «Sono in questo mondo da ben più tempo di te, giovanotto. Se non vuoi rispondere lo accetto, ma non mentirmi.»

Okay, non prenderei mai mia nonna per una stupida, anche a ottant'anni è più lucida e sveglia di una ventenne. Quindi abbasso lo sguardo e fingo di concentrarmi su una piega della tovaglia. «E' una donna.»

Annuisce. «Ovviamente, si tratta sempre di una donna.»

«Una ragazza, per l'esattezza.»

«E' così giovane?»

«Non troppo.» Mi correggo. «Solo che...non so come prenderla.»

Il suo viso si acciglia increspando le rughe intorno ai suoi occhi chiarissimi. «Con "prenderla" intendi che non sai come approcciarti a lei?»

Mi schiarisco la voce, ricordandomi che con nonna devo usare certi termini. «Si, scusa, volevo dire che ha un caratterino particolare e...»

Vengo interrotto dalla sua risata. Pur rimanendo composta, il suono è squillante e attira su di noi la curiosità dei commensali seduti nei tavoli vicino. Mamma ci lancia uno sguardo ammonitore. Non le piacciono le dimostrazioni pubbliche. Di alcun genere.

Nonna sembra non notarlo, ma se lo fa, se ne frega. «Hai trovato finalmente pane per i tuoi denti. Bene.» Dice con calma, mentre il sorriso continua a illuminarle il viso. «Mi chiedevo quando sarebbe successo.»

«Cosa intendi, nonna? Dovrei sentirmi offeso?»

«Offeso? E perché mai? Non sto dicendo nulla che tu non sappia già. Caro nipote mio, sei sempre stato un ragazzo avvenente, le ragazze ti si buttavano ai piedi e questo ti ha fatto crescere come un donnaiolo. Ora che, finalmente, hai trovato una ragazza che ti tiene testa, non sai come gestirla, ma ti rendi conto che in fondo ti piace proprio per questo.»

IL SEGRETO DI BEADove le storie prendono vita. Scoprilo ora