Tommaso
Davanti all'entrata di Villa Borromeo incrocio mio padre in compagnia del giudice Douglas. Quest'uomo non mi piace, ma da bravo avvocato mostro la mia faccia da poker e sorrido all'uomo in doppio petto nonostante i venticinque gradi all'ombra di stamani.
«Buongiorno, giudice.»
«Oh ragazzo, buongiorno.»
Ragazzo, non avvocato, non Borromeo, o Tommaso. No, io per lui sono sempre stato il ragazzo, il figlio dei Borromeo.
Odioso!
«Tommaso, tua madre vuole parlarti.» papà mi indica l'ingresso e io non perdo tempo. Lui sa che Douglas non è nelle mie grazie, nemmeno a lui va a genio, ma lo sopporta per motivi professionali.
In casa la domestica sta passando l'aspirapolvere. Le rivolgo un breve sorriso perché è nuova e giovane e ricordo di averla messa a disagio l'ultima volta che sono passato.
Dall'androne percepisco i tacchi di mia madre risuonare al piano di sopra. Alzo lo sguardo giusto in tempo per vederla scendere le scale con la sua solita eleganza e il suo sorriso altero.
«Buongiorno, mamma.» le bacio la guancia che mi porge mentre una nuvola di profumo costoso riempie l'aria intorno a noi.
«Ogni tanto allora ti ricordi di me.»
«Sono passato venerdì.»
«Oggi è lunedì. Non ti sembra un po' troppo?»
Mi mordo le labbra fingendo rammarico «Perdonami. Sono stato impegnato.»
«Non si è mai troppo impegnati per la propria madre.» mi ammonisce mentre ci dirigiamo in salotto dove ci attende la colazione.
Tornare nella casa dove sono cresciuto dovrebbe essere piacevole, riempirmi il cuore di nostalgia e invece suscita solo un'infinita tristezza. A mamma non lo dico, ma è questo il motivo per cui do spesso forfait alle sue cene e non staziono da loro più del necessario. I ricordi belli che conservo sono associati a quelli brutti e non mi importa nulla se passo per il figlio ingrato o l'uomo più indifferente della famiglia. Qui io ho perso qualcuno e nessuno potrà mai capire il dolore che provo da quel giorno. Nemmeno mia madre.
«Cosa stai combinando con Clarissa?»
Ci metto un attimo per capire a cosa si sta riferendo. Susanna Cusani Borromeo non è una donna che si perde in chiacchiere. Arriva dritta al punto.
«Mamma, per favore. Non sono affari tuoi.»
«Si, invece. Sua madre sta mettendo in giro la voce che sei un fidanzato poco attento e per nulla premuroso.»
Scoppio a ridere «Ah si?»
«Non sto scherzando, Tommaso. Clarissa è corsa in lacrime da Marina a raccontarle chissà che cosa sul vostro rapporto.»
«Il nostro rapporto inesistente, vuoi dire? Io e Clarissa non stiamo più insieme da mesi.»
Ammutolisce «E lei lo sa?»
Alzo gli occhi al cielo «Certo che lo sa, mamma. Solo che mi ha convinto a non dire niente a nessuno per salvare la faccia.» le lancio un'occhiata in tralice «E' un po' come te, fissata con le apparenze.»
«Ragazza intelligente. Evidentemente il mondo maschilista in cui viviamo le ha insegnato ad essere furba.»
«Stai giustificando lei o te?»
«Caro, non dovresti giudicarla. Noi donne partiamo sempre in svantaggio, alle volte ci vuole furbizia e un pizzico di inganno per salvarci.»
Mi irrigidisco preso da un déjà-vu «Inganno, dici?» questa parola mi ricorda qualcosa, o meglio, qualcuno dallo sguardo ostile e la lingua affilata.
«Ti diverti?» mi rivolge un'occhiata curiosa «Quel sorriso è per Clarissa? Hai cambiato idea...»
«Non ho cambiato idea.» la interrompo troncando sul nascere ogni sua fantasia «Sai che non torno mai sulle mie decisioni.»
Mamma si adombra, ma alza le spalle come se non le importasse «Peccato! Eravate una coppia così affiatata.»
«Solo in apparenza. Credimi.»
Annuisce «Allora hai fatto bene. L'amore è una questione spinosa. Non accontentarti mai.» Abbassa lo sguardo persa nelle sue riflessioni. Non aggiunge altro e io mi chiedo per l'ennesima volta da qualche tempo a questa parte, se mia madre sia chiara e limpida come vuole far credere oppure se nasconda qualcosa.
Dopo aver condiviso la colazione, mi alzo in piedi per poi chinarmi a posarle un bacio di commiato.
«Già te ne vai? Aspetta altri cinque minuti.»
Ha una voce supplichevole, quella che assume solo quando vuole ottenere qualcosa da me. Le sorrido cercando di mettere l'affetto che dovrei riservarle «Non posso, mamma. Ho un appuntamento in studio.»
«Va bene. Oggi sono attesa anch'io.»
«Il caso Raffaelli?» mi informo perché interessa anche a me. È da circa due settimane che in ufficio non si parla d'altro e vorrei farne parte. Potrebbe essere il caso utile per far decollare la mia carriera, ma papà pensa che non sia pronto, dice che non ho ancora maturato l'esperienza necessaria per un caso così complicato.
Annuisce pensierosa «Tuo padre ha richiesto la mia presenza.»
Alzo un sopracciglio, sorpreso. Sono anni che mia madre non pratica. Da quando è successo l'incidente non ha più voluto entrare in un'aula di tribunale. Si limita alla valutazione dei casi e talvolta assiste lo studio Borromeo ma senza partecipare in prima persona. Il fatto che adesso mio padre la chiami in ufficio come parte collaboratrice di un caso così importante mi stupisce molto.
Mentre ripercorro a ritroso il viale della villa, mi permetto un'occhiata al roseto di mia madre che primeggia in colori e profumo. La sua vista però, non mi rallegra, tutt'altro, mi lascia addosso la solita sensazione di malinconia, strisciante e appiccicosa come un guanto troppo stretto che non vuole sapere di sfilarsi. Una malinconia opprimente che mi ricorda ciò che non voglio dimenticare, ma che inesorabile mi trascina sempre più a fondo.
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IL SEGRETO DI BEA
RomanceViola non ricorda nulla del suo passato. Quando aveva otto anni un terribile incidente le ha fatto perdere la memoria e con essa anche ogni ricordo della sua famiglia d'origine. A distanza di quindici anni, Viola vive la sua vita a pieno ritmo, stud...