6. Che fantastica storia è la vita

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Non sei gli errori che hai fatto.
Ci vediamo domani da te, alle 9.
Buonanotte.

Non era mai stato una persona emotiva, Manuel.

In famiglia e tra i suoi amici era noto per essere quello che non buttava mai una lacrima nemmeno nei momenti più duri e drammatici.

Eppure in quel momento, dopo aver spento la radio al termine del programma di Simone, quando lesse il messaggio ricevuto proprio da quest'ultimo, si trovò a rompersi in mille pezzi come quel bicchiere che, per rabbia, aveva rotto qualche giorno prima.

Simone non lo vedeva come lui vedeva sé stesso.

Ché se me guardo allo specchio io vedo 'n sacco della spazzatura pieno de sbagli, de errori, de cicatrici e de paure.

Simone vedeva del bello in lui, vedeva qualcosa per cui valesse la pena addirittura di rimettere piede nella loro casa.

Con gli occhi ancora appannati dalle lacrime, Manuel tentò di rispondere al messaggio.

Tentò, perché furono almeno quattro le volte in cui scrisse e cancellò il testo prima di trovare una risposta che potesse vagamente assomigliare a quella giusta.

Grazie pe' oggi e grazie pe' quello che hai scritto.
A domani. Ah, vie' a stomaco vuoto.
Buonanotte.

Sarebbe stata la prima volta da soli dopo tanto tempo, e Manuel ci teneva che fosse tutto perfetto, ché forse non era davvero tutto perduto.

***


Si era svegliato presto la mattina seguente, Manuel, anche prima del suono della sveglia, ché dentro sé aveva un miscuglio di emozioni tale che, se non si fosse alzato subito dal letto e non si fosse messo all'opera, avrebbe dato di matto.

La prima cosa che fece fu prepararsi per uscire e recuperare un paio di cornetti caldi al bar sotto casa.

Uno al cioccolato pe' me e uno al pistacchio come piace a lui.

Tornò, poi, nel suo appartamento, ed iniziò ad apparecchiare la tavola.

Succhi di frutta di almeno tre gusti diversi, yogurt – anche quelli di svariati gusti – spremuta d'arancia, thè, caffè, latte e una riserva in frigo per una colazione salata, ché ce deve sta' qualsiasi cosa Simone voglia.

Si sedette, poi, a tavola e guardò l'orologio posto sulla mensola di fianco alla TV: segnava le 8.47.

Soltanto tredici minuti lo separavano da un momento felice – auspicava – con Simone, e sorrise pensando agli stessi countdown che era costretto a fare quindici anni prima nella speranza di rivedere quel ragazzo misterioso di cui sapeva soltanto il nome.

***


Chiuse e riaprì la porta almeno quattro volte, Simone, quella mattina.

Ogni volta aveva l'impressione di aver dimenticato qualcosa.

La verità era che, invece, l'ansia la stava facendo da padrona.

E se non ho fatto la cosa giusta?
E se lo illudessi soltanto?
E se gli facesse solo altro male?

Ma di tempo per le domande non ce ne era più.

La scia di pensieri lo aveva condotto sin davanti alla porta di quella casa che era stata anche sua e si trovò costretto a suonare, scacciando velocemente dalla sua testa qualsiasi tipo di dubbio.

Quando Manuel aprì la porta, a Simone sembrò di viaggiare nel tempo.

Appena sveglio è bello come era bello tanti anni fa.

Notte prima degli esami - 15 anni dopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora