11. Missione a prova di morto... o quasi

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JULIA POV

David Jones: "I mostri nella mia testa hanno sempre saputo che, alla fine, avrei perso io."

Ogni ricordo, ogni sensazione di quella notte si catapultò nella mia testa con così tanta foga che non riuscivo più a muovermi, eppure la sua voce riuscì a portarmi nella realtà. C'era qualcosa in quegli occhi, in lui... ma non sapevo neanche io cosa.

Quel bambino aveva una vita davanti, aveva... dei sogni, e ora l'oscurità lo aveva avvolto strappandolo dalle mani dei suoi genitori. Non saremmo riusciti a salvare tutti, ma avrei preferito che tutto sarebbe andato diversamente. Erano rimasti nove bambini, eppure la lista del traffico era molto più amplia e grande di quanto potevamo immaginare, Orlando ne era solo un tassello.

Il restante li avremmo portati in salvo, ma l'ingenuità gli era stata ormai strappata e niente avrebbe riparato la crepa nel cuore.

«Dobbiamo uscire e vedere cos'è accaduto lì fuori» disse Benjamin, interrompendo i miei pensieri.

«Le telecamere sono fuori gioco, sembra che qualcuno si sia intrufolato nel sistema prima di me e non me ne sono accorto. Dovete uscire al più presto, non ho un buon presentimento» proruppe Adam, preoccupato più di noi per la situazione che si stava creando.

Eravamo noi, il clan di Orlando... ma c'era qualcun altro, lo sentivamo fino a dentro le ossa. Ci rialzammo in piedi e ripresi coraggio, cercando di mantenere il controllo. «Ti senti pronta ora?» domandò Matthew.

Feci di sì con la testa. «Stammi vicino.» Ne avevo bisogno, perché la mia testa stava scoppiando e il cuore batteva così forte da non lasciarmi respirare.

L'odore di morto mi si insinuò nelle narici, proprio quando aprimmo quella porta ritrovandoci davanti a una strage. Vi erano tutti i corpi dei segugi, eppure quello di Orlando non c'era.

«Vi è piaciuta la mia sorpresa?» disse una voce, proveniente dalla nostra sinistra. Era lui, il ragazzo delle riprese, con la valigetta tra le mani e un sorriso stampato sul viso. Fece un finto inchino. «Mi chiamo Roman, e sono colui che vi farà saltare in aria il cervello. È stato un piacere vedervi di persona, siete molto famosi tra i peccatori, mi spiace che ora dovrete scegliere tra voi e la vita di quelle creature.» Sopra di lui vi era un elicottero, non sapevamo chi fossero, ma una scaletta gli venne lanciata e lui si aggrappò a quest'ultima, pronto ad andarsene con il nostro obiettivo. Mi guardò dritta negli occhi. Provavo odio, anche se non ero sicura fosse stato lui a uccidere i miei genitori, ma desideravo così tanto torturarlo per farlo parlare. «Buona fortuna, My lady.»

«Benjamin, prendila!» urlò Destiny. Lui era il più veloce, quindi lanciò le armi a terra e si mise a correre verso il ragazzo. Sembrava una scena Marvel, tutto andava a rallentatore. Corse con tutta la forza che aveva, per poi lanciarsi dalla stessa finestra in cui vi era quella figura prima, aggrappandosi per un pelo alla scaletta. Capitò tutto in pochi secondi, afferrò la valigetta e proprio in quel momento sentimmo un solo sparo, non sapevamo dove fosse stato colpito, lo avevamo visto cadere e il cuore ci si piazzò in gola.

Non poteva morire.

«No!» urlò con voce stridula Kate, presa dallo spavento del momento.

«C'è una bomba» ci avvertì Matthew. Quando ci voltammo vedemmo anche noi l'enorme esplosivo con un timer sopra; avevamo solo venti minuti per portare tutti in salvo. «Kate, vai a vedere se sta bene, cazzo! Noi tre sapremo cavarcela» disse, guardando nella direzione di Destiny e poi nella mia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 hours ago ⏰

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