08. La riunione della disperazione

152 13 4
                                    

JULIA POV

George Eliot un giorno disse: "La crudeltà, come ogni altro vizio, non richiede altri motivi al di fuori di se stessa, richiede solo un'occasione."

Corsi, lo feci più che potevo.
Sentivo ogni boccone di cibo che avevo ingerito in quei giorni risalirmi per lo stomaco, intento a oltrepassarne la bocca e arrivare all'uscita.
Justin era morto, lo avevo ucciso e non sapevo se i colpevoli fossimo noi.
Si, eravamo noi. Eravamo andati da lui, qualcuno sapeva i nostri spostamenti e avevano voluto farcelo sapere.

Durante il tragitto ripensai a svariate cose pur di dimenticare quello scenario, ma per qualche motivo la mente vagò così indietro che ricordai di quando mi feci inseguire da un molestatore motociclista il giorno dell'omicidio dei miei genitori, di come avevo infilzato la mano di un altro uomo e come ero riuscita a tenere testa a Matthew la stessa sera. Una volta agivo senza pensare, una volta io... ero forte, poi accadde l'inevitabile; mi ruppi in mille cocci, e ancora non riuscivo a rimettere insieme i pezzi. Forse per questo non facevo altro che piangermi addosso o perdere il controllo sui miei stati d'animo.

Avrei ritrovato la vecchia Julia; quella che amava provocare gli uomini, sfidava chiunque provasse a umiliarla e non pensava mai alle conseguenze, agiva e basta.

Felipe stava ancora dormendo, e sapevo fosse vietato irrompere nella sua stanza, ma dovevo farlo. Non teneva mai chiuso a chiave, probabilmente era un modo per fuggire più facilmente in caso di pericolo. Spalancai la porta di botto, creando un tonfo così forte che lo feci svegliare di getto. Con una velocità fuori dal normale prese una pistola da sotto il cuscino e me la puntò contro.

Alzai le mani in aria e tremai dalla paura che quel grilletto potesse essere premuto. «Sono Julia, non sparare», glielo feci notare immediatamente.

Sentii un sospiro di sollievo, abbassò l'arma e controllò l'orario. Erano le cinque del mattino. «Diamine, credevo fosse un nemico. Cosa ci fai qui a quest'ora?»

Cercai di parlare, ma le parole sembravano non riuscire a uscire dalla mia maledetta bocca. «Q-Qualcuno ha messo una...», mi bloccai per prendere il respiro e continuare, «testa decapitata appesa al cancello!», gettai fuori tutto insieme.

Si alzò di scatto, eppure nei suoi occhi non alloggiava neanche una briciola di paura. «Sveglia tutti e aspettatemi lì» ordinò severamente. Feci semplicemente si con la testa e mi avviai verso l'uscita della sua camera da letto. «Tranne Aria, lei non deve saperlo» puntualizzò, mentre gli davo le spalle.

«Questo era più che ovvio.»

~•~

Svegliai tutti, alcuni mi insultarono per via dell'orario, ma comunque lo avevo fatto. Ci ritrovammo davanti quel cancello, mentre osservavamo la testa di Justin appesa a quel cancello, o almeno, infilzata alle sbarre di ferro che lo componevano.

Adam fece delle foto con un tablet apposito per rilevare impronte, capelli e tanto altro, mentre Alicia prelevava dei campioni di sangue da portare al laboratorio ed esaminarli, affinché potesse capire se c'era qualcosa che non andasse o anche un altro DNA che ci avrebbe portati al colpevole.

«Chi potrebbe essere stato?» chiese Lucas. Strinse a sé il cappotto che aveva addosso, dato che il freddo del mattino ci stava congelando la pelle.

Adam sospirò con fare nervoso. «Guardate» disse, facendo sì che il tablet si sdraiasse con lo schermo all'aria. Fece un gesto con la mano e una copia olografica della testa apparve proprio su di essa. Rimasi sorpresa da quella sorta di tecnologia, sapevo già che gli agenti segreti e le loro agenzie avessero una tecnologia avanzata, ma non così tanto. «Non ha rivelato nessuna impronta sopra la sua pelle, così come neanche un capello di troppo o non suo» ci spiegò, muovendo il clone con il solo dito. «Il taglio è netto e senza esitazione, ciò significa che è stato per forza fatto da un esperto o esperta del settore. Potrebbe essere un sicario o un qualche nemico della sua famiglia legato alla mafia, questo non possiamo saperlo», concluse, continuando a cercare informazioni o dettagli che l'oggetto non aveva rivelato. Si mise seduto sul muretto che contornava l'aiuola e tornò a lavoro, indisturbato.

Fatal Obsession SeriesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora