Da quel giorno cambiò tutto, il padre che io e Mike conoscevamo non esisteva più ormai, il nuovo Jim passava le giornate chiuso nel suo studio, lo vedevamo solo all'ora di cena dove non diceva nemmeno una parola. non aveva più il coraggio di guardarci negli occhi, forse perchè noi gli ricordavamo troppo la mamma.
Mike piangeva tutte le sere e ad essere sincero avrei voluto tanto farlo anche io, ma non potevo. Dovevo farmi vedere forte, volevo far credere almeno al mio fratellino che io avevo tutto sotto controllo, che con me lui era al sicuro, anche se niente stava andando per il verso giusto.
Iniziai a sentirmi davvero solo dopo la morte di mamma, mi sembrava di non avere più una vera famiglia e quelli che consideravo i miei amici non si fecero più sentire. Scomparvero tutti, o almeno tutti tranne George. Si, è assurdo pensare quanto all'inizio io e lui non ci sopportassimo, non saprei dire esattamente il perchè, poi con la morte della mamma lui sembrò vedermi sotto un'altra luce. Ai suoi occhi io non ero più McCartney il ragazzino grande e figo, il solito tipo tutto preso da se stesso, ma semplicemente ero diventato una persona vulnerabile e anche un pò insicura e questo lo faceva sentire più a suo agio nel parlare con me, così iniziammo a frequentarci. Scoprimmo di avere in comune molte più cose di quante pensassimo e diventammo presto inseprabili. George veniva a trovarmi ogni pomeriggio dopo la scuola, suanovamo e parlavamo per ore, mi piaceva la sua compagnia, il tempo sembrava volare quando ero con lui e mi faceva sentire molto meno solo.
Presto però le sigarette iniziarono a non bastarmi più, e anche se avevo George ogni sera dopo cena mi ritrovavo solo e la malinconia accumulata durante il giorno si faceva sentire. Come un fiume in piena che mi saliva su e giù per lo stomaco, iniziai così a vomitare. Diventò presto un'abitudine, ogni sera mi chiudevo in quello squallido bagno, infilavo due dita in gola e mi lasciavo completamente andare. Poi riprendevo fiato, mi sciacquavo la bocca e solo allora mi sentivo dannatamente bene.
In pochi mesi diventai pelle e ossa, a stento le mie gambe riuscivano a reggermi in piedi e iniziai a mettermi solo vestiti larghi per sembrare più robusto, ma a quanto pare con scarsi risultati.
"oh oh ragazzi! Guardate chi è arrivato! Il piccolo James gambestorte! Di un po' riesci ancora a stare in piedi per conto tuo su quei due stuzzicadenti? " volevo morire, Billy Parker e i suoi amici del penultimo anno, scoppiarono in una fragorosa risata. In un istante mi pentii di aver scelto di passare da quel vicolo isolato per tornare a casa.
"unisciti a noi James, stavamo giusto per provare un nuovo giochetto, non è vero ragazzi?" sul volto di Billy comparve un ghigno sinistro che non prometteva nulla di buono.
"e-ehm n-no scusa Billy ho da fare oggi, magari f-facciamo un'altra volta" iniziai a camminare nervosamente accellerando il passo, quando sentì un paio di grosse braccia afferrarmi da dietro e strattonarmi. Due degli amici di Billy mi tenevano sollevato con le spalle contro il muro.
"chi ti credi di essere piccolo spostato del cazzo?! ti ho detto di unirti a noi, non è cortese rifiutare gli inviti, non te lo ha insegnato la mammina?"
Tutti scoppiarono a ridere e io cercavo di divincolarmi da quella presa, ma era davvero troppo forte e una strana debolezza prese il sopravvento su di me.
Volevo piangere, come si erano permessi di parlare di mia madre in quel modo? Cosa volevano da me? Sentivo le lacrime avanzare sempre di più ma cercai di trattenermi, non potevo piangere, non davanti a loro.
"Che cazzo credi di fare McCartney? È inutile che ti divincoli, ridotto come sei non riesci nemmeno a stare dritto"
Poi Billy mi piantò diversi pugni forti, dritti nello stomaco e corse via ridendo con i suoi amici "Ci vediamo sfigato!"
Rimasi accasciato in quel vicolo per ore, il male era tremendo, come se un treno mi avesse investito e non riuscivo ad alzarmi. Volevo piangere, volevo vomitare,volevo urlare. Ma non avevo la forza di fare nulla, così rimasi lì finchè il male diventò abbastanza sopportabile da poter camminare fino a casa.
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it won't be long
RandomI don't own the Beatles and nothing in this story actually happened, also this isn't historically accurate at all, I'm sorry.