Capitolo 5

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Quella notte non chiusi occhio. Ero troppo elettrizzato per quello che era successo, non riuscivo a smettere di pensare a quel John. Sentivo ancora i suoi occhi addosso e penso che sarei morto al solo pensiero di non rivederlo mai più.
La mattina seguente il suono del telefono mi fece sobbalzare. Ma chi diavolo poteva essere di domenica mattina?
"pronto? chi parl-"
"Paul?"
la voce di Ivan mi sorprese dall'altro capo del telefono
"Paul sei tu? sono io, sono Ivan"
"I-Ivan? ma co-"
"Paul ho grandi notizie da darti, ma ascoltami bene perchè non ho molto tempo, mio padre mi sta aspettando in macchina..devo andare in chiesa"
"ohm si dimmi tutto Ivan"
"allora ieri sera John mi ha chiamato..ricordi Lennon, no?"
un piccolo sorrisetto si fece spazio sulle mie labbra..come avrei potuto scordarmi di John?
"ma certo che mi ricordo di lui..che ti ha detto?"
"ha detto che gli sei piaciuto ieri e mi ha chiesto se.."
"se cosa Ivan?!"
"mi ha chiesto di dirti se ti andrebbe di far parte della sua band...i Quarrymen, sai"
a quel punto il mio cuore iniziò a correre come un cavallo imbizzarrito. Non riuscivo a dire nulla, ero troppo emozionato. Insomma John Lennon mi voleva nella sua band! mi sembrava di stare in paradiso.
"allora? Paul non dici nulla? non sei contento?"
la voce squillante di Ivan mi riportò alla realtà.
"uhm s-si si ma certo! accetto molto volentieri la sua offerta..quando comincio?"
"John mi ha chiesto di dirti di aspettarlo domani dopo scuola alla fermata del bus"
"perfetto, ci sarò! grazie di avermi chiamato. Ah quasi dimenticavo, divertiti in chiesa Ivan!"
"fanculo McCartney..questa me la paghi!"
scoppiammo a ridere tutti e due fino alle lacrime. Infondo era proprio un tipo simpatico Ivan..bhe essendo amico di Geo non poteva essere altrimenti. A quel punto mi ricordai che George doveva venire da me nel pomeriggio, così salutai Ivan e corsi a prepararmi.

Alle tre in punto scesi di corsa le scale e mi precipitai ad aprire la porta. Era arrivato George, con la sua solita chitarra in spalla.
"Georgeee!"
Geo si accorse che ero felice di vederlo e ricambiò il mio saluto con sorriso a trentadue denti, di quelli che solo lui sapeva farmi.
Così lo presi per mano e salimmo le scale fino alla mia stanza. Ci sedemmo sul mio letto e io iniziai a raccontargli del giorno prima.
Gli parlai della festa, gli raccontai di come avevano suonato i Quarrymen e soprattutto gli parlai di John, senza dirgli della colossale cotta che mi ero preso per lui.
Poi gli parlai della telefonata di Ivan e gli dissi che finalmente ero riuscito ad entrare nella band. George sembrava felice per me, però notai anche nei suoi occhi un pò di dispiacere, probabilmente perchè anche lui desiderava entrare a far parte di un gruppo.
"sono davvero felice per te Paul! è fantastico"
George cercava in tutti i modi di mascherare quel pizzico di gelosia che provava in fondo al cuore ma io lo conoscevo troppo bene per non accorgermi di quello che provava.
"senti Geo..domani devo incontrare John e.. pensavo, se tu vuoi, di chiedergli di sentirti suonare..si insomma così magari fa entrare anche te nella band"
George mi guardò commosso e notai che aveva gli occhi leggermente lucidi
"davvero lo faresti per me Paul?"
A quel punto strinsi forte George tra le mie braccia in uno di quegli abbracci che fanno venire i brividi tanto sono intensi.
"Ma certo che si! farei di tutto per te! tutto quello che il mio fratellino Georgie chiede!"
"hei non provare mai più a chimarmi il tuo fratellino! sai che detesto quando lo dici!"
"mmm il fratellino fa i capricci? che bambino cattivo"
"James Paul McCartney ti ricordo che tu soffri il solletico e io ho due mani e ben dieci dita a disposizione...non so se mi spiego! fossi in te io comincerei a correre"
George si alzò di scatto e iniziammo a rincorrerci per tutta la stanza ridendo e punzecchiandoci a vicenda. Il resto del pomeriggio trascorse abbastanza velocemente finchè Geo mi salutò e tornò a casa.

Il lunedì mattina non stavo nella pelle per l'emozione. Mi svegliai prestissimo e mi feci una lunga doccia, scivolai dentro l'uniforme di scuola e corsi a pettinarmi i capelli. Usai la brillantina di papà perchè volevo assomigliare ad Elvis, dovevo essere al meglio per incontrare John e così mi spruzzai anche un pò del profumo di papà. Ero pronto, carico come non mai corsi a scuola e non prestai attenzione a nessuna delle lezioni. Era come se la mia testa riuscisse solo a pensare "John John John" mi sembrava di impazzire, non facevo altro che guardare l'orologio e poi finalmente la campanella dell'ultima ora suonò e io corsì via come un disperato.
Arrivato alla fermata mi accesi una sigaretta, un pò per allentare la tensione e un pò per darmi un tono e sembrare più grande e aspettai impaziente che arrivasse John.
Quando lo vidi arrivare in lontananza sentii l'ansia crescere dentro di me e mi accesi un'altra sigaretta giusto per non farmi venire la strana idea di vomitare.
John mi si avvicinò e con un cenno mi disse di seguirlio. Era bello da togliere il fiato, portava un paio di jeans non troppo attilati, una maglietta bianca, stivaletti e giacca di pelle nera. Teneva le mani nelle tasche della giacca e io lo seguii in silenzio senza sapere nemmeno dove mi stava portando.
"mi fai dare un tiro?"
"certo"
gli passai la mia sigaretta fumata a metà e lo guardai mentre la consumava avidamente e i suoi occhi sparivano dietro una nuvola grigia.
Con mossa decisa gettò la sigaretta e la spense col tacchetto del suo stivale.
"bene Paul oggi non suoniamo, ti ho chiesto di incontrarci perchè vorrei conoscerti meglio, dopotutto sei nella mia band e vorrei che tu ti conquistassi la mia fiducia, non so se mi spiego?"
"c-certo penso sia più che giusto conoscersi m-meglio"
"bene, per dimostrarti che ho fiducia in te ho deciso di portarti in un posto speciale per parlare"
Seguii John per le strade di Liverpool, fino a un grande cancello rosso, sul qualce c'era scritto "Strawberry Field"
John iniziò a scavalcare il muretto che attorniava il cancello e mi disse di seguirlo.
Dall'altra parte del cancello c'era un altro mondo, un giardino bellissimo, un piccolo pezzo di universo spopolato nel quale ora eravamo solo noi due.
John mi prese per mano e mi portò sotto uno grande albero del giardino dove ci sedemmo e iniziammo a chiacchierare spensierati tra una sigaretta e l'altra.
"sai Paul, ti ho portato qui perchè questo è il mio posto speciale, ci vengo da quando sono piccolo e porto con me solo le persone speciali e anche se ci conosciamo da poco sento che tu sei diverso, in senso buono intendo"
a quel punto mi sentì quasi onorato e non sapevo proprio cosa dire.
"anche io penso che tu sia diverso John, in senso buono"
ci scambiammo uno sguardo di approvazione e non smettemmo di sorridere per tutto il resto del pomeriggio. Mentre uno raccontava la sua storia all'altro, io parlai di mia madre e di come mio padre era diventato e John raccontò di sua zia, del fatto che non viveva con sua madre e che suo padre non lo aveva nemmeno mai conosciuto. Questo ci avvicinò ancora di più emotivamente, sentivamo di non essere i soli ad avere problemi.
La sera arrivò e prima di salutarci chiesi a John un'audizione per George e lui accettò volentieri dandomi appuntamento alla fermata del bus, l'indomani dopo scuola per conoscere George e sentirlo suonare.
Corsi verso casa di George per avvertirlo dell'audizione felice come non mai, John era fantastico e mi aveva anche concesso un provino per George. Sentivo che nulla mi poteva fermare e che le cose finalmente avevano preso la piega giusta.
Mi accorsi di essere nei guai fino al collo quando vidi Billy Parker e i suoi amici infondo al vicolo dove stavo camminando. Mi avevano visto e ora stavano correndo nella mia direzione.
"ohh guardate chi si rivede ragazzi! il piccolo James gambestorte! era da un pò di tempo che non ci venivi a trovare"
un ghigno si disegnò sul volto di billy e non prometteva nulla di buono. decisi di mantenere la calma e continuai a camminare con lo sguardo basso sforzandomi di non pensare a quello che mi avrebbero potuto fare.
"c-ciao Billy, ciao r-ragazzi"
"ma come James non ti fermi a salutarci come si deve? è scortese da parte tua lo sai?"
"s-si scusate ma ho fretta...m-mi sta a-aspettando un amico"
"oh ma sentitelo ragazzi! gli stiamo facendo fare tardi! che c'è James hai un'appuntamento? devi vedere il tuo ragazzo?"
gli amici di Billy scoppiarono a ridere e lui mi guardò dritto negli occhi con un ghigno compiaciuto. Poi disse qualcosa nell'orecchio a due dei suoi amici che mi si avvicinarono minacciosi e mi sollevarono per le braccia. Mi tolsero la giacca e la camicia dell'uniforme lasciandomi a torso nudo, poi mi premettero il viso e tutto il corpo contro l'asfalto freddo e umido della strada.
Billy tirò fuori il suo coltellino dalla tasca dei pantaloni, si sedette sulla mia schiena e mi sussurrò all'orecchio
"chissà se questo piacerà al tuo ragazzo"
con mano ferma e tagli sottili iniziò ad incidermi la scritta "finocchio" lungo tutta la schiena. brividi di freddo e dolore mi percorrevano il corpo, volevo urlare per il male ma la voce mi si strozzava in gola e lacrime silenziose cominciarono a rigarmi il viso. Ero immobile, aspettavo inerme che se ne andassero e tutto questo finisse.

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