Capitolo 8

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Ero davvero nervoso, camminavo con la mia chitarra in spalla verso casa di John.
Dovevo scusarmi, avevo bisogno di essere perdonato dai miei amici. Altrimenti sarebbe stata la fine di tutto.
Arrivai davanti alla porta d'ingresso e cominciai a tremare, avevo paura della reazione che avrebbe avuto John nel vedermi. Mi avrebbe insultato? mi avrebbe perdonato? O mi avrebbe detto di sparire per sempre dalla sua vita?
Sinceramente alla terza opzione non avrei nemmeno voluto pensarci, non so cos'avrei fatto se mi avesse cacciato.
Dopo qualche istante di esitazione mi feci coraggio e bussai.
Prima una, poi due, finalmente alla terza volta John mi aprì.
"si?"
"J-John posso...posso entrare? dovrei parlarti di-"
John mi interruppe bruscamente.
"entrare? scusa ma ci conosciamo, per caso?"
Il suo sguardo interogativo mi fece andare completamente in panico.
"J-John sono io! sono Paul! John ti prego, lo so che sei arrabbiato ma lascia che ti spieghi"
John continuava a guardarmi con aria sempre più perplessa.
"amico, senti..credo che tu abbia sbagliato persona..mi sembri abbastanza provato, forse è meglio se torni a casa e ci dormi sopra"
Detto questo, John mi diede una leggera pacca sulla spalla e tornò in casa.
Iniziai a respirare a fatica e il panico prese il sopravvento su di me.
"John! Johnn! apri questa porta, John! ti devo parlare è importante!"
Presi la porta a calci e pugni, con tutta la forza che avevo, finchè non si aprì di nuovo.
Un John Lennon con l'espressione più scocciata che avessi mai visto, mi si parò davanti.
"ancora tu?! senti che cosa vuoi? perchè non te ne vai e la finisci di scocciarmi?!"
Iniziai a piangere e a supplicarlo.
"John! John ti prego sono Paul! lo so che stai facendo finta! ti prego lascia solo che ti spieghi come stanno le cose..John io ho bisogno di te!"
Lui mi guardò con aria disgustata, come se fossi un perfetto sconosciuto.
"ma sei matto, per caso? senti ti dò conque minuti per sparire prima che io chiami la polizia..intesi? e se non ti dispiace vedi di sbrigarti che sto aspettando un amico.."
Proprio in quel momento gli occhi di John si illuminarono e qualcuno comparve alle mie spalle.
"Georgiee! finalmente sei arrivato!"
Era George. Il mio Georgie..
Dovevo assolutamente fare qualcosa, qualsiasi cosa per riuscire a parlare con loro.
"Geo! sono io, sono Paul! ho bisogno di parlarvi..ti prego dii a John che mi conosci.."
Il più piccolo mi guardò con la stessa espressione di John qualche minuto prima.
"noi ci..conosciamo?
A quel punto ero totalmente perso, come potevano i miei migliori amici essersi scordati di me?
"George! John! vi prego perdonatemi! perpiacere non lasciatemi, non così!"
Caddi in ginocchio per la disperazione, le lacrime continuavano a scendere e a rigarmi il viso.
A quel punto le espressioni dei miei amici cambiarono totalmente, sembravano quasi divertiti da quello che stavano vedendo.
"guardalo John! è davvero ridicolo! ma credeva davvero che noi fossimo suoi amici?!"
I due scoppiarono a ridere fragorosamente.
"hai ragione George! assolutamente ridicolo! io non potrei mai essere amico di uno sfigato simile..ho una certa reputazione dopotutto.."
Volevo morire, avrei voluto che la terra si spaccasse in due e che mi inghiottesse, proprio in quell'istante.
Invece andò anche peggio.
Proprio in quel momento, John prese George per mano e lo baciò.
Ebbi un sussulto, non riuscivo a credere che il ragazzo per cui avevo una cotta colossale stesse baciando il mio migliore amico.
"ciao-ciao Paul!"
George mi salutò, con un ghigno compiaciuto, tra le braccia di John.
"andiamo dentro amore mio, non voglio che certi sfigati mettano piede in casa mia"
John mi guardò con aria schifata e mi chiuse la porta in faccia.

Mi svegliai nel cuore della notte, in un bagno di sudore.
Mi ci volle qualche istante prima di capire che, per quanto realistico fosse, era stato solo un brutto sogno.
Mi sedetti sul letto, aspettando che il battito del mio cuore si regolarizzasse. Ero ancora parecchio scosso.
Continuavo a ripetermi che era stato "solo un sogno" che nulla era vero, eppure la mia testa si era convinta del contrario.
John e George mi odiavano ora.

Scesi le scale in punta di piedi, un bicchier d'acqua era tutto quello di cui avevo bisogno in quel momento.
Entrai in cucina e notai una busta bianca appesa al frigo, la presi in mano e lessi la scritta "per Paul".
Guardai fuori dalla finestra e notai che la macchina di papà era sparita.
Tipico, pensai, sparisce proprio quando si ha più bisogno di lui.
Aprii la busta e iniziai a leggere la lettera.

Caro James,
So che probabilmente ti starai chiedendo che fine abbia fatto, o il perchè di questa lettera.
Sarò onesto con te e spero tanto che tu mi possa capire, dato che non sei più un bambino ormai.
Ho deciso di andare via, non so ancora per quanto tempo, spero che tu riesca a comprendere che restare in questa casa era diventato impossibile per me.
Ogni singola cosa, compresi tu e tuo fratello, mi ricorda troppo tua madre. Tutto fra queste quattro mura sa di lei.
Spero tanto che tu possa comprendermi, o almeno trovare la forza di perdonarmi.

P.S. Nella busta ho lasciatò un pò di denaro, spero che vi basti per il momento.
Jim McCartney

Ripiegai la lettera e me la misi in tasca.
Ora io e Mike eravamo soli, completamente soli.
Contai il denaro nella busta e notai che si trattava di almeno duemila sterline, di certo papà aveva intenzione di star via per un bel pò di tempo.

Tornai nella mia camera in punta di piedi, per non svegliare Mike. Era così sereno mentre dormiva, come avrei potuto rovinare tutto l'indomani? come avrei fatto a dirgli che papà se n'era andato?
La mia vita al momento era un disastro totale, avevo rovinato le cose coi miei amici e mio padre mi aveva lasciato solo, scaricandomi addosso la responsabilità di pensare anche a mio fratello.
Sfinito tornai a letto, ma non riuscii a chiudere occhio quella notte, avevo troppe cose per la testa.



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