Erano le otto e trenta.
John era nervoso, continuava a battere impaziente gli stivaletti neri sul tappeto nuovo della zia, fumando una sigaretta dopo l'altra.
Tutti erano già arrivati a casa sua per le prove. Perfino Pete, anche se con venti minuti di ritardo, alla fine si era fatto vivo ed ora mancavo soltanto io.
"ma dove cazzo è finito.."
John prese a sospirare preoccupato, soprattutto perché non era proprio da me arrivare in ritardo, specialmente se con più di mezz'ora.
"ma dai John..magari si è solo dimenticato che dovevamo incontrarci.."
George disse distrattamente, mentre carezzava delicatamente le corde della sua chitarra. Non che non fosse preoccupato, al contrario, stava solo cercando un modo per non farsi prendere dall'ansia.
"non credo George..penso piuttosto che abbia deciso di non venire.."
George sospirò lievemente prima di alzare lo sguardo in direzione dell'amico.
"forse hai ragione..però magari proviamo a chiamarlo, insomma non si sa mai..potrebbe anche essersi addormentato.."
John non disse nulla, semplicemente annuì e si diresse in cucina sollevando la cornetta nella speranza che i sospetti di George fossero stati veri.
Pete era agitato, lo si poteva notare facilmente dall'espressione che aveva sul volto e dal fatto che da quando era arrivato non aveva ancora aperto bocca.
Gli occhi sbarrati e il corpo tremate, Best pareva aver visto la morte in faccia. Nessuno sembrava però sospettare nulla, dopotutto non era mai stato un tipo di molte parole, anche se questa volta sembrava quasi impossibile non accorgersi del fatto che qualcosa decisamente non andava.
"Pete hai da accendere, per caso?"
Stuart rimase a fissare il ragazzo per qualche minuto in attesa di una risposta, ma poiché Best non riusciva a togliersi dalla mente quello che era successo in quel vicolo, rimase come in uno stato di trance.
"Pete ma che hai stasera? tremi come una foglia..hai visto un fantasma, per caso?"
George gli mise una mano sopra la spalla, nel tentativo di rassicurarlo, ma questo non fece altro che farlo trasalire dalla paura.
"Pete ti senti bene amico?!"
Stuart si tolse gli occhiali avvicinandosi al batterista, cercando di capire cosa avesse che non andava.
Best aveva cominciato a sudare freddo, aveva fatto una cazzata e bella grossa questa volta. Ora tutti e due lo stavano guardando negli occhi in attesa di una risposta, che però faticava ad arrivare."no-non mi sento m-molto..n-non sto m-molto bene..scusate"
Tutto diventò improvvisamente troppo per lui, si sentiva mancare l'aria dentro a quella casa che sembrava essere diventata improvvisamente troppo piccola. Ogni singola dannata cosa intorno a lui sembrava volergli ricordare cosa aveva fatto. Si sentiva colpevole. Così decise di fare l'unica cosa che gli sembrava ragionevole al momento: si alzò di scatto e corse via, fuori, lungo le strade buie e fredde di Liverpool senza voltarsi indietro per nessuna ragione.
Stuart e George rimasero a fissarsi sconvolti. Nessuno dei due aveva idea di cosa fosse appena successo ed entrambi non avevano ancora del tutto riacquistato la lucidità mentale necessaria per aprir bocca. Passarono così vari minuti di un silenzio strano, prima che John entrasse nella stanza sbuffando.
"qualcosa non va ragazzi, io vado..ehi ma dov'è Pete?"
I due si fissarono ancora una volta atterriti, prima di rivolgere lo sguardo al loro Leader.
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it won't be long
De TodoI don't own the Beatles and nothing in this story actually happened, also this isn't historically accurate at all, I'm sorry.