"sono sicuro che se tutti gli uomini sapessero ciò che dicono gli uni degli altri,non ci sarebbero quattro amici al mondo"
Blaise Pascale
Hardin
Non so nemmeno come ci sono finito qui.
La stanza era vuota, a parte una vecchia sedia che cigolava ogni volta che cambiavo posizione e una finestra coperta da una tenda pesante. Fuori, la pioggia picchiettava contro i vetri, ritmando il caos che sentivo dentro. Le nocche delle mie mani erano ancora rosse, graffiate dai pugni che avevo tirato contro il muro qualche ora prima. Un'abitudine che non riuscivo a smettere, come tante altre cose sbagliate della mia vita.
Cosa stava succedendo a me e Ivory?
Mi passai una mano tra i capelli, tirandoli indietro con forza, cercando di dare un senso a quello che provavo. Non era solo rabbia, non era solo frustrazione. Era qualcosa di più profondo, una paura che mi divorava dall'interno. Avevo rovinato tutto di nuovo, come sempre.
Era ieri sera quando l'avevo vista. Era perfetta, troppo perfetta per me. Quei jeans stretti e quella maglia leggera, come se non sapesse cosa provocava negli altri. Avevo fatto un commento stupido, velenoso, qualcosa sul fatto che forse sarebbe stato meglio vestirsi "più decente" per evitare attenzioni indesiderate. Le parole mi erano uscite di bocca prima che potessi fermarle, e il modo in cui mi aveva guardato... Dio, quel dolore nei suoi occhi mi aveva colpito come un coltello.
E ora ero qui, da solo, con il peso di ogni errore. Non era la prima volta. Non sarebbe stata l'ultima.
Presi il telefono dalla tasca, le dita esitanti sopra lo schermo. Avevo provato a scriverle mille volte, ma ogni messaggio sembrava sbagliato. "Scusa" non bastava. Non bastava mai. Alla fine, digitai qualcosa di più lungo. Qualcosa che speravo spiegasse tutto senza rivelare troppo.
Hardin: Non so nemmeno come iniziare questo messaggio. Mi dispiace. Per ieri sera, per quello che ho detto. Non avevo il diritto. Ero arrabbiato, ma non con te. Ho litigato con mio padre e ho perso il controllo. Non volevo farti stare male. Per favore, rispondimi.
Premetti invio prima di cambiare idea, il cuore che mi batteva contro le costole come se volesse uscire. Non ero il tipo che chiedeva scusa, non davvero. Ma con lei... era diverso. Non sopportavo l'idea di perderla.
Mentre aspettavo, mi alzai dalla sedia e iniziai a camminare avanti e indietro. La stanza sembrava chiudersi intorno a me. Le parole di mio padre riecheggiavano nella mia mente: "Non sei capace di fare niente di buono, Hardin. Sei solo un fallito." Era sempre stato bravo a trovare il modo giusto per distruggermi, e io ero sempre stato bravo a credergli.
Ore. Ore intere senza una risposta.
Avevo riletto il nostro scambio di messaggi almeno dieci volte, cercando di capire se avessi detto qualcosa di sbagliato, qualcosa che l'avesse fatta arrabbiare ancora di più. Aveva letto il mio messaggio, ne ero sicuro, ma non mi aveva risposto.
Ogni minuto che passava aumentava la mia inquietudine. Mi sentivo un idiota per aver creduto che un semplice "mi dispiace" potesse sistemare tutto. Forse non voleva più avere niente a che fare con me. Forse stava parlando con qualcun altro. La gelosia mi corrodeva, insieme al senso di colpa.
Alla fine, non ce la feci più. Presi le chiavi della mia macchina e mi diressi verso il solito posto, un vecchio bar dove si riunivano alcuni nostri amici comuni. Se Ivory non rispondeva, forse qualcuno di loro sapeva dove fosse.

STAI LEGGENDO
Live What You Love
RomantikCosa si prova quando per la millesima volta si è costretti a trasferirsi in una nuova città? Partire da zero senza alcuna certezza. Ivory ormai è abituata. Quando la madre l'ha abbandonata, ha dovuto traslocare più e più volte per suguire suo padre...