"Sei come un fiore,a
volte verrai calpestato,
ma rimani un fiore"Ivory
La sera prima lui era riuscito a fare qualcosa che sembrava impossibile: mi aveva convinta a mangiare. Lui, a far mangiare me.
Odiavo il fatto che ci fosse riuscito. Odiavo la sensazione di vulnerabilità che mi aveva lasciato. Quella che avevo provato mentre lui mi guardava, con quel misto di pazienza e preoccupazione, come se davvero gli importasse di me.
Ma non poteva continuare. Non doveva. Da quel momento avevo deciso di ignorarlo, di mettere una distanza tra noi. Non potevo permettere che si creasse qualcosa di più. Non potevo innamorarmi, né lasciare che lui avesse quel tipo di legame con me. Non era giusto, non per lui e non per me.
La sera prima, quando mi aveva consolata, qualcosa si era spezzato. Era stato tutto sbagliato. La sua gentilezza, le sue parole… erano un errore, un passo oltre quella linea che mi ero imposta di non superare.
E questa mattina, infatti, ce ne siamo accorti. Non ci siamo nemmeno guardati. Non una parola, non un cenno. Era come se avessimo tacitamente concordato di dimenticare ciò che era successo.
Tatiana, però, aveva notato il distacco. I suoi occhi si erano soffermati su di noi, cercando di capire, ma io avevo fatto finta di nulla. Avevo risposto con il solito silenzio che usavo per nascondere quello che provavo davvero.
Era meglio così. Doveva essere meglio così. Eppure, nel profondo, non potevo ignorare la sensazione di vuoto che il suo silenzio aveva lasciato.
Appena arrivai a scuola, Cloe e il suo gruppo mi vennero incontro. Tra loro c'era Justin, un ragazzo che non avevo mai visto prima. Fin da subito mi sembrò simpatico, il tipo di persona con cui sarebbe stato facile parlare. E poi, con mia grande sorpresa, scoprì che anche lui leggeva.
Perfetto. Almeno una cosa in comune.
Ma mentre parlavamo, qualcosa di diverso attirò la mia attenzione. Era troppo magro. Notai subito la sua figura esile, il modo in cui i vestiti gli cadevano addosso. Mi convinsi che fosse solo una questione di costituzione, che magari fosse sempre stato così.
Tuttavia, durante l'intervallo, la verità si fece più evidente. Non toccò cibo, e io, per abitudine, feci lo stesso.
Ci scambiammo uno sguardo. Breve, ma intenso. Era come se ci fossimo detti tutto senza bisogno di parlare.
Merda. Anche lui?
Il pensiero mi colpì come un pugno allo stomaco. Mi sentii svuotata, incapace di reagire. Ero abituata a vedere quei segni su di me, a convivere con quella lotta, ma vederli su qualcun altro? Vederli riflessi su di lui? Era devastante.
Stavo male per me stessa, ma in quel momento mi accorsi che vedere la stessa sofferenza in un’altra persona era ancora più insopportabile. Non avrei voluto che nessuno sapesse cosa significava vivere così, soprattutto lui.
Andai verso di lui, cercando di raccogliere il coraggio per iniziare quella conversazione. Dovevo dire qualcosa, qualsiasi cosa. "Hey, Justin, non hai fame?" chiesi con la voce più casuale che riuscivo a fingere, come se davvero non avessi capito.

STAI LEGGENDO
Live What You Love
RomantizmCosa si prova quando per la millesima volta si è costretti a trasferirsi in una nuova città? Partire da zero senza alcuna certezza. Ivory ormai è abituata. Quando la madre l'ha abbandonata, ha dovuto traslocare più e più volte per suguire suo padre...