1-nuova vita

24 3 0
                                    

"Gli incontri più importanti
sono già combinati dalle
anime prima ancora che
i corpi si vedano"
Paulo Coelho

Ivory


Era il mio primo giorno in una nuova città, Auburn Hills, per l'ennesimo trasferimento. Ogni sei mesi, mio padre decideva di cambiare lavoro. Era così abile nel farlo che i suoi datori di lavoro lo accettavano senza esitazioni; bastava che lui menzionasse una nuova destinazione e la cosa era fatta.

Avevo un'ansia costante. Di per sé, ero già una persona molto ansiosa; immaginate quindi l'ulteriore stress di dover cambiare scuola e cercare nuovi amici. Il pensiero di tutto ciò mi angustiava.

Io e mio padre non avevamo mai avuto un bel rapporto. Prima che sua moglie, quella che avrei definito il mostro che mi aveva messo al mondo, decidesse di andarsene, eravamo una famiglia unita. Ma dopo la sua fuga, mio padre si era rifatto una vita e la sua nuova compagna si era trasferita con noi. Un trio forzato: io, lui e la donna che non era mai stata parte della mia vita. La mia mente rifiutava l'idea di formare una famiglia felice quando, in realtà, mi sentivo un'anima in pena, una ragazza tormentata dal passato. Le sue parole, più che affetto, erano insulti e critiche. Pensava che l'abbandono della madre fosse colpa mia, un fardello di responsabilità che non meritavo di portare.

L'idea di trovarmi un lavoro e pagarmi l'affitto di un appartamento si faceva sempre più concreta, perché non avevo alcuna intenzione di vivere con loro. Ma a sedici anni, chi ti assumerebbe? La mia coscienza mi rammentò amara questa verità, e avevo compreso che la ricerca sarebbe stata vana.

Quando scesi dall'auto, mi sentivo disorientata, quasi frastornata. La macchina e qualsiasi altro mezzo su ruote mi provocavano un certo disagio. Barcollai e mi appoggiai alla portiera per non cadere. Aprii la porta e, con un certo sforzo, portai al piano superiore tutte le valigie, comprese le sue. Non avevo voglia di sentirmi rimproverare: "Ivory, pensi solo a te stessa" o "potevi portare anche la mia roba", mentre lui andava a dare una mano alla sua compagna.

Una volta sistemati i bagagli, ero esausta. Avevo bisogno di energie, ma bevvi solo acqua. Già il mio corpo era in condizioni pessime; figurarsi se avessi mangiato. Spesso mi passava per la testa di andare da uno psicologo, ma il pensiero veniva sempre scacciato.

"Beh, peccato che non ci vai mai", mi suggerì la mia mente. Avrei voluto rispondere che non era facile; ci voleva coraggio, forza di volontà e un desiderio reale di guarire. Ma io non volevo guarire. Magari un po' di peso in meno...

Tuttavia, qualsiasi fosse la mia intenzione, la terapia era fuori portata. Per andare dallo psicologo serviva la firma dei genitori, e la donna che tutti chiamano madre se n'era andata quando ero piccola. Mio padre c'era, ma solo fisicamente; non era mai stato presente emotivamente.

Mi coricai sul letto e presi in mano il mio libro preferito, Kiss Me Like You Love Me, che mi ossessionava. Amavo Kira Shell e Neil. Era ora di pranzo, ma decisi di saltarlo; forse a cena avrei mangiato un’insalata.

Decisi di alzarmi e, dopo aver percorso la casa, scesi le scale. Indossai un paio di scarpe, presi una bottiglietta d’acqua e le chiavi, poi uscii di casa per fare una corsa e bruciare qualche caloria in più.

Mi persi a contemplare il paesaggio circostante. La nostra casa era circondata da altre dimore, e una volta uscita dalla via principale, mi ritrovai in una zona che non conoscevo. Sperai di non perdermi mentre continuavo a correre.

A un certo punto, sentii la testa girare. Non avevo mangiato nulla e stavo pagando le conseguenze di quella scelta avventata. Stavo per svenire.

Quando ripresi i sensi, mi trovai distesa su un letto che non riconoscevo. Le lenzuola erano azzurre, e nella stanza c'erano un divano, una TV, una porta che presumibilmente conduceva a un bagno, una scrivania e un armadio. Mi venne un brivido di panico. Mi avevano rapita? Oppure, più semplicemente, qualcuno mi aveva trovata a terra e mi aveva portata a casa sua?

L’ansia cominciò a serpeggiare dentro di me. Non ero certo la tipica protagonista coraggiosa che avrebbe aperto la porta e affrontato il mondo; rimasi lì, coricata sul letto, in attesa.

Sfilai il cellulare dalla tasca posteriore e composi la password. Ogni volta era un colpo al cuore.

Thomas.

Una volta sbloccato, controllai la posizione per vedere dove mi trovavo. Non era poi così lontano da casa mia. Nonostante conoscessi poco la città, notai che distava solo qualche chilometro.

Ma perché mi trovavo qui? Chi mi aveva portata?

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

Non odiatemi perché vi sto tenendo sulle spine,nel prossimo capitolo capirete tutto.

✨️se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina✨️

Live What You LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora