"sii sempre l'uomo che vorresti frequentasse tua figlia"
Ivory
Mi svegliai con un leggero senso di pace, avvolta nella morbidezza delle coperte di Hardin e nell’odore che sapeva di lui. Per un attimo mi sentii al sicuro, lontana da tutto il caos che spesso mi invadeva. Ma quel momento di calma durò poco.
Dalla stanza accanto sentii delle voci alzarsi. All'inizio sembrava solo una discussione, ma presto diventò evidente che non era una semplice lite. Una voce rauca e aggressiva rimbombava, seguita da quella di Hardin che rispondeva con rabbia crescente.
Mi alzai di scatto e uscii dalla stanza, avvicinandomi al soggiorno. La scena che si presentò davanti a me mi fece gelare il sangue. Hardin e suo padre erano faccia a faccia, la tensione palpabile. Suo padre lo spingeva con forza, urlando qualcosa che non riuscii a capire, mentre Hardin stringeva i pugni, trattenendo a stento la rabbia.
"Non ti permetterò mai più di parlarmi così, capito?" gridò Hardin.
Il padre rise sarcastico. "E chi pensi di essere, ragazzo? Non sei niente!"
Lo vidi avvicinarsi a Hardin, minaccioso. Non pensai nemmeno. Prima che potessi razionalizzare, mi lanciai verso di loro.
"Fermatevi!" urlai, mettendomi tra i due.
Hardin provò a bloccarmi, ma fu troppo tardi. Il padre di Hardin, in un gesto impulsivo, sferrò un pugno verso di lui, ma invece colpì me, dritto allo stomaco.
Il dolore fu acuto e immediato. Mi piegai in due, trattenendo un gemito mentre il fiato mi veniva meno. Hardin impallidì e si girò verso di me, afferrandomi prima che potessi cadere.
"Ivory!" gridò, la sua voce spezzata dal panico.
Suo padre rimase immobile per un momento, realizzando quello che aveva fatto. Poi, senza dire una parola, uscì di casa sbattendo la porta.
Hardin mi prese delicatamente e mi fece sedere sul divano. "Stai bene? Dio, non avrei mai dovuto lasciarti avvicinare," disse con voce tremante, gli occhi pieni di colpa.
Inspirai a fatica, cercando di calmarmi. "Sto... sto bene," mormorai, anche se il dolore mi faceva ancora male.
"No, non lo sei," rispose, la rabbia nei suoi occhi ora rivolta verso sé stesso. "Non doveva succedere. Non a te."
Gli presi la mano, cercando di rassicurarlo. "Hardin, non è colpa tua."
Lui scosse la testa, visibilmente frustrato. "Lo è. Non dovresti nemmeno essere qui. Io... io porto solo problemi."
Mi raddrizzai, ignorando il dolore. "Smettila. Io voglio esserci per te, Hardin. Ma devi lasciarmi farlo."
Per un attimo, i suoi occhi si addolcirono. Poi annuì lentamente, stringendo la mia mano. "Non ti merito, Ivory. Ma non voglio perderti."
Lo abbracciai, ignorando il dolore che pulsava ancora. Perché, nonostante tutto, sapevo che dietro la sua rabbia e il suo caos c'era una persona che stava cercando di essere migliore. Anche se il percorso sarebbe stato tutt'altro che facile.
Mentre stavo ancora cercando di riprendermi dall'accaduto con Hardin e suo padre, il mio telefono vibrò sul tavolo. Guardai lo schermo: era Abraham.
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Live What You Love
RomanceCosa si prova quando per la millesima volta si è costretti a trasferirsi in una nuova città? Partire da zero senza alcuna certezza. Ivory ormai è abituata. Quando la madre l'ha abbandonata, ha dovuto traslocare più e più volte per suguire suo padre...