Capitolo 29.

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Capitolo 29

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Capitolo 29.

Una tra le cose più intime della nostra relazione, quasi più dell'atto sessuale in se, era quel momento post doccia dove Dusan prendeva l'asciugacapelli e si dedicava totalmente a me.

Io amavo quando mi toccavano i capelli, era una delle cose che più mi rilassava.
Sin da piccoli, Nicolò si addormentava toccando i miei o quelli di nostra madre e da quel momento divenne una mia fissa.

Dusan era delicato in ogni suo movimento, ma tutte le volte in cui mi sfiorava il collo, il mio corpo veniva preso d'assalto dai brividi.
E li, lo sentivo sorridere nonostante il rumore assordante del phon.

Guardavo il panorama fuori, Parigi illuminata dalla torre che spiccava incantevole tra le piccole palazzine.
E poi guardavo noi dal riflesso della finestra.
Sembravo così piccola raggomitolata accanto a lui, con i capelli all'aria.
Ero incantata da ogni suo movimento, da ogni suo gesto.

Io ero totalmente assuefatta da Dusan Vlahovic.

<<Totalmente asciutti!>> esordì Dusan distraendomi dai miei pensieri e, lasciandomi un bacio in testa, spense il phon.

<<Peccato, mi stavo addormentando!>> lamentai, sentendo il mio corpo molle e rilassato.
<<Ehi che dormire! Preparati!!!!>> si alzò di scatto prendendo i propri abiti dall'armadio, aveva quasi fretta.
Lo guardai leggermente sconvolta e mi iniziai a preparare anche io.

Sbirciavo Dusan dal bagno, era bellissimo, e questo metteva ancora di più in crisi la mia autostima.
Fissavo i due abiti stesi sul letto, aspettando che decidessero loro per me.
Uno era semplicemente nero, con scollo a cuore e la gonna più ampia fino al ginocchio.
L'altro era rosso scuro, di raso morbido che scendeva ai piedi.
Una catena sottile formava le bretelline del vestito che si incrociavano leggere dietro la schiena scoperta.

Col nero andavo sul sicuro.
Ma, quello rosso, vedendo l'eleganza del serbo, forse era più adatto.

Posai il vestito corto dentro l'armadio, convinta della mia scelta, e mi iniziai a truccare.
Feci anche i boccoli ai capelli, volevo essere perfetta per lui.

Non mi accorsi di Dusan dietro le mie spalle, se non fosse stato per il suo riflesso allo specchio.
Mi girai a guardarlo, quasi a bocca aperta.
Era... perfetto.
E lui, sembrava stesse imitando la mia espressione.
Raramente Dusan rimaneva senza parole, e proprio per questo non sapevo se preoccuparmi o meno.

<<Mi sta male, vero?>> chiesi passandomi nervosa le mani sul vestito, provando a "stirarlo".
Lui continuava a fissarmi, silenzioso.
<<Dusan?>> chiesi preoccupata.

<<Si. Cioè.. no. No. Sei... bellissima.>> balbettò, confuso, strizzando leggermente gli occhi.

Sembrava... emozionato?

Mi avvicinai a lui sorridendo e prendendogli il viso con entrambe le mani.

<<Tu sei bellissimo.>> gli stampai un tenero bacio sulle labbra e con molta fatica mi staccai dal suo abbraccio, presi giacca e borsa e raggiungemmo il taxi fuori dall'hotel.

Chiesi invano dove stessimo andando ma, come mi aspettavo, il serbo non mi diede nessuna risposta.
Il taxi ci portò di fronte un ristorante a Trocadero, "Café De L'homme".

Capii esattamente quale fosse quel ristorante e mi bloccai all'istante.
<<Dusan...>> sussurrai solamente.
Lui mi fece uno dei suoi soliti sorrisi obliqui, meravigliosi, e mi prese per mano.
<<Vieni. Appena ci sediamo puoi parlare.>>

Il cameriere ci accompagnò all'interno del locale, già perfetto così. Poi, salendo un paio di scalini, arrivammo in una grande terrazza piena di tavolini apparecchiati.
Quello che vidi, fu tra le viste più belle della mia vita.

La terrazza dava sui giardini di Trocadero, dove infondo si trovava maestosa e illuminata la Tour Eiffel.
Rimasi immobile per qualche secondo davanti a quella bellezza, fino a quando non sentii la mano di Dusan cingermi il fianco per accompagnarmi al tavolo riservato a noi.
Ovviamente, il serbo aveva scelto il più vicino alla siepe, così che la vista non venisse oscurata da qualche altro commensale.

Dusan non smetteva di stupirmi, in ogni sua frase e in ogni suo gesto.

Tolsi il cappotto e, dopo che il cameriere scostò la sedia per farmi accomodare, mi sedetti continuando a guardare oltre la siepe.

<<Amore.. mi preoccupo quando non parli.>> il ragazzo prese la mia mano e la strinse, dopo che si sedette di fronte a me.

<<Cosa devo dire? Io... sono senza parole.>> lo dissi quasi con le lacrime agli occhi.
Il magone allo stomaco diceva più di quanto le parole stesse potevano esprimere.

<<Farei di tutto per vedere sempre questo sguardo.>> esordì sincero. E li, il mio cuore si sciolse definitivamente.

Il cameriere tornò da noi con del prosecco, che ci versò abile augurandoci una buona continuazione.
Prendemmo entrambi il flûte in mano.

<<A noi?>> disse Dusan, per il brindisi.
<<A noi.>> gli sorrisi, facendo tintinnare i due bicchieri.

La cena fu perfetta.
Elegante, raffinata e buonissima.
Ordinammo anche un dolce e, nell'attesa che Dusan tornasse dal bagno, scattai più foto possibili a quel panorama.

<<Ehm.. non vorrei disturbarti.>> sentii la voce del serbo dietro di me e di scatto mi girai.
Rimasi a bocca aperta, non poteva essere vero.
Lo vidi davanti a me, con un sorriso imbarazzato come non mai e un mazzo da almeno 100 rose rosse tra le braccia.
Mi cadde quasi il telefono dalle mani, che fortunatamente finì sul tavolo, e mi avvicinai piano a lui.
Mi porse piano quel mazzo gigante, aiutandomi a reggerlo, e mi strinse a se.

<<Non capisco se è un sogno o la realtà.>> gli confessai con gli occhi lucidi, contemplando le rose che tenevo.
<<Volevo che questa serata fosse perfetta.>> disse accarezzandomi la schiena nuda.
Inutile dire che il suo tocco innescò una serie di brividi.
Portai piano una mano sulla sua guancia e poggiai le mie labbra alle sue.
Dusan mi strinse approfondendo quel bacio perfetto e pieno di tutto.

Feci toccare le nostre fronti, inspirando il suo respiro pungente.

<<Ti amo.>>

Lo sussurrò, nel modo più dolce che potesse fare, con la voce quasi tremante.

Sentii il mio corpo quasi cadere dall'emozione.
Quelle sue parole, mi provocarono un pugno allo stomaco.
Avevo immaginato tante volte quel momento, ma mai nessuna di quelle aveva raggiunto aspettative così alte.

Se non fossi stata assuefatta dai suoi occhi e avessi abbassato lo sguardo, probabilmente mi sarei ritrovata a 3 metri da terra.

In quella frazione di secondo, che sembrava essere durata un eternità, il mio silenzio spaventò il serbo che, come faceva spesso quando era nervoso, battè l'occhio destro più velocemente del sinistro.
Quel suo lèggerò tic, mandava i miei neuroni in frantumi.

Gli accarezzai gli occhi mentre sentivo i miei riempirsi di lacrime e avvicinai la bocca alla sua.

<<Ti amo Dusan. Ti ho amato dalla prima volta che ti ho visto.>>

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Spazio autrice
Buona domenica amori miei ❤️

Questo è IL capitolo.
Anche se è piccolino io ne sono innamorata 🥹🫠

Fatemi sapere voi cosa ne pensate dei nostri piccioncini 🤍

La vostra A.

Luce.~ Dušan VlahovićDove le storie prendono vita. Scoprilo ora