Capitolo 32.

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🔴 Disclaimers: il seguente capitolo contiene scene di sesso.

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Capitolo 32.

Per il problema con la pubalgia, Dusan decise insieme al mister della nazionale, di saltare quelle amichevoli e concentrarsi sul rientro nelle migliori condizioni.

Il serbo sapeva essere la scelta migliore per la sua carriera, ma per un giocatore del suo livello, saltare la nazionale era pesante.
E lo stesso vedevo con mio fratello.
L'umore tra i due non era dei migliori.

Decisi così, in vista della partenza per l'isola spagnola, di organizzare una cena con i miei genitori, tutti insieme.

La cosa mi agitava leggermente, nonostante i miei conoscessero già abbastanza bene Dusan.
L'amore per il serbo e per mio fratello però, superava la mia ansia.

Rientrai in casa con il mio fidanzato, dopo aver comprato le ultime cose, e sorrisi notando che Dusan, quasi come se fosse colpito anche lui da un attacco d'ansia, mi strinse la mano.
Gli lasciai un bacio sul braccio e raggiunsi mia madre intenta a sistemare le ultime cose in cucina.
Poco dopo, anche Dusan entrò e dolcemente si avvicinò a noi salutandola.

<<Sono contenta che sei qui Dusan! Pensandoci, non sei mai venuto a cena qui!>> lo guardò, quasi con gli stessi occhi con cui lo guardavo io.

Ovviamente. Impossibile non innamorarsene.

<<È vero. Ma ci saranno tante occasioni da adesso.>> rivolse lo sguardo verso di me e fu lì che mi sciolsi.
Divenni rossa e sorridendo a entrambi aiutai Giulia ad apparecchiare la tavola.

<<Toglimi dall'imbarazzo.>> le sussurrai a voce bassa.
La mora rise, mentre posizionava le ultime posate.
<<Ti abituerai. Anzi, il peggio verrà quando ti farà conoscere i suoi genitori.>> mi schiacciò l'occhiolino e la fulminai con lo sguardo.

Non c'era ancora stata la possibilità di conoscere i genitori di Dusan personalmente.
Sapevano della nostra relazione e più di una volta era capitato di vederli tramite videochiamata.
Li erano stati gentilissimi e dolcissimi come sua sorella Andjela, ma l'ansia di non potergli piacere una volta conosciuta, non mi abbandonava. 

Il serbo distolse i miei pensieri avvolgendo da dietro il mio corpo e lasciandomi un bacio in guancia, nel mentre che finivo di apparecchiare la tavola.

<<Che pensi bambina?>> chiese.

Mi conosceva troppo bene.

<<Nulla amore. Sono contenta.>> mi girai verso di lui stampandogli un bacio.
Non volevo mettere legna sul fuoco, non in quell'istante dove aveva bisogno di me e dove tutto sembrava essere al posto giusto.
Anche se la cosa mi agitava parecchio.

Analizzavo me stessa, spesso.
Notavo questa atipica paranoia che caratterizzava ogni avvenimento della mia vita.

Tante volte pensai di scrivere al mio vecchio psicologo, ma il fuso con l'America mi metteva in difficoltà.
Feci una seduta con lui, tramite Skype, anche se la nascosi a tutti.
Ma non per vergogna, ma perché avevo sempre considerato i nostri appuntamenti qualcosa di profondamente intimo.

Luce.~ Dušan VlahovićDove le storie prendono vita. Scoprilo ora