°3° Parte 5

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Non potevo negare di avere una paura matta, avevo paura di morire, di rimanere solo...di morire solo.
Come si faceva a non avere paura in una situazione simile? Voglio dire, in ogni momento e in qualsiasi situazione potevamo rischiare la vita. Finn sembra essere tranquillo, ma nonostante l'apparenza sapevo benissimo che non fosse così; anche lui aveva paura anche se cercava sempre di non dimostrarlo. Lo leggevo nei suoi occhi, nei suoi atteggiamenti, nei movimenti; per un buon osservatore non era difficile individuare la paura che si nascondeva nelle viscere di quel ragazzo.

Ma lui era forte e lottava ogni secondo per sembrare tranquillo e a differenza mia, ci riusciva discretamente. Era da riconoscerglielo: aveva le palle.

Io invece continuavo a pormi domande su tutto: su cosa avremmo fatto una volta al sicuro, su come avremmo vissuto.

 In una situazione da film come quella quale poteva essere un posto sicuro per vivere? Di chi potevamo fidarci e di chi no?

Tutto sembrava avere una risposta negativa, avevo il terrore che alla fine tutti i nostri sforzi sarebbero stati vani; che alla fine la morte avrebbe trovato anche noi.

«Jack ascoltami, dobbiamo eliminare quelli vicini, è meglio ucciderli ora che ritrovarceli dopo.»  

La voce delicata del ragazzo mi riportò alla realtà e subito mi pietrificai.

«Pensi di poterlo fare?» 

Finn fissò i suoi occhi nei miei e improvvisamente le mie paure divennero solide realtà.

 Apprezzavo la sua delicatezza ma... "uccidere", al solo sentire pronunciare di quella parola mi venivano i brividi, io non avrei mai ucciso niente e nessuno, mai. Non ne sarei stato in grado, andava contro ogni mio precetto morale. Quella situazione cominciava a pesare troppo sul mio petto e istintivamente cominciai a torturarmi le mani preso dal panico.

Non potevo condannare la vita di un ragazzo solo perché non riuscivo a salvare la mia.

Finn poggiò le mani sulle mie spalle per poi guardami dritto negli occhi con decisione. Mi paralizzai, era così deciso; quella sicurezza e quella determinazione mi mettevano i brividi. 

Come potevo diventare come lui?

Lui aveva già ucciso uno di quei mostri, io no, sarei stato capace? Lo avrei rallentato? O magari peggio.

Forse la cosa più giusta era lasciarlo andare, era forte abbastanza per cavarsela e io...ero solo un peso per lui. Lo guardai con dispiacere, non sapevo davvero cosa dire, sentivo il magone in gola e la paura divorarmi.

«So cosa stai pensando, loro non sono persone Jack, non più.»

  «Sono morti... morti che camminano.»

 La sua voce era strozzata come se nemmeno lui credesse alle sue stesse parole. 

Non potei fare a meno di abbassare lo sguardo, faceva male pensare che fine avesse fatto il mondo e faceva ancora più male pensare che anche i miei cari avrebbero potuto fare quella fine.
All'improvviso il ragazzo di fronte a me mise due dita sotto il mio mento, costringendomi a guardarlo negli occhi. Sentii tutto fermarsi e il mio cuore battere sempre più forte, in quel momento non mi sentivo più solo. Quegli attimi sembravano infiniti. Quegli occhi, più li guardavo più pensavo che mi ci sarei benissimo potuto perdere.

Per l'ennesima volta il mio corpo fu attraversato da mille brividi e la cosa mi spaventava, forse più dei mostri là fuori. Quella situazione era così strana , non mi ero mai sentito così a mio agio con una persona appena conosciuta. Era davvero la prima volta, era come se io e lui fossimo legati; come se prima o poi i nostri destini e le nostre vite fossero destinate a legarsi.

°Sei tu il mio mondo ora° ( Boy × Boy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora