Capitolo 4: LUCE

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Mi guardai attorno come se fossi appena stato in un momento di trance, di nuovo cosciente di quello che mi circonda.
<<Hai ragione>> dissi soltanto. La partita riprese il suo corso e finì con la vittoria di Phil, che superò di un solo punto Celia, lui non smise di esultare.

<<Non esaltarti troppo, sei stato solo fortunato all'ultimo>> gli disse lei tutta sorridente mentre gli tirava qualche pugno sulla spalla, per stuzzicarlo.

<<Non riesci ad accettare la sconfitta vero? Poverina>> le rispose di tutto colpo Phil, fingendo di essere dispiaciuto.

Usciti, ci dividemmo, Phil e Celia da una parte e io ed Anne dall'altra.

<<Alla prossima!>> disse loro Anne.

<<Alla prossima!>>

Stavamo aspettando l'arrivo dei nostri genitori, quando Anne iniziò ad attaccare il discorso.

<<Vuoi per caso dirmi qualcosa?>> chiese, senza mezzi termini.

<<Penso che... Celia e Phil sarebbero un'ottima coppia se solo riuscissero ad ascoltare i loro veri sentimenti, ma credo che questo non succederà molto presto, visti loro caratteri, o magari no.>>

<<Questo poco ma sicuro, tifo per loro, ma la mia domanda era riferita a te, per come hai risposto al bowling>>. Questa era troppo, pure per lei.

<<Anche se fosse, cambierebbe qualcosa? Ho visto le vostre reazioni quando vi ho raccontato del mio sogno, non sono nato ieri, una parte di voi era disgustata dal sentirlo, dal sentire le mie ipotesi, dal... vedermi in quello stato>> conclusi allontanandomi un po'. Lei mi prese la mano e mi portò a sé.

<<Ehii, lo sai anche tu che non è vero e mi dispiace se ti appare in questo modo. Sai che c'è? Andiamo al lago>>. Rimasi stupefatto.

<<Scrivo un attimo a mia madr->>.

<<Al diavolo tua madre, andiamo a piedi>>. Non mi dispiacque tutta questa intraprendenza a dire la verità. Così facemmo.

Nel tragitto io ed Anne restammo per la maggior parte del tempo in silenzio, ma a volte il silenzio può dire molto di più delle parole. Ci volle un po', vista la distanza, ma finalmente arrivammo a destinazione. Era un luogo speciale per me fin da quando ero piccolo, mi aveva sempre affascinato in tutta la sua bellezza, specialmente di notte, quando la luna, con tutta la sua luce, si rifletteva sul lago. Circondato da abeti rossi e conifere, formava con il paesaggio una magnifica immagine, quella di un cuore. Mia madre ed io ci venivamo spesso, era il nostro simbolo, il nostro posto sicuro. È strano adesso pensare come un ricordo a noi speciale possa essere rimpiazzato così in fretta. Ci stavamo avvicinando alla riva quando vedemmo una bambina lanciare dei sassi dalla sponda del lago. "Mila" fu il mio primo pensiero.

<<Mila!>> gridai angosciato.
Arrivammo di corsa verso la riva. Lei si voltò di scatto verso di noi, ma in modo altrettanto veloce sì rigirò verso il lago, sembrava sorpresa.
<<Che ci fai qui da sola e in piena notte per giunta? E la mamma lo sa?>>. Le presi la mano, mai lei tolse la mia in modo repentineo. Abbassò subito lo sguardo, nonostante questo riuscì comunque a vederle il viso, stava piangendo.

<<Mamma fa finta di niente, come può fingere che non sia successo niente? Papà non c'è più! Allora perché è felice, perché fa finta che sia tutto normale?>> disse singhiozzando. <<Qui papà è morto giusto? Magari qua vola il suo spirito... un po' come nei film>>

<<Mila, questa è la vita vera, non una serie fantasy. È una cosa brutta, lo so, ma non ci si può fare niente>> le disse Anne, ma mia sorella non volle crederci. Anche se sapeva che non ci fosse più e che lo avesse pure detto, desiderava più di ogni altra cosa rivederlo. Ad essere onesto sono sempre stato un po' geloso del rapporto che Mila aveva con nostro padre. Passavano molto tempo insieme e ogni volta che era con lui lei sorrideva sempre, raro nel suo caso. Lo shopping era la loro meta preferita e non potevano ritornare a casa senza portare tra le mani almeno tre sacchetti pieni di vestiti con qualche accessorio in aggiunta. Avrei voluto avere un rapporto così con mio padre, passare più tempo con lui, ma, ahimè, non tutto può essere come si vuole.

Stavo per fare un discorso a Mila quando intravidi un bagliore provenire dal lago, comparve all'improvviso. Sentii una fiamma bruciare in me, non ne capivo il motivo.

<<Anne, la vedi anche tu quella luce?>> le dissi senza smettere di puntare gli occhi al chiarore di fronte a me.

<<Quale luce scusa?>>

<<Quella là in fondo ed è pure intensa>> la indicai come se dovessi dimostrare la presenza di qualcosa esistente ma che agli occhi degli altri non è tale.

<<Io non vedo nessuna luce>>.

<< Ma di cosa state parlando?>> chiese mia sorella. A un certo punto mi venne l'impulso di andare lì davanti a me come se ne fossi in un qualche modo attratto, come se quella sensazione l'avessi già vissuta. Mi avvicinai verso quella fiamma, sempre di più il mio corpo si sentì stregato dal suo splendore.

<<Henry che stai facendo, perché stai entrando in acqua?>> udii in sottofondo, era la voce di Anne quella? Non lo so. Arrivai vicino a quel bagliore e una voce dentro di me mi disse di toccarla, non sapevo cosa fosse di preciso ma sembrava così vera. La toccai con il palmo della mano, come se ci fosse un'altra mano a contatto con la mia. Tutto si fece luce. Apparve di fronte ai miei occhi una specie di spirito, si levava in aria, leggiadro, non aveva forma umana, non avrei saputo descriverlo con esattezza ma dava l'aria di essere una creatura maestosa. Vicino a lui c'era un altro suo simile, si direbbe, con caratteri più femminili.

<<Voi chi siete?>> domandai preso dallo stupore, misto a terrore.

<< Felici di rivederti Henry>>.

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Che cosa significherà? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!

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