Capitolo 7: L'ARRIVO A FERAS

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<<Non abbiate timore>> dissi ai miei amici quando ci ritrovammo di fronte al lago nell'attesa che apparisse quella stessa luce che vidi quella notte, ma non si prestava a farlo, la cosa mi fece preoccupare. Perché deve essere tutto così complicato?

<<È un po' difficile dopo quello ci hai detto>> affermò Celia con voce tremolante per via del freddo, non era una amante delle stagioni invernali, poco ma sicuro. Phil si avvicinò a lei e l'abbracciò, lei sembrò piacevolmente sorpresa dalla dimostrazione di affetto. Io ed Anne ci scambiammo due occhiate, pensavamo alla stessa cosa.

<<Dovete semplicemente avere un po' di fiducia e un po' di immaginazione. Provate a pensare al mondo degli specchi come un mondo coesistente al nostro.>> Provai a dire io. Così facendo ci provammo, ma non accadde nulla.

<<Altri suggerimenti?>> domandò Phil, quasi scocciato.

<<Non ne ho la minima idea>>. Rimanemmo lì ancora un po' nella speranza che qualcosa avenisse.

<<Forse è meglio se ritornassimo un'altra volta>> propose Celia, chiaramente desiderosa di ritornarsene a casa tra le coperte davanti alla stufa, con in mano una cioccolata calda. Senza altre alternative, ce ne stavamo per andare, quando, come dei fulmini, mille pensieri e mille piccole voci si palesarono nella mia mente e mi supplicarono di non andare, mi dissero che dovevo rimanere, che c'era bisogno di aiuto. Mi faceva male la testa, ero sul punto di scoppiare. Erano assillanti, non smettevano di parlare. Tra queste riconobbi la voce di mio padre. <<Papà...>> lo dissi istintivamente, come se venisse da dentro il cuore. Come da un richiamo, mi voltai verso il lago, vidi comparire davanti ai miei occhi, quasi per magia, uno specchio gigante di legno pregiato levitare un poco da terra. "Sarà questo il portale?" mi chiesi tra me e me, anche se già sapevo la risposta, i gemelli me lo avevano fatto intuire. Nonostante questo, i miei dubbi al riguardo non si sottraevano. Perché è apparso questo specchio al posto della luce che vidi poco prima? Cos'è cambiato? Non avevo una risposta.

<<Ragazzi, credo che dobbiate vedere una cosa>>. A questa frase i miei amici si girarono verso di me con aria stupita.

<<O-mio-Dio, cos'è quello?>> esclamò Anne. Ci avvicinammo tutti quanti fino a stare cinque metri dallo specchio. Non potevamo non meravigliarci di ciò che si poteva vedere dell'interno, sembrava che stesse tutto su delle nuvole dai colori rosacei.

<<Beh, ci aspettavamo che apparisse all'improvviso qualcosa di straordinario, ma vederlo con i propri occhi è tutta un'altra cosa. Mi sa che ti devo delle scuse>> disse Phil con lo sguardo fisso davanti a sé come se fosse ammaliato da quella vista.

<<Entriamo?>> proposi affascinato da quello che vedevo, c'era una voce dentro di me che mi diceva che dovevo farlo. Ebbi di nuovo quella strana sensazione di conoscere bene questo posto, quando non l'avevo mai visto prima di allora. Gli altri erano un po' restii a entrare, lo si leggeva benissimo dalle loro espressioni. <<Fidatevi di me>>. Entrai dentro e mi sembrò di galleggiare su dello zucchero filato, ovunque mi voltassi c'era del rosa chiaro che occupava la mia visuale. Iniziai a fare qualche saltello, sembrava di stare sui trampolini, ma decisamente più soffici. <<Dai ragazzi, è divertente>> dissi come un bambino che scopre per la prima volta una cosa nuova. La prima a entrare dopo di me fu Anne, seguita da Phil e infine Celia, quest'ultima, per non restare da sola, si unì al gruppo, ma quando toccò le soffici nuvole che costituivano il paesaggio, passò dall'essere timorosa all'essere completamente meravigliata.

<<È stupendo! Se fosse per me ci vivrei qui dentro>> disse Anne tutta gioiosa.

Ci incamminammo lentamente verso l'uscita, come se fossimo in un museo. Scorgemmo dall'alto fili di una luce biancastra passare per l'aria di questo panorama incantato. Ti rapiva con un solo sguardo, ma fu quello che apparve ai nostri occhi alla fine del portale a sorprenderci più di tutti. Usciti, vedemmo un lago, ma non uno qualunque, era il lago Xion, con la stessa forma e con le stesse acque, ma il paesaggio che lo circondava era tutt'altro che simile al nostro. Pieni di erbe rampicanti, delle case sorgevano dal terreno vicino alle sponde. Erano dipinte o di bianco o di rosa opaco, con delle finestre dipinte di verde scuro. "Ottimo accostamento" pensai. Davanti a noi si palesarono due figure che all'apparenza sembravano umane, ma più ci si avvinavano, più si vedevano le differenze con il nostro popolo. Erano più alti del normale e portavano capelli lunghi, sciolti o raccolti, con aria fiera, erano di una bellezza unica. La loro pelle era a tratti come la nostra ma molte parti di essa erano ricoperte da delle specie di macchie che andavano dal bianco al marroncino, queste coprivano quasi del tutto il corpo di questi individui. Portavano abiti molto simili ai nostri, anche se a dirla tutta assomigliavamo più a uno stile del passato, più semplici, ma eleganti e sobri allo stesso momento. Sorpresi dalla nostra presenza, viste le loro espressioni, uno di loro due protese la mano verso di noi e iniziò a parlare una lingua soave, leggera, ma incomprensibile all'orecchio umano. Io e miei amici ci guardammo, chiedendoci, senza farlo, che posto fosse mai questo. Lo vedemmo meglio, si poteva osservare una distesa di verde prolungarsi per molti metri, dei fiori sbocciare rigogliosi da questa soffice terra. Se si fosse aguzzato la vista, si sarebbe potuto intravedere da lontano un castello, uno di quelli simili a quelli delle fiabe. Phil, con le sue grandi abilità comunicative, con dei segni alquanto strani stava cercando di far capire alle figure davanti a noi che non capivamo la loro lingua. Queste ultime lo guardarono stranito, non sorprese nessuno. Vedemmo arrivare da una casa vicino un anziano signore, con sembianze simili alle nostre, la cosa ci rassicurò a dir poco. Indossava abiti sublimi come quelli degli individui.

<<Compatrioti, che ci fate da queste parti, cosa ci fate qui a Feras?>>

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Vorreste entrare in un mondo come questo?

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