Come sempre in ritardo😂😂
«Che succede qui?» chiedo mentre esco fuori. Sulla panchina vedo Simone con il telefono e il PC. Simone alza la testa e vede i suoi occhi lucidi. «Di nuovo Simo?» gli chiedo mentre mi siedo di fianco a lui. Lui annuisce impercettibile. «Come faccio a farti stare meglio? Dimmelo, come faccio Simò?» gli chiedo. Non mi piace vedere la gente piangere, mi porta a galla momenti abbastanza spiacevoli. «Mi basta che stai qui» mi risponde lui. Cinque parole che mi fermano per un attimo il battito. Cinque parole che mi fanno ripensare ai miei genitori. Cinque parole che mi fanno ripensare a Swami. Cinque parole che mi fanno ricordare quanto io sia stata sola in quel momento. Cinque parole che mi ricordano che ciò che è successo a me, non dovrà mai succedere agli altri. «Starò qui tutto il tempo che vorrai. Voglio solo che il Simone dei primi giorni ritorni, con quel sorriso a 32 denti che ti ritrovi» Mentre stiamo parlando, il suo cellulare suona. La chiamata è da parte di mamma. Sul mio viso si forma un sorriso malinconico. Lui mi guarda un attimo. «Cosa aspetti? Rispondi!» gli dico. Subito dopo, lui accetta la videochiamata. «Amore mio!» «Ciao mamma» lo saluta lui. Io rimango in disparte, prendendo il PC dalle ginocchia. Stava guardando di nuovo la coreografia. Un caso strano, Simone. «Allora?» chiede la mamma. «Allora... niente» «Dicci, tutto a posto?» «Sì, sì, tutto a posto» gli risponde lui. "Ma, Simone hai pianto?» Il modo in cui sua mamma lo riconosce anche solo da uno schermo mi fa rabbrividire. Non di paura, ma di un affetto che probabilmente non ho mai ricevuto e mai riceverò. «No» risponde lui per poi iniziare a piangere. Mi allarmo subito. «Sì... stai piangendo Simone? Che è successo? Simone? Amore...» mi tranquillizzo quando Simone fa un impercettibile sorriso. Quanto è bello avere una famiglia. «Che è successo?» «È tutto a posto» risponde lui. Ma io nego con la testa, avvicinandomi di più a lui e prendendogli la mano. «Simone, non è tutto a posto. Se ti vedo così sto male. Dimmi cosa è successo! Dimmi qualcosa» gli dice lei. Posso più o meno scorgere sua mamma. È bellissima come il figlio. Mi sembrano due gocce d'acqua. Simone scoppia nuovamente a piangere. E per quanto vorrei intervenire, c'è sua mamma lì con lui. E voi direte che dovrei andarmene. Ma io non mi schiodo da qui,mi ha chiesto di restare. Ora resto. «Niente, è che ho accettato una cosa difficile e ora devo farla» «Ma tu ne hai parlato con il tuo maestro?» «Sì» «E lui crede che tu la supererai?» «Sì» «Eh, allora, a mamma, stai tranquillo che la supererai» «Lo so, però...» «Però niente Simone. Se ci riesci va bene, a mamma, se non ci riesci non fa niente Simone» Lui si mette una mano davanti alla faccia e si asciuga le lacrime. Gli devono essere mancate. «Noi ti vogliamo bene» gli dice stavolta suo padre, che era ritornato adesso dal lavoro. Che orari brutti che deve fare suo padre. «Ma lo so che mi volete bene» «L'importante Simone è come ti applichi. Dimostra che sei educato. Dimostra quello che sei, non preoccuparti» Adesso piango io. «Ascolta tuo papà Simone» gli dico, toccandogli i capelli. «Chi c'è con te?» chiede la sua mamma. Lui sposta la telecamera su di me. «Buonasera signora» «Ma cos'è questo tono formale! Non chiamarmi signora per favore!» mi riprende sua mamma facendomi ridere. Abbiamo chiacchierato ancora un po' per poi aver chiuso la chiamata. «Io credo di amare i tuoi genitori» lui mi rivolge un sorriso e poi si sdraia letteralmente su di me, mettendo la sua testa sulla mia pancia. «Hai sentito i tuoi?» Deve aver sentito il brivido che ho avuto perché la sua faccia cambia radicalmente. «Cioè tuo fratello?» «No, aveva detto che mi chiamava oggi» «Ma sono le 21 passate» «Non so...» dico prendendo il cellulare che aveva lasciato sulla sedia. «Cavolo, mi ha chiamato due volte!» lui alza di poco la testa. «Richiamalo» «Magari i bimbi dormono» «Non pensare ai tuoi nipoti, pensa a te stessa una sola volta, Aura» mi riproverà affondando la testa nella mia pancia.
«cosa sono, un cuscino?» «Aura, chiama» Il in risposta sbuffo. Avvio la videochiamata. «Biscotto!» mi saluta mio fratello con il suo accento inglese. «Ciao Giovà» «Come va lì?» mi chiedo. «Diciamo che va» «Ti giuro che io martedì ti volevo chiamare, ma ho avuto molte cose da fare....yes, yes i know» Faccio una faccia storta. «Perché parli mezzo inglese, mezzo italiano» «Perché sono in call con dei colleghi. Non puoi capire. Ne ho le palle piene» sento ridere Simone e mi fa il solletico. «Sta fermo» lo rimproverò. «Chi va là?!» dice mio fratello. «Nessuno, un mio compagno di scuola» «Amore? Con chi stai parlando» «Con mia sorella, l'idiota» «Giovanni!» lo rimproverò. «Ciao, Aura!» mi risponde lei, prendendo dalle mani il cellulare di mio fratello. «EHI! Il cellulare» la riprende il proprietario «Ciao Vanessa» «Come stai?» «Bene tu? I più piccoli? Come stanno?» «Stanno bene... più che altro tu come stai, seriamente però» «Vado avanti, Vane» «Mi manchi, peste» «Mi manchi, anche tu Vin» «Ti passo i piccoli?» «Sì!» Mentre va nella sua stanza, do un'occhiata al biondo. «Perché parlare inglese?» «Perché Vanessa è di Londra. Mio fratello invece è cresciuto in Scozia. Poi voleva conoscere mio padre ed è venuto qui» gli rispondo. «Me li fai conoscere?» «Chi?» «I piccoli» disse arrampicandosi sulla mia felpa per avvicinarsi con il mento il più possibile al cellulare. «Vedrò» «Eccoli! Te li lascio» dice Vanessa dando il cellulare in mano al piccolo. «Gio!» lo saluto. Lui subito mette il cellulare davanti alla TV, in modo da poter giocare senza stare al telefono. «Ciao Saturno» «Ciao Marte» ridacchia al nomignolo. «Perché Saturno?» chiede Simone appoggiando il mento alla mia spalla. Subito Gio guarda verso il telefono, interagendo con i capelli biondi. «Chi cavolo è Saturn?» «Un mio compagno di classe» «Togliti dalle palle, biondo, lei è mia» «No, è mia togliti dai coglioni bimbo» protesta lui, girando lo sguardo verso il telefono. «L'avevo prima io!» «Chi va a Roma perde la poltrona!» «Il padrone è tornato e il posto va ridato!» «Chi va all'osto perde il posto» «Ehm... sono andato al Campidoglio e la poltrona la rivoglio!» «Cavolo, hai il nipote più intelligente di me» ride lui. «Ho vinto io!» inizia a saltellare sul posto. "Due bambini, questo siete" "Almeno noi ci alleniamo" borbotta il biondino, che si è trasformato in Newton. "Carlotta?" "Te la passo" mi risponde lui, dando il cellulare alla sua sorellina. "Ciao Saturno!" "Venus, che piacere sentirti" "Come stai, Saturno?" "Bene, e tu, piccola Vi?" "Benissimo! La maestra dice che sono la prima della classe! E Pietro ha chiesto di fidanzarci!" "Cosa? Anche tu, Vi!" "Sì, Marte! Perché? Anche tu, Saturno, sei fidanzata?" arrossisco. "Sì! Con un tipo biondo!" gli risponde Giorgio. "Marte!" "Fammelo vedere" esige la Totta. Alzo la telecamera in modo da inquadrare anche il biondino. "Ciao, ragazzina" "Sei un figo!" "Carlotta Venus Thomson!" la riprendo, rimettendo il cellulare al proprio posto. "Che ci devo fare?" "Hai 9 anni!" "Noi bambini di quest'anno siamo più intelligenti" mi fa lei, facendomi la linguaccia. Sento Simone ridere. "Sei bellissima anche tu" gli risponde. "Non puoi averle entrambe" lo rimprovera con sguardo severo il piccolo Giorgio. "Ne voglio solo una, infatti" dice, passando lo sguardo su di me. Ma io lo ignoro. Fa tanto maschio. La conversazione continua ancora per un po', fino a quando è il momento di spegnere il cellulare. "Saturno, ti voglio bene" dice Giorgio, prendendo il cellulare dalle mani della piccola Totta, ormai addormentata. «Anch'io ti voglio bene, Marte. E lo farò sempre, qualunque cosa accada. Salutami mamma e papà, e digli a papà che voglio bene anche a lui», dico con gli occhi lucidi.b«Va bene, ti voglio tanto bene anch'io. Ma quando tornerai?» Una lacrima scivola dalla mia guancia, e Simone prontamente la asciuga con un tovagliolo. «Ti giuro che vorrei tornare a casa anche adesso. Ma devo perseguire il mio sogno. Va bene, piccolino? Ma per favore, non dimenticarti di me», dico con altre lacrime che scendono. «Come potrei dimenticarmi di te, Saturno? Sei mia sorella! Ora devo andare, altrimenti mamma mi ammazza. Notte!» dice chiudendo la chiamata troppo in fretta. «Non piangere, piccola Saturno», dice Simone alzandosi per osservare il mio viso. «Chissà se un giorno scoprirai la verità» «Quale?» «Che non siamo fratelli. Secondo te, la supererà mai?» chiedo con le lacrime negli occhi. «Potrà arrabbiarsi, ma sono sicuro che ti vorrà bene per sempre, qualunque cosa accada», risponde lui, osservando intensamente il mio viso. Dopo diversi minuti di silenzio, Simone si avvicina al mio viso. Più si avvicina, più sento un calore familiare sulle guance. Le labbra di Simone, morbide, si incontrano con le mie. Come un soffio, Simone si allontana subito, mi guarda un attimo e poi entra. Io sprofondo nella panchina. Dovevo fermarlo.
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«Legami Indissolubili» ~Simone Galluzzo
Fanfiction-Fan fiction su Simone galluzzo amici 23 🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶 Aura Thomson. Aura ha 18 anni, vive a sesto San Giovanni con suo fratello, la sua fidanzata e la sua famiglia. Ha un passato difficile che ha saputo affrontare. Ha sempre avuto...