Henry non sbaglia

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Henry sorrideva tra sé e sé, ripensando alla conversazione appena avvenuta. Sebbene soltanto poche ore prima avesse affermato che non voleva fornire retroscena, Alex gli aveva aperto il suo cuore, confidandogli il tragico passato, i sogni segreti e le paure. Gli aveva permesso di guardare oltre la sicurezza e la spavalderia dietro le quali si era trincerato, e di toccare con mano la sua fragilità, il che non era certo un evento da poco. Si era tenuto tutto dentro per anni, perché evidentemente le persone avevano il brutto vizio di fuggire quando qualcuno che consideravano invulnerabile osava mostrarsi fragile, tuttavia aveva scelto di aprirsi proprio con lui. Significava che si fidava di lui, e molto. E questo lo rendeva felice. 

Le tue fragilità non mi fanno fuggire, pensò con un sospiro sognante.  Mi spingono ad avvicinarmi a te ancora di più. Sei straordinario, Alex, così come sei, nella tua vera essenza. Spero che un giorno tu te ne renda conto.

<<Alla buonora! Temevo che non si sarebbe mai levato dai piedi>> sbottò una voce esasperata alle sue spalle, distogliendolo bruscamente dai suoi pensieri. Una voce che ben conosceva, perchè apparteneva a...

<<Padre?>> esclamò incredulo, girandosi e ritrovandosi faccia a faccia con Padre Jeffrey in persona. Era assurdo, avrebbe dovuto essere ben distante da lì, ancora in viaggio verso il luogo in cui si trovavano le penne d'oca e la boccetta d'inchiostro che gli aveva chiesto con una scusa. Ora perché era lì?

<<Ciao, figliolo>> disse l'uomo, togliendosi il cappuccio. 

Sorrideva, ma c'era qualcosa di strano in lui, ed Henry non tardò ad accorgersene.

<<Io...ecco... come hai fatto a trovarmi?>> balbettò, mentre David gli si faceva più vicino per proteggerlo, anche se non ce ne sarebbe stato alcun bisogno.

<<Oh, è stato più facile che bere un bicchier d'acqua, sai>> rispose Padre Jeffrey, cingendolo in un abbraccio privo di calore. <<Mi è bastato ascoltare il suono del completo e perfetto tradimento e seguirlo fino a te.>>

Henry si sentì come se la luce delle stelle e del falò fosse stata risucchiata, e fu investito da quell'indesiderato e fin troppo familiare ospite chiamato senso di colpa. Jeffrey riusciva a suscitarlo sempre tirando le leve giuste, ed era una capacità che, se fosse stata una disciplina sportiva, gli avrebbe fatto conquistare tonnellate di medaglie d'oro.

<<Padre...>> cominciò.

Ma prima che potesse scusarsi e provare a spiegargli le buone ragioni per cui aveva infranto le regole, il padre lo interruppe.

<<Torniamo a casa, Henry. Subito>> disse, prendendolo per il polso. <<Vieni anche tu, David.>>

Henry sciolse la presa con eleganza. Tornare a casa? No, non poteva accadere, non ancora. 

<<Tu... tu non capisci. Ascoltami: sto facendo un viaggio davvero incredibile>> disse, omettendo naturalmente la parte in cui lui, Alex e David erano stati inseguiti dalle guardie e avevano rischiato di morire affogati. <<Ho visto e imparato tantissime cose, e...>>

Fece una breve pausa, mentre un bel sorriso gli sfiorava le labbra.

<<Per la prima volta in vita mia ho fatto amicizia con qualcuno>> ammise, scegliendo di tenere tutto per sé il nome del ragazzo: non si sentiva pronto a condividerlo col genitore, perché gli sarebbe sembrato di cedere qualcosa di troppo personale e prezioso.

David mugolò, quasi volesse dire: <<Scusami tanto, non sono forse tuo amico, io?>>

<<Oltre a te, David>> ridacchiò Henry, per poi tornare a rivolgere tutta l'attenzione a Padre Jeffrey, che tuttavia non era affatto colpito, anzi: stava addirittura alzando gli occhi al cielo.

Il mio nuovo sogno ||Red, White & Royal Blue AU||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora