1.Post mortem

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Credevo che stessi dormendo. Mi svegliai all'improvviso e mi alzai dalla poltrona sulla quale ero sdraiata; mi guardai intorno, mi chiedevo perché non stessi dormendo in camera mia insieme a colui che di lì a poco sarebbe diventato mio marito, Liam. Mi trovavo in casa mia ma vedevo la stanza come se stesse ondeggiando, 'sto sognando' mi ripetevo in testa.

Iniziai a camminare ma non riuscivo a captare il pavimento sotto ai piedi, una strana sensazione, mi sembrava di essere lì ma in un'altra dimensione...salii per le scale e mi diressi verso la stanza da letto, sentivo delle voci provenire da lì; la porta si schiuse senza che io girassi la maniglia, è stato il mio pensiero a farla aprire che viaggiava al di là delle cose. La scena che si svolse davanti ai miei occhi, mi parve a dir poco agghiacciante, surreale.

Ssssh! Udirono le mie orecchie! - Se dici anche mezza parola, questa lama la farò affondare nelle tue viscere!.

C'erano tre persone nella mia stanza, incappucciate.

-Chi siete? Che cosa volete? Cosa ci fate in casa mia-, gli chiedeva Liam.

Uno di loro si apprestava ad accendere il paralume sul comodino accanto alla mia parte di letto, ed io ero lì, immobile, dormiente, con un sorriso enigmatico plasmato sulle labbra...

-Voltati! - disse uno di loro, rivolgendosi a Liam.

Il letto e le lenzuola erano impregnati di sangue. Non riuscivo a capire come poteva essere possibile assistere alla scena e essere sdraiata sul letto contemporaneamente. Preso dalla paura cominciò ad urlare, a chiamare il mio nome e cercare di scuotermi con i piedi. Era completamente legato dal petto alle caviglie.

-É morta, non vedi?- gli chiese un altro.

Dal loro accento capii che non erano italiani.

-Che cosa le avete fatto? Se solo riuscissi a liberarmi non avreste scampo- ribattè Liam.

Dall'alto osservavo la scena attonita, non potevo credere a quelle parole, cercavo in ogni modo di parlargli ma non poteva sentirmi, provavo ad avvicinarmi ma era come se a dividerci ci fosse un vetro, avevo la sensazione di trovarmi all'interno di una bolla perfettamente insonorizzata, e come cercavo di spingere verso le pareti, rimbalzavo all'indietro. In quell'istante capii che non si trattava più di un sogno, ero veramente morta, il mio corpo giaceva sul letto senza muoversi ed io, ero solo la mia coscienza sopravvissuta dopo il decesso.
Iniziai a piangere stille di vetro intrise di immenso dolore, riuscivo a carpire lo squarcio provocato dalla loro caduta, come il crepitìo di un rubinetto gocciolante. Urlai a squarciagola, volevo far esplodere la sofferenza che provavo, come l'inchiostro che invade la cannuccia di una penna, nessuno però poteva sentirmi. La stanza cominciò a vacillare come se quell'urlo avesse creato un'onda d'urto, propagatasi tutto intorno.

Percepivo la paura che pulsava dentro i suoi occhi e intravedevo accanto a quegli uomini il loro spirito maligno, divertito del loro operato. Le loro ombre, allungate fino al soffitto, apparivano brutte e spaventose.

-Non piangere amore mio, anche se non puoi vedermi, io sono qui, accanto a te...- gli sussurravo, annegando dentro le mie stesse lacrime.

Non accettavo l'idea di essere morta così giovane, avevo ancora molto da fare, stavo cercando di realizzarmi, di trovare il mio posto nel mondo, e poi, avrei tanto voluto diventare mamma, completare il mio ciclo vitale...ma i miei sogni vennero spezzati e frantumati.
Vedere me stessa riversa sul letto, mi fece provare un enorme dispiacere, è difficile da spiegare...

Liam si dimenava sul letto per cercare di divincolarsi da quella stretta insistente ma non ci riusciva, l'avevano legato con delle cinghie che assomigliavano alle cinture comunemente usate per stringere i pantaloni alla vita, e anche se non riusciva a sentirmi, lo incitavo a non urlare, altrimenti l'avrebbero ucciso e non volevo che gli facessero del male.

Iris - Storia Di Un FemminicidioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora