IL PADRE E LA CENA

34 10 27
                                    

"Cosa potrei mettermi per stasera?" Pensava will mentre guardava il soffitto della suite, certo i vestiti non gli mancavano e ciò forse, lo rendeva persino più indeciso

Probabilmente sarebbe andato sul classico ma, non troppo elegante. Mentre pensava a tutte queste cose però, squillò il telefono, era suo padre.

«Sir Wilson? Parlo con lei?»

«Lord Clarence, detto anche, padre, che onore sentirla» rispose lui trattenendo un sorriso

«Com'é la Francia? Hai già trovato qualcuna con cui riempire il tuo tempo?»

«Forse si padre, però non m'è tanto chiara, vorrei una ulteriore sicurezza.»

«Will, vedi, se ti mariti hai bisogno d'essere sicuro, negli altri casi, beh, vedi...»

«Comprendo, comprendo. Manda i miei saluti a tutti. Io debbo andare»

"Ah padre però, di questa ragazza non so neanche io che pretendo di così sicuro" pensava

La chiamata finì, e l'inglese si accese una sigaretta pensando alle mille relazioni finite e, ai vestiti da mettersi, e, infine, anche a Celine, un piccolo raggio di sole nel fosco cielo inglese sotto il quale lui era cresciuto.

Il pensiero verso lei era dovuto anche e, soprattutto al fatto che a breve doveva andare a prenderla per, riportarla a casa sua e poi ripassare per la cena

Spenta la sigaretta sul posacenere l'inglese si diresse verso l'armadio, tra la miriade di completi che c'erano lui ne notò uno in particolareverde menta, non troppo formale ma adatto per l'occasione.

Trovato anche il paio di occhiali giusto da abbinare all' abito era arrivato il momento di prendere Celine.

Scese giù e prese l'auto e si diresse al negozio dove aveva portato la mattina Celine per riprenderla.

Dopo un breve viaggio l'inglese era ancora davanti al negozio che, sembrava diverso da com'era la mattina, ora era un po' più, vivo, sarà per la gente o per il disordine dentro e fuori.

«Celine, heilà » saluto l'inglese

«Will, sei veramente bello vestito così » disse lei entrando in auto

«Hai vinto un altra dormita nel mio letto con questa » scherzó lui

«Beh, nulla togliere al tuo ma preferisco il mio» rispose lei

«Oh, ieri dormivi come un angelo però »

«Si? Chissà quanto ero bella »

«Quanto me ora, vogliamo partire?»

«Certo, andiamo a casa mia così mi sistemo un po» disse lei sorridente

Messo l'indirizzo nel navigatore i due partirono, non era un lungo viaggio ma, Wilson guidò più piano per godersi il viaggio ed apprezzare come l'auto e, i suoi occhiali Prada luccicassero sotto al sole. Alla fine però, anche se un po' in ritardo, arrivarono da lei.

Wilson scese dal auto e le aprì la portiera, come un vero gentleman, quale è.

«T'aspetto qui?» le chiese

«Vieni dentro dai, così ti presento ai miei genitori »

"Cazzo. Questo comporta un cambiamento di strategia" pensava l'inglese mentre tentava di analizzare la situazione e capire cosa aspettarsi da quella famiglia

La casa era leggermente più grande della media ma, nulla di esagerato e, nel vialetto oltre allo smeraldo dell' inglese non c'era nulla di troppo appariscente Fatte queste considerazioni, lui decise di giocarsela sul suo essere se stesso.

Those Green EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora