Quindi è un appuntamento?

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«Dove si va?» chiese lei

«Dove vuoi andare?» le rispose

«Non conoscevi un posto?»

«Si, certo. Andiamo là, spero possa sopportare una bellezza come la nostra però» ridacchiò

«Si, stiamo così bene sotto la luna, anche se, si sa chi é più bello tra noi due» disse lei prontamente

«Se vuoi metti un po' di musica, il viaggio non sarà breve.»

«Mh, dove andiamo?» chiese lei avvicinandosi

«Ti piace guardare le stelle?»

«Si, certo, amo le stelle»

«Allora cerchiamo un bel prato dove guardarle» disse lui

Celine annuì sorridendo, nessuno l'aveva veramente portata a guardare le stelle con così tanta gioia di farlo prima dell'inglese. La luna li seguiva mentre passavano le strade vuote della Francia.

"Perché é così piacevole? Dov'è il difetto?"

Questo pensiero vorticava nella mente di Celine che non era abituata a simili personalità, lo scrutava, lo voleva analizzare però non riusciva a farlo. Non c'era perché farlo. Forse doveva fidarsi un po', era la cosa più giusta.

Wilson guidava e canticchiava. Si godeva il viaggio in auto, un momento che lo faceva sentire libero.

"Libero, ah che parola" pensava.

Lei si avvicinò, quasi in modo istintivo a lui, e appoggiò la sua testa alla sua spalla, lui l'abbracció con nonchalance e sorrise.

"È una meraviglia o forse è il vino che la rende più bella?" Pensava Wilson sorridendo

«Perchè sorridi?» chiese lei senza alzare la testa

«Mi piacciono le stelle, e mi piace guardarle in compagnia» rispose lui

«E? Ti piace la mia compagnia?»

«Nel sedile del passeggero ci stai bene» rispose lui guardando ancora la strada.

"Che stronzo" pensava lei, liquidarla così? Lei? Che si crede?

«Sì, sì. Chissà a quante lo hai detto già » disse lei scostando il braccio di Wilson.

«Sei l'unica a cui però ho lasciato la mia giacca» rispose prontamente lui cercando col braccio di tenerla ancora un po' vicina a lui.

«Certo che sei un ruffiano Will.» disse lei avvicinandosi ancora

«Ogni tanto bisogna farlo Celly, magari te lo insegno » rispose lui sorridendo e guardando la luna

"Che persona che ho vicino, strana ma intrigante" pensavano all' unisono i due

«Siamo arrivati mon tresor » disse l'inglese con un accento particolarmente di Parigi

Spenta l'auto apri la porta a Celine, come del resto, tutti i gentiluomini farebbero, lei scese sorridendo amabilmente.
La luna d'argento batteva con i suoi raggi sulla giacca che lei aveva preso "in prestito" da lui e faceva particolarmente brillare anche i suoi lineamenti delicati e quel nasino alla francese con un po' di illuminante sopra, in parole semplici, sotto quel cielo era una meraviglia. Forse una delle vere meraviglie naturali che non si potevano acquisire.

«Sei molto carina con la mia giacca» interruppe Wilson

«Si? Beh, infondo è una bella giacca » rispose lei

Aspettava qualcosa? Forse la continuazione della frase da parte dell' inglese o magari voleva solo essere evasiva? Chissà.

Wilson le cammino vicino e le mise una mano sul fianco, proprio dove c'era la tasca della giacca, lei che evidentemente non se lo aspettava arrossì di colpo, volgendo il suo sguardo in alto per cercare gli occhi di lui, o almeno vedere i suoi occhiali o il colletto della camicia, le sorrise, mentre ora la sua mano era sulla sua tasca. Lei si stava sciogliendo dall' imbarazzo ma, sarebbe stata anche al gioco abbracciando qualsiasi conclusione ci sarebbe stata, però, almeno quando si ha a che fare con Wilson i suoi gesti sono sempre inaspettati difatti in quella tasca c'erano le sue sigarette e l'accendino e lui voleva prenderle, si fermò per tirarle fuori e se ne accese una.

"Inglese stronzo, tutta sta scena per una sigaretta?" disse lei tra sé e se

«Sei tu che rendi bella la giacca comunque, se la vuoi te la regalo» disse di colpo lui quasi captando il risentimento di Celine

«Grazie. Vedrò se riesco ad abbinarla » rispose lei granitica, ancora arrabbiata per quello che era successo poco prima.

«Qui vicino c'è un café, ti piace la torta alle mele?» disse lui

«Preferisco quella alle carote. Se vuoi andiamo »

«Certo, era quello che pensavo»

I due si diressero lì, l'Aston dell' inglese era parcheggiata forse nel unico posto asfaltato nei pressi del prato che cingeva un po' tutto l'ambiente.

Entrarono con calma, il cafè era vuoto in uno stato che andava tra l'apertura e la chiusura, ma non c'era fretta, c'era tutto il tempo. Dopo essersi seduti Wilson si premurò di ordinare. 

Dopo circa 10 minuti le due ordinazioni erano pronte, un caffè per Wilson e due fette di torta per Celine, mentre i due mangiavano, lei interruppe il silenzio di quel posto con una domanda proprio per l'inglese. 

<<Ma quindi, tu cosa fai nella vita?>> 

<<Quello che voglio semplicemente>> rispose lui con la tazza del caffè in mano 

"Questo è stupido? Oppure fa solo finta?" pensava lei mangiando la torta. 

La realtà dei fatti però, era diversa, almeno in parte, perché l'inglese era abbastanza chiuso sul suo lavoro e le sue forme di guadagno per paura di essere poi giudicato e, che la questione che lui fosse veramente ricco da parte della sua famiglia influisse anche su come sarebbe stato visto dalla gente, perché al contrario del immaginario comune, lui era veramente intelligente complice forse anche tutto il tempo libero nella biblioteca della famiglia e i viaggi in giro per il mondo. 

<<Tu invece che fai nella tua vita?>> chiese Wilson sorridendo 

<<Io lavoro in un negozio o meglio, sono la direttrice del negozio>> rispose lei con uno sguardo di superiorità

''Interessante, lei che dirige, me la immagino a urlare dietro alla gente" pensava lui sorridendo 

<<E' difficile, molto difficile, dirigere un posto di questo tipo, soprattutto se non si viene dall'ambiente della moda come me, tu non ce la faresti per esempio, anche se ti vesti bene.>> continuò Celine 

"Guarda come si vanta questa, è quasi carina quando lo fa." 

<<Un giorno passerò allora. Solo per vederti che di vestiti ne ho molti>> rispose lui ridacchiando 

<<E allora perché verrai?>> chiese lei sapendo quasi sicuramente la risposta 

<<Per vedere te ovviamente e anche il piano aziendale>> 

<<Oh, una delle tue precedenti conquiste ha studiato economia come me?>> 

<<In realtà no, sono io che ne ho studiata un pochino, avrei anche una laurea però>> 

<<In Economia??>>

<<Si, Harvard, presa con 103 perché tutte le sere festeggiavo>> disse Wilson dondolandosi sulla sedia di plastica

<<Wow.>>

I due si guardavano con sentimenti diversi, dalla parte di Celine c'era una velata ammirazione invece Wilson la guardava con un leggero curioso interesse. Sembravano un quadro di qualche artista norreno o giapponese, quelli che t'entrano nel cuore appena li vedi. 

Il caffè era finito, esattamente come la torta che, a detta di celine era paradisiaca cosi i due decisero di andarsene. 

Recuperata l'auto e arrivata quasi la mattina, Wilson ebbe un idea, accompagnarla a lavoro l'indomani a patto che però lei stesse con lui fino ad allora, gliela propose con una tale eloquenza che lei cedette ed accettò, durante il viaggio però lui le chiese

<<E' stato un appuntamento?>>

<<Te lo dirò domani>> rispose lei 

E mentre gli alberi si susseguivano in quella strada illuminata dai lampioni, Celine si appoggio alla spalla di Wilson che l'abbracciò finchè finalmente non furono da lui.





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