Daron.

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La cucina ha il profumo di una delle mie torte preferite. Apple pie con grande quantità di cannella. Tocco la tortiera con le nocche della mano. È ancora calda. Vado al frigorifero e apro il congelatore; il gelato alla vaniglia è finito, devo uscire per comprarlo.

Amo la torta di mele, ma la amo ancora di più con una porzione abbondante di gelato alla vaniglia. Apro il cassetto della credenza, quello dove c'è di tutto, dalle forbici di varie misure, alle pile, quasi tutte scariche.

Chissà perché in questa casa non buttiamo mai via niente?

Lì dentro c'è anche un contenitore, una vecchia scatola di biscotti in latta senza coperchio, dove mamma e nonna lasciano sempre qualche soldo in caso qualcuno; io, ne avesse bisogno.

Esco dalla cucina e urlo. «Vado a comprare il gelato. Torno subito.» Nessuno risponde. Faccio spallucce.

La luce nel corridoio si abbassa e poi torna a splendere. «Grazie Camila. Fa sempre piacere sapere che c'è qualcuno che ti ascolta.»

Le giornate si sono scorciate. È metà ottobre, e alle sei del pomeriggio il sole è già appoggiato sulla linea del confine tra mare e cielo. Ho nostalgia delle giornate luminose in estate profonda, ma la luce che si riflette in questi momenti mi scava l'anima, come se qualcosa, un ricordo lontano volesse tornare a galla. La stessa sensazione di quando hai qualcosa sulla punta della lingua e non ce la fai a farla uscire. Lascio che quella sensazione torni al suo posto, lontano dalla mia memoria.

Il negozio della signora Wanda è quasi deserto. Lei ha il viso allegro di sempre, mi sorride e prende fiato. « È da un po' che non ti si vede... Senti, tu nonna ha clienti questa sera? Non vorrei disturbare.» Abbassa lo sguardo. «Vorrei chiedere una cosa a ... si, lo sai» si stringe le mani, «Non riesco a trovare il ... quei documenti del negozio. Mamma mia! Gualtiero era proprio disordinato. Chissà dove li avrà cacciati?» Alza lo sguardo. «Ma tu volevi qualcosa? Dimmi!»

Gualtiero era suo marito, morto circa dodici anni fa. Non vuole parlare con lui, lo ha già fatto per molto temo, vuole che nonna gli faccia le carte, i tarocchi sull'amore. Le sorrido, lei mi è sempre stata molto simpatica, ha un'empatia color verde pastello e alcune volte vedo delle piccole stelle luminose che le scoppiettano tutte intorno. «Appena torno a casa le dico che vuoi parlarle, se ha già qualche cliente ti mando un messaggio» le sorrido, «hai il gelato alla vaniglia?»

La torta della nonna è super, avrei voluto invitare Matteo e Gianu ma domani ho la verifica di latino e con loro la serata si sarebbe prolungata fin troppo.

Il campanello suona tre volte. «Wanda!» Chiudo gli occhi e con la mano mi batto la fronte. «Mi sono dimenticata. Voleva parlare con te. Non hai mica clienti questa sera. Vero?»

Nonna appoggia il cucchiaino sul piattino e con il tovagliolo si pulisce la bocca. «Ancora!» scrolla le spalle, «ha un nuovo filarino, le ho detto che è presto. Ma lei vuole sapere se la sposerà». Si alza e sparisce nell'ingresso.

Sento il rumore della porta che si apre e poi silenzio.

«Scusi!» La voce della nonna rimbomba tra le pareti, «ma lei chi è?»

«Salve» sento la voce di un uomo che non conosco, mi alzo incuriosita e la raggiungo.

Un uomo molto alto, con una folta barba e capelli ben pettinati, raccolti dietro la nuca riempie lo spazio lasciato dalla porta aperta. Appena mi affaccio dall'entrata della cucina, lui sposta leggermente il volto e mi guarda. «Buonasera.»

Anche nonna si volta indietro a guardarmi. Arriva anche la mamma incuriosita, mi sorpassa e si affianca alla nonna.

Alle mie spalle sento un alito di vento. Camila è qui con noi curiosa anche lei di sapere chi è il nuovo arrivato. Una sensazione strana mi assale alla gola, non so spiegare cosa significhi, ma sta per arrivare un ciclone.

«Lei chi è?» chiede la mamma.

Lui allunga la mano, la mamma non esita un attimo; stringe la mano dello sconosciuto. Un gesto troppo rapido per i miei gusti, conoscendola avrebbe esitato. Mi avvicino anch'io, l'uomo sulla porta è proprio bello. Guardo i suoi lineamenti, la mascella squadrata sotto la barba e lo sguardo fiero un po' animalesco. I suoi occhi sono neri e profondi, sembrano nascondere un mondo misterioso. Sento il volto di Camila accanto al mio, la avverto come mai prima di adesso, sento la sua guancia attaccata alla mia.

«Mi chiamo Daron Iglesias-Locane» Il suo accento è leggermente spagnoleggiante. «E sto cercando informazioni sulle persone che hanno abitato in questa casa molti anni fa.» Le luci ballano, tutti alziamo la testa.

Mi sento come attraversata dal fuoco, una furia cieca si impadronisce di me, poi tutto il mio corpo si svuota, una sensazione molto strana; il senso di vuoto che provo all'improvviso mi fa sentire come disossata. Camila ha attraversato il mio corpo.

Per la prima volta in assoluto la vedo, in tutta la sua bellezza.

Si sposta di fronte allo sconosciuto, i loro nasi si toccano. L'uomo fa un verso strano, come per scacciare una mosca davanti al suo viso, ma Camila rimane lì impalata davanti a lui.

Anche la nonna assiste alla scena. Si volta verso di me e annuisce; ha già capito tutto. Sorride, si prende le mani e inizia a tormentare il suo anello. «Stai cercando Vito Locane? L'uomo che abitava qui prima di noi.»

Lo sconosciuto sorride con gli occhi. «Esatto. Lui, mio padre.»

Ecco, quello che è accaduto negli attimi a seguire faticherei a descriverlo. Camila si fionda sul soffitto come risucchiata da un vortice, per poi tornare a terra inferocita. La sua bocca si spalanca e ne esce un grido soffocato che possiamo udire solo io e nonna.

A me fa paura.

Poi si calma e imita dei respiri profondi. Lo so bene che i fantasmi non possono respirare. Dietro di lei arrivano anche Gino e Anita, si affiancano a Daron e lo squadrano. Adesso riesco a vedere anche loro.

Mamma si volta verso la nonna. «Chi?»

«Quello che abitava qui e che si dice abbia ucciso moglie e suoceri e poi sia sparito.»

«Già! Avevo dimenticato.» Dice la mamma mentre si tocca il lobo dell'orecchio e sorride. «Vuoi entrare a raccontarci la tua storia» soffoca una risatina e con la mano lo invita ad entrare. « C'è l'apple pie di mia suocera e il gelato alla vaniglia! Posso darti del tu, vero?»

 « C'è l'apple pie di mia suocera e il gelato alla vaniglia! Posso darti del tu, vero?»

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Hijo de puta. Quell'uomo, lo avevo guardato negli occhi, sono uguali ai suoi. Quelli di mi esposo.

Ci ha lasciato giù, a marcire. Rinchiusi in un sacco grigio, come immondizia. Senza luce, senza odori, senza sapere. E lui è scappato. Non solo si è salvato il culo, ma si è fatto un'altra familia. Ha trovato un'altra mujer.

E io sono stata qui a difenderlo tutto questo tempo, con tutti e con tutte.

Lui, su hijo, è uguale a lui. Stessi occhi, stessa bocca. Quella bocca che mi mancava così tanto.

Lui mi deve delle risposte, lui mi deve spiegare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 10, 2024 ⏰

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