Si torna a scuola.

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Il brusio dei ragazzi si intreccia con lo starnazzare dei tanti uccelli che riposano sugli alberi del giardino della scuola. Guardo il cielo, stranamente grigio e uggioso. Speriamo non sia un avvertimento per il nuovo anno scolastico.

Matteo arriva alle mie spalle, il suo profumo lo riconoscerei tra mille, mi copre gli occhi con le mani sudaticce e mi sussurra all'orecchio: «Indovina chi sono?»

Mi volto. «Non saprei» gli dico mentre gli sposto le mani, «Forse quello che una volta era il mio amico?»

Lui arriccia il naso. «E dai. Non sei felice per me? Che ne è stato del libro che ti ho regalato? Non dovevi diventare una persona felice?»

Dovrei essere felice per lui, ma ho passato le vacanze da sola e questo non mi è piaciuto molto.

Il suo cellulare squittisce, lo prende e un sorriso gli si allarga sul volto. «Vai, ti raggiungo. Rispondo a Gianu e arrivo.»

Lo guardo e, ad essere sincera un pochino lo invidio, nei miei pochi ma tanti anni, ancora non ho trovato nessuno con cui condividere quel sentimento che lui prova per Gianu e credo anche che quel ragazzo gli faccia molto bene, il suo sguardo ha cambiato espressione e, per quanto ne possa capire dentro c'è tutta la serenità e la stabilità di cui ha sempre avuto bisogno.

Entro nel portone della scuola, l'odore di tinta mi invade le narici. Le pareti color crema danno un aspetto strano alla scuola. Come fosse nuova.

Sono stati puliti anche gli armadietti, vado diretta al mio, al fatidico numero ventisette, dove per tutto l'anno scorso e buona parte del primo anno, la scritta "Whysfiga" in rosso troneggiava su tutti gli altri.

La scritta non c'è più, accarezzo la superfice pulita dello sportello diventato anonimo come tutti gli altri.

Una voce antipatica mi arriva alle spalle. «Guardate, chi si è trovata un fidanzato.» Elisa è dietro di me. La mia mano si ferma sullo sportello pulito.

Mi volto e la guardo, accanto a lei, silenzioso, c'è Kevin con le mani in tasca, sta guardandosi la punta delle scarpe e sorprendendomi interviene. «Dai Elisa, è solo il primo giorno di scuola. Dagli una tregua!» Alza la testa e i suoi occhi blu attraversano i miei, fiondandosi direttamente dentro il cuore. Lo stomaco sobbalza e io non riesco ad aprire bocca.

Elisa stringe la testa nelle spalle. «Non hai visto? Stava accarezzando lo sportello del suo armadietto come fosse il suo fidanzato!» Si punta l'indice su una tempia e lo fa ruotare. «È svitata. L'ho sempre detto io!»

Kevin sbuffa.

Finalmente arriva Matteo e si mette al mio fianco. «Sorella» allunga il mento verso di lei, «perché qui? Non ricordi il numero del tuo armadietto?» Si volta a guardarmi, «L'ho sempre detto io che ha bisogno di integratori per la memoria.»

Abbasso la testa e rido, cerco di soffocarla ma non ci riesco, so benissimo che quando faccio così riesco solo ad infuriarla. Ma chi se ne frega! Mi ero ripromessa di risponderle a tono, ma con Kevin lì che mi guarda non riesco ad aprire bocca.

Lei si drizza sulla schiena, si sente offesa. «Cosa hai da ridere tu?» dice stizzita, «sai che gli integratori per il tuo problema ancora non li hanno inventati! L'idiozia è ancora un mistero.» Incrocia le braccia davanti a sé e fa una smorfia con il naso e la bocca.

«Quindi l'idiozia» una voce calma e profonda arriva da dietro le mie spalle, tutti alzano lo sguardo dietro di me, «è una malattia da curare?»

Anche Matteo volta la testa indietro. «Ciao Fabio.»

Fabio? Chi è? Non conosco questa voce. Mi volto lentamente, quasi avessi paura di ritrovarmi chissà chi alle mie spalle.

Un ragazzo altissimo con la pelle scura è dietro di me. Si toglie il cappuccio che gli copre il volto. I miei occhi arrivano alla sua mascella, squadrata ben delineata. La bocca piena appena socchiusa sembra disegnata da un pittore e gli occhi leggermente allungati di un color verde acquamarina. Rimango senza fiato.

Separato dalla luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora