Capitolo 11

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Jared pov's:

Ci risiamo, cazzo.

-Stavano per scoprirvi, cosa avevate per la testa?- 

- Capo lo sappiamo, ci dispiace non lo faremo più.. - Josh non ha ancora capito che negare l'evidenza non farà altro che peggiorare solo la situazione, così decido di interromperlo prima che ci rimettiamo tutti noi per colpa della sua stupida bocca. 

-Datti una calmata adesso, la merce è arrivata al destinatario senza che nessuno ci abbia visto.- dico tra una boccata di fumo l'altra, è il secondo pacchetto di sigarette che finisco e non siamo neanche a metà giornata. 

-Jared non possiamo commettere alcun errore, lo capisci?-   i rimprovera furibondo. 

- Stare appresso agli errori commessi nel passato in maniera così ossessiva non ti permetterà di migliorarti  in futuro e sai perché ? Per la paura di cadere nello stesso sbaglio.- accartoccio il pacchetto di sigarette ormai vuota e la getto sul pavimento. 

-Apprezzo il tuo intervento filosofico, ma vorrei farti notare che non siamo in un fottuto film di fantascienza: sbagli una volta e sei fottuto per tutta la vita.-  Il capo ribatte e io taccio, perché ha ragione. 

Siamo come un castello di carte: basta una sola mossa sbagliata per far crollare il castello.
Le persone ammirano colui che ha superato le proprie difficoltà e ha lottato per i suoi obbiettivi. Inizia a ricevere i complimenti, viene spronato a dare il massimo, ottiene grandi traguardi e tutto lo lodano. Ma basta un piccolo errore per far si che tutto quel che ha creato venga distrutto e a causa di questo ricordato per l'errore che ha commesso e non per le cose che lo ha reso diverso.
La carta che fa crollare il castello è il passo falso che ognuno di noi non può permettersi di fare.
Le persone aspettano solo il passo falso per puntare il dito contro, perché è il momento perfetto per rovinare tutto quello che si è creato, come se un errore fosse in grado di annullare tutto.

Eravamo quattro ragazzi a lavorare per Derek, il nostro capo: Henry, ha sedici anni ed è il più piccolo. Lavora per Derek perché ha bisogno di soldi per garantire un tetto a sua madre, ormai gli è rimasta solo lei. Non frequenta la scuola, perché non può permetterselo e i pochi risparmi che ha li da a lei, per questo ha deciso di entrare da noi affinché potesse guadagnare molto di più.

Brian è stato rilasciato da poco dalla prigione: è stato accusato di atti vandalici e per possesso di armi, dai coltellini ai fucili, per questo doveva scontare ben un anno e mezzo, però grazie alle sue conoscenze, è risalito a uno degli avvocati più prestigiosi e si è affidato a lui, quindi ottenne la scarcerazione immediata. Benché ex carcerato, è quello che ci fornisce più clienti e non parliamo solamente di spacciatori comuni, ma anche di politici e star del cinema. La sua stazza possente è un campanello d'allarme, perché basta guardarlo per capire con chi si ha a che fare: un uomo perennemente arrabbiato e con la pazienza sotto i piedi.

Josh invece, è lo stupido del gruppo. Mi stupisce la velocità con cui è stato preso prima da Derek che dal circo. Fa parte del nostro gruppo, perché ha avuto la geniale idea di sfidare Brian. All'inizio abbiamo deriso della sua decisione ma quando lo abbiamo capito che faceva sul serio, abbiamo iniziato a pregare per la sua vita, ma non è bastato: doveva ancora pensare alla mossa da fare per stendere il nostro amico che si è ritrovato con la faccia sull'asfalto con il naso rotto. Giurerei di aver visto il povero Josh toccare il paradiso con le dita e sospetto anche Derek, perché nel vedere quello stupido teatrino, decise di premiare il coraggio del ragazzo e lo assunse. Ora lavora nei magazzini e impacchetta le sostanze che noi dobbiamo vendere.

E poi ci sono io: un ragazzo che non sa nulla riguardo le sue origini e che ha sempre pensato che l'unica sua famiglia fosse composta da quattro ragazzi che si sono trovati a lavorare insieme.

A volte è proprio vero che la famiglia non sempre è biologica, perchè basta essere circondato da chi ti mostra amore per sentirti parte di una famiglia. Peccato che papà Derek mi stia facendo la solita romanzina a cui non rivolgo l'attenzione.

-Sei il migliore e tu lo sai, vedi di non combinare altre cazzate.- Mi ammonisce.

La mia mente annulla la voce squillante del capo, per far spazio a pensieri che mi assalgono da una vita intera: sono in questo giro di merda da quando sono nato o prima avevo una vita felice?

-Jared, mi stai ascoltando?- mi riprende Derek.

-No, potresti ripetere?- non avrei dovuto fare quella domanda, perché lui si alza e si avvicina a me con fare minaccioso.

-Hai rotto il cazzo, adesso. Vieni con me.-

-Cazzo Jared, buona fortuna!- dice Henry e gli altri scoppiano in una risata che automaticamente fa alzare il mio dito medio nella loro direzione.

Mi volto e inseguo Derek: noi non abbiamo un ufficio dal lusso impeccabile, ci siamo nascosti in una fabbrica abbandonata per non destare sospetti. Derek varca la soglia di una piccola stanza malconcia, nella quale non filtrava luce solare e improvvisamente si blocca e io lo imito. Seguono secondi di silenzio prima che lui iniziasse la conversazione:

-Jared, come stai? Sono preoccupato per te, non sei più quello di una volta.-

Oh, questo non me l'aspettavo...

-Sto bene, Derek- la mia è una risposta non del tutto vera, mi sento smarrito e non so come stia realmente.

-Non la penso allo stesso modo, sento che mi devi chiedere qualcosa. Avanti, chiedimelo.- mi sprona.

Si vede così tanto?

- Da cosa mi stai proteggendo? Perché io posso trattarti diversamente? Perché fingiamo di essere fratelli?- se mi chiedesse come stessi in questo momento, direi sicuramente bene, perché mi sono tolto un peso che mi assaliva da giorni, anche se ho paura della risposta.

-Queste sono tre domande.- contesta Derek.

-Ho bisogno di sapere qualcosa, sento che mi manca qualcosa e questa sensazione mi sta uccidendo e io non...- non riesco a terminare la frase, perché lui mi interrompe.

-Ti sto proteggendo- confessa arreso.

-Come sarebbe? E da chi?- domando confuso ma Derek china il capo e tace.

-Avrai tutte le risposte che vorrai, ma non adesso, Jared, ho promesso di non dire niente e di proteggerti, anche a costo della mia stessa vita-

-Ma cosa stai...-

-Non sei più al sicuro qui, con noi. Lavorerai ancora con me ma dovrai allontanarti da me-

-Derek, che razza di scherzo è questo? E poi, dove pensi che io vada?-

-Hai presente il mio amico, James?-

-Intendi la spia?- chiedo nella speranza di sapere almeno qualcosa in tutta questa storia,

-Esattamente. Andrai da lui e ti nasconderai lì, sarai abbastanza lontano da non destare sospetti. E a proposito di James, dovrai controllarlo: ogni sua mossa, ogni suo gesto, qualsiasi cosa che fa dovrai dirmela a me, sono sicuro che nasconde qualcosa...-

-Ricapitolando: sono in pericolo per un motivo a me sconosciuto, devo nascondermi a casa di uno a cui devo stalkerare tutto il giorno e far finta che la mia procede a meraviglia?-

-Esattamente e ricorda: mostra a tutti che stai bene, sempre.-

-Perché dovrei farlo?- domando confuso.

-Perché è l'unica maschera capace di nascondere la tua sofferenza agli altri.-

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