II. 𝑻𝒉𝒆 𝒘𝒂𝒚 𝒘𝒆'𝒓𝒆 𝒎𝒐𝒗𝒊𝒏' 𝒍𝒊𝒌𝒆 𝒊𝒏𝒕𝒓𝒐𝒅𝒖𝒄𝒊𝒏𝒈

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" L'inferno non è mai tanto scatenato quanto una donna offesa."
- William Shakespeare

AARON

Non le ho tolto gli occhi di dosso per un momento  da quando l'ho vista entrare dalla porta con quel vestito rosso che le fascia divinamente il corpo...è perfetta, sembra una dea, ha quell'aria altezzosa che la differenzia da tutte le altre donne, non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, d'altronde è a capo della mafia di Miami.

La ragione mi dice che dovrei odiarla, ma qualcosa mi spinge a non farlo.

Quando ho notato che stava per sbraitare contro Hernandez ho deciso di intervenire.

Cazzo, ha ucciso il maggiore dei Ferrara, quasi mi fa paura.
Lei è vendetta, non risparmia nessuno.
Uccide a sangue freddo senza pensarci due volte.
Per questo ho deciso di chiamarla Nemesi...

La porto al centro della pista da ballo e le poggio le mani sui fianchi e lei mi cinge il collo con le braccia, il dj fa partire un lento e noi iniziamo a muovere i fianchi sincronizzando i nostri movimenti.
La guardo negli occhi, nulla, c'è il vuoto nei suoi occhi.
Si è costruita una maschera impossibile da scalfire è quasi mi spaventa quello che si possa celare dietro di essa.
«ti intendi di mitologia?»le chiedo riferendomi al fatto di aver riconosciuto la divinità alla quale l'ho associata.
Lei annuisce debolmente, ha la testa altrove...si vede, sta guardando dei punti precisi nella sala, le stringo i fianchi leggermente più forte
«tutto bene?»lei si avvicina piano al mio orecchio
«non ti guardare intorno, ci sono tre cecchini che ci puntano. Nord, Ovest e sud»
dice per poi allontanarsi, io la guardo negli occhi cercando di capire la sua prossima mossa. 
«coprimi»dice abbassandosi e tirando fuori uno dei suoi coltelli dalla fascia che ha intorno alla coscia.

Guarda un punto fisso dietro di me per poi lanciare il coltello e prendere in pieno la giugulare di uno dei cecchini.

Gli altri due iniziano a sparare e io estraggo la pistola, prendo la mira e ne uccido uno
«CAZZO»urla Victoria dietro di me, mi giro di scatto e la vedo mentre si tiene il braccio dolorante, uccido l'ultimo dei tre cecchini e la prendo in braccio portandola fuori.

La faccio sedere sul sedile passeggero della mia McLaren 720 S, mentre lei sibila di dolore.
Entro nel posto guida e la vedo intenta a inserire due dita dentro la ferita
«cosa stai facendo»dico sciogliendomi la cravatta e legandogliela intorno al braccio per fermare il sangue
«stavo cercando il foro d'uscita...non c'è»dice mettendosi una mano sulla fronte mentre io inizio a guidare verso casa mia.

«dio...che mal di testa»sussurra mugolando
«stai bene?»dico tirandole un'occhiata
«si... è che ho perso molto sangue e ho la pressione bassa, ma sto bene...sono abituata a tutto questo sangue» sussurra l'ultima parte talmente piano che credo di essermelo immaginato.
Si, forse è così.

Arriviamo a casa mia dopo venti minuti ,scendiamo ed entriamo in casa.

Una grande villa tutta bianca, un giardino immenso.
La facciata principale è decorata con colonne corinzie.
I pavimenti sono fatti di marmo nero, è tutto molto elegante e moderno.

La faccio sedere su uno degli sgabelli che si trovano in cucina e vado a prendere il kit di sutura, disinfettante e una bottiglia di bourbon.

Le passo la bottiglia che lei inizia a scolarsi e io disinfetto la ferita
«pronta?»lei annuisce e io inserisco le pinze nella sua carne.
Lei non reagisce,stringe solo leggermente gli occhi.
Dopo un po' riesco a prendere il proiettile e lo estraggo, lei fa un respiro profondo riempiendosi i polmoni di ossigeno.

The Dynasty Of DevilsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora