VII. 𝑰 𝒌𝒆𝒆𝒑 𝒈𝒐𝒊𝒏' 𝒃𝒂𝒄𝒌 𝒕𝒐 𝒕𝒉𝒊𝒔 𝒉𝒐𝒕𝒆𝒍 𝒓𝒐𝒐𝒎

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" Non sono bella, sono soltanto erotica."
Alda Merini

   Halloween 🎃 👻☠️💀🌶️
1 mese dopo...
VICTORIA

Sono in accappatoio quando bussano alla porta.
Margot apre.
«buona sera, amore.» dice Ben entrando.
«buona sera, tesoro.» dico abbracciandolo.
« andiamo a prepararci.»
Saliamo in camera mia e Ben comincia ad arricciarmi i capelli.
« Vick, perché non li tagli un po' questi capelli? Ti arrivano sotto al sedere ormai.»
«non voglio tagliarli. E poi sono l'unico ricordo che mi lega ancora a mio padre, lui me li pettinava sempre.»
Annuisce senza continuare il discorso, e lo apprezzo molto.
Amo Ben, per tante ragioni, ma di più perché capisce come mi sento, non fa domande, rispetta il mio dolore e il mio silenzio.
« oh mio dio, sta sera devo far impazzire Josh.»
Io e Ben quest'anno ci travestiremo da angelo, e angelo nero - anche se il mio non è proprio un vestito -
« aspetta di vedere il mio "vestito"- simulo le virgolette con le dita - »
una volta finito di truccarci e acconciarci passiamo al outfit, Ben indossa un jeans bianco e una camicia velata bianca sbottonata che lo lascia a petto nudo, ali bianche e aureola.
entro in bagno e comincio a vestirmi e una volta finito esco.
« porca troia, Vick. Sei una favola, sei incantevole, stupenda. Ma non sentirai freddo ? Sei praticamente nuda.»
«nahh, il freddo è una condizione mentale, e poi al daemonium fa caldo.»
Effettivamente sono un po' nuda, indosso un completino intimo intero nero di pizzo, auto reggenti nere, louboutin di pizzo nere, ali e aureola del medesimo colore.
Sono praticamente nuda, ma non mi importa.
I capelli scuri sono sciolti e abboccolati che cadono sulla schiena, e metto un cappotto lungo nero di pelle.
Una volta pronti usciamo di casa e saliamo nella mia ferrari Daytona Sp3 rosso fuoco.
Una macchina fenomenale. Un aeroplano. Che va da 0 a 100 in 2,85 secondi. 840 cavalli proporzionati a 1485 kg, con la velocità massima che si attesta sui 350 km/h, praticamente come una macchina di formula 1.
Al mondo ne esistono solamente 599 esemplari dal valore di 3 milioni dollari, di cui una è la mia.
Metto in moto e partiamo.
Una volta arrivati al mio locale - il daemonium - parcheggio la macchina nel parcheggio riservato, ed entro dall'ingresso sul retro, quello che porta al mio ufficio, e Ben mi segue.
« sai se Josh è già arrivato?». Mi chiede.
« ora chiedo.» dico
Mi avvicino al telefono posto sulla mia scrivania e chiamo la reception.
«Si, Miss Reed?» risponde Taylor - la receptionist -
«Tay, sai se Joshua Tempolman, il barista dell'inferno, è già arrivato, ha firmato il cartellino?» dico
« si, sono già arrivati tutti i baristi. Tutti quelli del purgatorio e del paradiso sono qui all'inferno.»
La saluto e attacco.
«si, è già arrivato.»
Annuisce.
Questa sera, dato che il party si terrà all'inferno, tutti gli altri piani saranno chiusi e quindi tutti gli altri baristi lavoreranno all'inferno.
« ci vediamo giù, tesoro.» dice mentre mi bacia la guancia, ed esce dal mio ufficio.
Per queste serate così importanti faccio un ingresso speciale.
Nel mio locale c'è un ascensore di vetro trasparente che porta in tutti i piani.
Entrerò lì dentro e scenderò all'inferno, poi farò il mio ingresso e toglierò il cappotto.
Mi suona il telefono ed è Ben che mi annuncia di poter scendere.

Entro nell'ascensore e premo il pulsante nero con delle piccole corna e una coda rossa. Quello del purgatorio è giallo con il simbolo di un girone, mentre quello del paradiso è celeste con delle ali e un'aureola bianca.
In poco tempo comincia a scendere fin quando non comincio a intravedere le luci e le persone che attendono il mio ingresso per scoprire il mio costume.
« signori e signore, ecco a voi la regina degli inferi.» annuncia ben.
L'ascensore si apre, io esco e salgo sulla pedana dove si trova la console del Dj.
Mi tolgo il cappotto e svelo il mio " costume "
Urlano tutti.
Prendo le cuffie del Dj e le indosso, cominciando ad animare la festa.
Metto canzoni latine, inglesi, spagnole e le remixo.
Farlo non è il mio lavoro, ma mi piace molto. Io e Axel da bambini giocavamo sempre a fare i Dj, ci piaceva così tanto che nostro padre per natale ci regalò una console fantastica. Ricordo che eravamo felicissimi di quella console e quando Henry e Liam provavano a giocarci noi urlavamo e correvamo a dirlo a nostro padre.
Axel era bravissimo. Aveva un talento naturale per fare il Dj, e lo sarebbe diventato se non fosse morto.
Mi ricompongo.
Dopo più di un'ora passo le cuffie al Dj e scendo dalla pedana e mi dirigo verso il bancone.
«Ehi, Ben mi faresti un negroni?» dico
« certo tesoro, arriva subito.»
Mi porge il drink, che bevo in un solo sorso, tanto che sono assetata.
« non sapevo che fossi così brava a fare il Dj, Vick.» dice Ben.
« già, sono piena di sorprese.»
Mi giro verso la pista da ballo e lo vedo...
Se ne sta lì ad osservarmi, seduto su uno dei divanetti rossi di velluto, mentre beve il suo drink.
Le ballerine gli girano intorno mezze nude, ma lui non le guarda.
Guarda solo me.
Mi ha osservato per tutto questo tempo...
Entro di nuovo nell'ascensore e premo il bottone dell'ultimo piano - quello del mio ufficio -
Una volta arrivata mi sbatto la porta alle spalle e mi siedo dietro la mia scrivania.
Squilla il telefono.
« si?» rispondo
« Signorina Reed, c'è un uomo che chiede di lei. Si chiama...»
«fallo salire!» dico prima che lei possa terminare la frase e dirmi il suo nome.
Gia ho capito chi è.
È lui.
Bussa alla porta.
« avanti.» dico
Entra e si siede difronte a me.
« Victoria Reed, da quanto tempo non ci vediamo, un mese, due?»
« mi dispiace, ma non li ho contati.»
Annuisce.
«dove sei stato tutto questo tempo, Davis? Non ti ho più visto per Miami.» gli chiedo.
« mi hai cercato.» dice
« ti sbagli, io non ho cercato proprio nessuno.»
« mhh, comunque sono tornato a New York, mia madre ha avuto un infarto.»
« ha avuto quello che si meritava.» dico.
« cosa?»
« per aver ucciso la mia famiglia.»
« avanti , Victoria, ti credevo più intelligente. Sul serio credi ancora che siano stati loro ad ucciderli?»
« e chi altro sennò?! Dimmelo.»
Resta in silenzio.
Annuisco.
«ti sei risposto da solo.»
«quando smetterai di portare rancore?» ha anche il coraggio di chiederlo?!
«quando avrò ucciso tutta la tua famiglia.«
Esco dal mio studio e sbatto la porta.
Nell'uscire in fretta mi scontro con il corpo di un uomo, è vestito tutto di punto.
Sicuramente non in tema con la festa di Halloween.
«oh, mi scusi signorina Reed, non l'avevo vista.« dice.
«mi scusi lei.» dico.
Mi porge la mano e si presenta.
« sono Lewis Collins. Ero un grande amico di tuo padre.» gli stringo la mano.
Annuisco.
«ora mi scusi signor Collins, devo controllare come procede la festa» si sposta di lato per farmi passare ed entro nell'ascensore.
Premo il tasto dell'inferno con le mani che mi tremano.
Ha anche il coraggio di presentarsi da me.
Di chiedermi quando smetterò di portare rancore.
Mi sento un pò in colpa ad avergli detto quelle cose su sua madre, ma quel che è fatto è fatto.
Non posso tornare in dietro.
Arrivo all'inferno - in tutti i sensi, dato che qui dentro c'è un casino enorme - e mi avvicino al bancone.
Ben è tutto sudato,stanco e sembra incazzato, continua a lasciare occhiatacce a Josh.
« Ben, che ti prende, perché lo guadi così?« gli chiedo.
«Vick,non puoi capire cosa è successo. È arrivata una ragazza, una delle ballerine, e ha cominciato a provarci con lui e la cosa che mi fa arrabbiare di più è che lui non la fermava, anzi ci stava e la assecondava. Mi sonno incazzato, gliel'ho detto e lui mi ha risposto che sono troppo paranoico e geloso, che non è una mia proprietà, che se l'avessi fatto io lui non avrebbe avuto questa reazione esagerata.»
Annuisco.
«sicuramente Josh ha sbagliato, non doveva fare quello che ha fatto, doveva fermarla subito,ma lui non è una tua proprietà e se fa queste cose vuol dire che non ha ancora capito il tuo valore e cosa significa perderti. Smetti di parlargli, tanto tu sarai al paradiso e lui all'inferno, avete turni diversi, non vi incontrerete nemmeno.
Fagli capire che ha sbagliato. Deve assaggiare una piccola parte del perderti e vedrai, tornerà immediatamente da te e implorerà il tuo perdono.» aggira il bancone e corre ad abbracciarmi.
«grazie. Sei la miglior consulente di coppia del mondo, Vick.»
« era Davis, quello che è salito nel tuo studio?» mi chiede.
«si, era lui.» dico girando gli occhi al cielo.
«cosa voleva?»
« niente, voleva convincermi che non è stata la sua famiglia ad uccidere la mia. Le solite cose insomma.»
Annuisce e mi abbraccia più forte.
«sai che puoi contare sempre su di me, vero?» mi chiede.
«si, lo so.»
Ci sciogliamo dall'abbraccio, mi siedo al bancone e gli chiedo un giro di tequila.
« non starai bevendo un pò troppo sta sera?» dice mentre mi serve i due bicchierini e faccio cenno di no con la testa mentre ne bevo uno.
Finisco i miei shot e mi ritiro nel mio studio, sperando che lui se ne sia andato.
Apro la porta e lo vedo. Se ne sta seduto proprio come l'avevo lasciato.
«cosa vuoi, perché sei ancora qui?»
«resterò qui fin quando non ammetterai che anche tu pensi che non è astata la mia famiglia ad uccidere la tua.»
Mi avvicino al piccolo carrello degli alcolici posto nel mio studio, e mi verso un bicchiere di scotch.
Mi siedo dietro la scrivania e prendo tutti i documenti da firmare che mi sono arretrata.
«bene, staremo qui tutta la notte» dico iniziando a leggere i documenti

Alle 5.00 di mattina finalmente finisco  di firmare tutto. Sono stata qui seduta per due ore e mezza a visionare progetti, firmare documenti, finire di progettare il night club che aprirò a Las Vegas, e quello che aprirò a New York, e nonostante tutto lui è rimasto seduto ad aspettare che io finissi senza dire una parola.
Mi alzo dalla poltrona di pelle posta nel mio ufficio, dietro alla scrivania, e mi infilo il cappotto.
«buonanotte, Davis.» dico ed esco dalla porta che sfocia direttamente nel parcheggio riservato e salgo nella mia ferrari per tornare a casa dopo una nottata.
« non lo ammetterai mai,vero?» dice seguendomi. Si piazza difronte alla mia macchina per non farmi uscire dal posto.
«se non ti sposti ti investo.» non si muove.
«Aaron, togliti di mezzo!» urlo
Niente.
«NO! Non lo ammetterò mai!» dico facendo una manovra quasi mortale per scansarlo e uscire dal parcheggio. Anni e anni di pratica nella giuda e guardare la formula 1 sempre hanno di certo aiutato.
Decido di non tornare a casa, ma di andare su una pista abbandonata. Mio padre ci portava sempre qui, prima c'erano i kart, ma ora non c'è più nulla.
Facevamo le gare dove puntualmente vinceva Henry, perché era più grande e riusciva a guidare meglio.
Vado con la macchina sul punto di partenza, i tracciati e le linee sono sbiadite, ma si vedono ancora.
Si vedono ancora i miei ricordi.

«Papààààà, uffa. Io non voglio più giocare, Henry vince sempre.«
«Vicky, è normale che Henry vinca. È più grande, la sua macchina è più veloce, è quella per i grandi.«
«e allora voglio anche io quella per i grandi.«
«va bene, amore. Quando diventerai grande avrai anche tu la macchina come quella di tuo fratello.«

Mi metto in posizione e parto. Raggiungo i 300 km/h in pochissimi secondi e sfreccio sulla pista.
Le moto e le macchine mi aiutano a rilassarmi.
Mi mettono pace.
Sentire il motore che romba mi anestetizza.
Anestetizza i miei pensieri, non mi fa sentire più niente.
Non mi fa sentire più il dolore.
Dopo un'ora passata a correre decido di tornare a casa.
È ormai mattina, a casa mia staranno già preparando la colazione.
Entro in casa e mi precipito subito nel bagno in camera, chiudo la porta a chiave e riempio la vasca di acqua gelida.
Mi sfilo solo le scarpe e mi ci immergo, tutta.
Fino alla testa.
Resto senza respirare per minuti interi.

Non risalire.
Non respirare.
Resta così.
Li raggiungerai.

Li vedo.

«Vicky, sei qui. »
Mi porge la mano mio fratello Axel e io cerco di afferrarla.
«Victoria, afferra la mano di tuo fratello.» dice mio padre.
La forza mi abbandona.
« papà, non ce la faccio. Non ci riesco.»
«Vicky, afferra la mia mano, vieni da noi...»
«n-non posso.»
Risalgo.
Cazzo.

Esco immediatamente dall'acqua, spaventata.
Ho perso i sensi per qualche minuto.
Ho rischiato di morire. Di nuovo.
Mi metto l'accappatoio e vado davanti allo specchio e appoggio le mani sul lavabo.
« ti farò soffrire Davis, come tu hai fatto con me. »
Fosse l'ultima cosa che farò.

SPAZIO AUTRICE:
Cari lettori, spero che questo capitolo vi piaccia.
E se vi va lasciatemi una stellina e seguitemi per proseguire la storia tra Vicky e Aaron.
Al prossimo capitolo.
🖤

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