Il calore del sole

31 2 1
                                    

1770
Massachusetts


Avevo percorso il fiume per qualche miglio, fino a quando l'odore di carbone e salsedine era divenuto lontano, sostituito da quello selvaggio della foresta. Sul sentiero, non avevo trovato nulla se non alberi e, quando il sole infine era sorto, avevo dovuto cercare riparo fra i loro rami più fitti. Con la schiena appoggiata al tronco di una betulla nera e un libro fra le mani, ero rimasto sulla sponda, in attesa che giungesse la sera.

Quando arrivò mezzogiorno, e ormai credevo di aver perso il mio tempo correndo dietro ai ribelli, Calian emerse dalla vegetazione sul lato opposto del fiume. Lo riconobbi subito: indossava ancora la striscia di tessuto in vita, due piume fra i capelli e la pittura da guerra. Era disarmato. Dopo avermi rivolto un cenno, si immerse in acqua fino all'ombelico, ma, invece che venire da me, si fece il bagno. Si slegò i capelli e ne sciolse i nodi, poi si immerse completamente e sparì sotto la superficie.

Provai a concentrarmi sul libro, ma, dopo qualche tempo, sollevai di nuovo lo sguardo curioso per cercarlo.

Calian aveva attraversato il fiume e si era fermato al sole, a qualche metro da me. Le gocce d'acqua gli scivolava addosso e sul viso aveva l'entusiasmo di un bambino. «Hai sentito?»

Abbassai il libro e tesi l'orecchio. Da lì a mezzo miglio di distanza, solo lo scorrere dell'acqua, il fruscio delle foglie e il battito veloce di Calian, il suo sangue che scorreva nelle vene.

Scossi la testa.

«Gli uccelli non cantano,» disse, muovendosi cauto verso di me. «La foresta tace quando ha paura.» Mi guardò la bocca, dove i denti appuntiti si scorgevano di certo tra le labbra socchiuse.

Forse, a turbare la sua foresta era la mia presenza.

Il suo sguardo si spostò sul fiume. «Gli anziani dicono che solo gli dèi e i demoni spaventano la terra, che ella parla con loro e a noi di loro.» Piegò le gambe per mettersi alla mia altezza. La sua pelle nuda aveva iniziato a distendersi. I muscoli tonici si contraevano a ogni respiro. «Ma io,» appoggiò i palmi nell'erba, «la sento parlare solo di libertà.»

Sospirai. «Qualsiasi cosa questa terra abbia da dire, io non sento niente.» Finsi di ricominciare a leggere.

«Tutto ciò che nasce da lei è suo figlio, anche tu.»

Girai la pagina. «Questo è quello che dicono i tuoi dèi?»

«Lo dicono i miei occhi.»

Ogni volta che il mio sguardo si posava su di lui, la meraviglia mi coglieva impreparato. Calian era seducente, bruciante di energia e passione.

«E cosa ti fa credere che io sia una creatura di questo mondo?» gli chiesi.

«Beh, devi nutrirti come tutti noi, cammini sulla terra, la tua mente apprende.» Batté la mano sul libro. «Hai desideri,» aggiunse con un sorriso. «Se sei venuto qui, oggi, significa che ne hai. Sei vivo come lo sono io e sei figlio della terra, del vento e del sole come tutti noi.»

«Forse un tempo,» dissi, «ma non più.» Mi arresi all'evidenza: non mi avrebbe concesso nessuna tregua.

«Ti ricordi la sensazione del sole sulla pelle?» mi chiese all'improvviso. Sulla pelle ambrata di Calian erano ormai asciugate anche le ultime gocce d'acqua.

«È passato molto dall'ultima volta, temo di averlo dimenticato.»

«È molto triste.» Calian si incupì. «Per quanto la notte e l'ombra siano parte di questo mondo, non dovrebbero mai diventare quello di nessuno. Le tenebre possono essere una prigione, non credi?»

La linea netta tra luce e ombra ci separava, un muro insormontabile. Fra me e lui esisteva un universo intero che mai sarebbe stato colmato.

Calian però non sembrò curarsene. Si alzò di scatto e, senza preavviso, si mise a cavalcioni su di me. Con un'espressione a dir poco determinata, mi sbottonò la camicia e si premette contro il mio petto.

«Ascolta,» mi disse a bassa voce, mentre cercava di cogliere un suono, «anche il tuo cuore ha paura.»

Il contatto mi fece esalare un respiro e riaccese la mia memoria. Bracciali roventi, pietra infuocata sotto ai piedi e sulla pelle... Calian era caldo come il sole stesso.

«Come ti chiami?»

«Olrox.»

«Combatti con noi, Olrox,» mi implorò, stretto a me, «ho visto cos'hai fatto al molo e so che farai la differenza in questa guerra. Vale la pena di combattere per la libertà, il fiume, la foresta e il sole.»

Il calore iniziò a dissiparsi, ma Calian si premette più forte, il suo respiro sul mio collo.

«Perché dovrei combattere per qualcosa che non posso avere?» gli chiesi.

Calian si sollevò appena, tenendo i palmi sul mio petto. «Quando capirai il significato di libertà, anche per te ogni giorno in cui un uomo vivrà da schiavo sarà un giorno di troppo.» Quando mi sfiorò le braccia, persi la capacità di oppormi a lui. Non che avessi mai voluto farlo.

A distogliere la mia attenzione fu il canto di un uccello che, rotto il silenzio della foresta, incoraggiò tutti gli altri a ricominciare la loro canzone.

Nelle acque del fiume, il corpo di un soldato inglese galleggiava, trasportato dalla corrente. Io e Calian lo seguimmo con lo sguardo mentre si incagliava nelle fronde di un albero, lottava con i suoi rami e continuava a galleggiare verso il mare.

«Ah, anche la guerra spaventa la foresta,» mormorò Calian, «ma quanto finisce, gli uccelli tornano a cantare.»

«Perché combatti con i coloni?» gli chiesi. «Non solo loro che ti hanno portato via la tua terra?»

«Sono stati loro e il loro dio.» Calian si corrucciò. «Ma ora lottano per la nostra stessa causa e si meritino una seconda possibilità. Tutto arriva alla sua destinazione, prima o poi, questo è l'ordine naturale delle cose. Noi possiamo solo decidere di seguirlo o provare a ritardarlo, ma l'unica cosa che cambierà sarà il nostro corso, non quello del fiume.»

Per un essere umano, il discorso era di certo valido. Ma io ero un vampiro ed era tempo che il mio corso si era interrotto, intrappolato in un'eternità senza destinazione.

«Non combattiamo per avere qualcosa in cambio,» mi disse Calian, rispondendo inconsapevole mentre ai miei pensieri, «lo facciamo perché è la cosa giusta da fare, perché è in quella direzione che il fiume scorre.» Poi, si abbassò e mi guardò negli occhi da una distanza davvero ridicola. «Ma per quanto riguarda il calore del sole,» disse, «lo potrai avere ogni volta che vorrai.»

Le mie obiezioni svanirono tutte fra le sue labbra infuocate.

Castlevania: Figlio del SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora