1780,
MassachusettsUn urlo mi aveva condotto in cima al promontorio, un terrazzo naturale dal quale si vedeva l'intera pianura, divisa in due dal fiume.
Il vampiro, stagliato nella luna piena che tramontava nelle cime degli alberi, era a petto nudo, con la schiena curva, i canini affondati nella spalla della sua vittima, in uno squarcio nell'uniforme. Il giovane soldato inglese doveva aver lottato, ma adesso era abbandonato a quel bacio fatale, gli occhi rivoltati indietro e un sospiro rauco fra le labbra.
Era una scena immobile, ma carica di violenza. L'odore del sangue soppiantava quello della foresta. Fremetti al pensiero di assaggiarlo.
«Dobbiamo andare,» dissi, trattenendo l'istinto, «manca poco.»
L'abbraccio si sciolse, il bacio si interruppe e con lui ogni poesia. Il soldato cadde a terra con un rantolo.
«Lo sento.» Gli occhi di Calian brillarono di verde smeraldo. Le pupille serpentine sembrarono trafiggermi. «Il mio corpo freme ancor prima che il sole sorga.» Si chinò per strappare qualcosa dalle mani al soldato.
«Perché allora ti trattieni tanto a lungo quassù?»
Calian si inginocchiò al limitare della foresta. Nella mano tesa, aveva due piume stropicciate, tenute insieme da una perlina d'oro e qualche capello nero. «Riprendete,» disse.
Una donna e una ragazza avevano trovato riparo fra i cespugli, strette una all'altra, con i visi contorti e lacrime silenziose sulle guance. La veste della giovane, strappata fino alla vita, raccontava una storia antica, che avevo visto un milione di volte prima di allora.
«Avanti, non abbiate paura,» ripeté Calian, «non vi farà più del male.»
La donna affondò le dita nella terra e scagliò una pietra che colpì il viso di Calian. Poi, prese per mano la ragazza e insieme corsero nella foresta, dietro la quale il sole iniziava a sorgere.
Calian si passò la mano sulla guancia, poi strofinò il suo sangue fra due dita. «Hanno paura di me.»
«Hai fatto una buona azione,» gli dissi. «È stato solo l'istinto a farle fuggire.»
Lasciò che il vento portasse con sé le piume. «Persino la mia gente mi teme.» Stava rimuginando di nuovo.
«Sei morto per loro, ma lo hanno già dimenticato.» Attesi che si alzasse, poi mi avvicinai a lui e lo convinsi a guardarmi. «Ti vedono uccidere, nutrirti di sangue... ai loro occhi sei un demone e i demoni sono nemici degli uomini. Anche questo è l'ordine naturale.»
«Io non fuggii di fronte a te, la prima volta.»
Gli sollevai il viso. «Tu non sei mai stato come gli altri. Avevi ragione: tutti abbiamo un ruolo, anche noi vampiri. A volte, però, dobbiamo essere in grado di capire qual sia il nostro, che ci piaccia o meno.»
Calian comprese subito il significato delle mie parole. Si sottrasse a me e si voltò di spalle. «Io so qual è il mio ruolo.»
«Combattere per la gente che ti lancia le pietre, che ti spara?» Quante volte avevamo discusso, da quando si era risvegliato con il mio sangue nelle vene. «Cosa pensi che diranno quelle due donne quando torneranno al villaggio? Che lei hai salvate da un mostro o che il mostro eri tu? Verranno a darti la caccia ancora una volta. Ti hanno ucciso per il colore della tua pelle, pensi che non lo faranno perché sei un vampiro?»
Calian contrasse i muscoli della schiena. «Nessuna delle due cose è stata una mia scelta.»
«È vero,» mormorai, «ma devi accettare quello che sei. È tempo di ritirarti e lasciare questa guerra ai vivi.»
Calian si guardò la mano. «Io sono un mostro,» disse, stringendo il pugno, «ma posso scegliere come usare questo potere. Vincerò la guerra per la mia terra e poi per quelle che verranno, oltreoceano.»
Solo il pensiero mi estenuava. Erano anni che combattevamo per la causa. Li avevamo trascorsi a fronteggiare inglesi, coloni, lealisti, esseri umani. Sembrava che il mondo fosse contro di noi e, a dirla tutta, quella libertà che avevamo assaporato era un ricordo lontano.
«Le nostre azioni fanno parlare, tu fai parlare,» gli ricordai. «Un vampiro con il potere di un dio che uccide soldati in nome della rivoluzione. Dozzine di cacciatori di vampiri continuano a giungere a Boston. Sembra che fra loro ce ne sia una molto potente, una Belmont.»
«Non sarà diversa dagli altri.» Calian camminò fino al bordo del precipizio, dove l'aria rischiarava e si scaldava per la vicinanza del sole.
«Esatto. Non si domanderà nemmeno da che parte stai nella rivoluzione, cercherà di ucciderti per quello che sei.»
«Non ho paura, ho una missione da portare a termine, un dovere.»
Mi sfuggì una risata. «Pensi davvero di poter eliminare ogni lealista sulla faccia della terra?»
«Perché no, Olrox?» Calian sollevò lo sguardo e ispirò dal naso. «Ogni lealista, ogni re, ogni dio... ho il potere per eliminarli tutti. Anche il tempo mi è a favore, ho un'eternità davanti. Una volta combattevo per il sole, il vento, ora per le stelle e la luna. Che differenza fa? Il fiume è sempre lì.» Abbassò lo sguardo sulla pianura. «Lo seguirò fino a quando non giungerò alla sua fine.»
«E quando ci sarai riuscito cosa farai?» Avevo già scorto la risposta nel suo sguardo, da tempo, ma avevo bisogno di sentirglielo dire.
Calian chiuse gli occhi mentre le prime nubi si tingevano di rosa. «Vengo qui tutte le mattine. La qualità dell'aria cambia, quando il sole sta sorgendo. L'istinto mi dice di fuggire prima che mi sfiori.» Mi guardò di profilo e mi sorrise, malinconico. «Ma un giorno, quando avrò concluso il mio compito, lo sentirò sulla pelle.» Il vento gli scompigliò il ciuffo di capelli, che gli finì davanti al viso. «Sarai con me, Olrox?» mi chiese, voltandosi. «Mi piacerebbe pensare che sarai al mio fianco a sentire quel calore un'ultima volta.»
«Smettila.» Lo afferrai per il polso e cercai di trascinarlo indietro, al riparo. «Vieni, è pericoloso stare qui.»
L'alba aveva iniziato a far impallidire la luna. Le ombre degli alberi sul promontorio si schiarivano sempre più.
«Non mi serve il sole, se ci sei tu con me,» gli dissi. Ma la sua pelle era gelida, gli occhi spenti. «Non ti voglio perdere, non dopo quello che ho dovuto fare per tenerti con me.»
L'euforia si dissolse sul suo viso e Calian si divincolò dalla mia presa.
«Sai, credevo davvero che tu potessi capire,» mi disse, «ma, anche ora che abbiamo lo stesso sangue nelle vene, non sei come me, non lo sei mai stato.» Nel suo tono c'era una punta di veleno. «Mi raccontasti di aver vissuto nella solitudine, nell'abbandono, di non aver mai conosciuto la libertà e aver visto il tuo popolo morire. Ma cosa facesti per impedirlo? Nel momento del bisogno, abbandonasti la tua gente e scegliersi la vendetta.»
«Non ho mai creduto nella libertà,» ammisi, «ma dopo averti conosciuto ho lottato al tuo fianco per lei. Ora è arrivato il momento di accettare le cose come stanno: se proseguirai su questa via troverai solo la morte. Non è più la tua battaglia.»
«Di certo, non è la tua,» ribatté Calian. «Nella rivoluzione non c'è spazio per i vigliacchi.»
Non mi aveva mai parlato con tanto astio. «Ma non capisci?» gemetti. «Se ti accadesse qualcosa, questa volta non potrei aiutarti.»
«Sei tu a non capire.» I raggi gli sfioravano ora i capelli che crepitavano in piccole braci. «Sono morto da un pezzo ed è ora che tu smetta di decidere il mio destino.» Un instante prima che il sole gli sfiorasse la nuca rasata, Calian fece un salto nel vuoto e si trasformò in fumo nero che corse sulle cime degli alberi.
Restai al riparo nell'ombra della foresta, con le parole che non ero riuscito a dirgli sulla punta della lingua. Non gliele potei confessare mai.
Negli anni successivi, tornai molte volte in quel luogo, per sentire l'alba e immaginare come sarebbe stato finire la nostra storia nello stesso modo nel quale era iniziata; insieme, io e lui, in un abbraccio caldo come il sole.
Accetterei anche le fiamme dell'inferno, pur distare con te.
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Castlevania: Figlio del Sole
Fanfiction"Ci sono demoni che erano dei, altri lo sono ancora." Nato nel sole, vissuto nell'ombra: storia originale sulle origini di Olrox, il vampiro di "Castlevania: Nocturne" e il suo rapporto con Mizrak