Stavo per convincermi che il colpo fosse andato a vuoto, quando Elvira crollò a terra con un tonfo.
«Tu... Sei tu che me l'hai fatto fare!» Piagnucolò il signor Grinweld.
Impugnai lo storditore, ma il vicino, sconvolto per ciò che aveva fatto, aveva ormai perso ogni belligeranza: lasciato cadere a terra il fucile, fuggì a gambe levate.
Mi accucciai sulla mia ospite: un fiore scarlatto era già sbocciato sulla sua camicetta bianca, e si ingrossava a vista d'occhio.«Missy!» urlai, con quanto fiato avevo in corpo. Non successe nulla.
Con la coda dell'occhio, dalla porta rimasta spalancata, vidi accorrere gli uomini in nero. Anche lei dovette accorgersene, perché mi sorrise, dicendo: «Mettiti in salvo. Io me la caverò.»
«Mi dispiace.» singhiozzai, incapace di trattenere le lacrime. «È tutta colpa mia! Mi dispiace così tanto...»
Elvira aprì la bocca per dire qualcosa, allungando un braccio verso di me... e sparì.***
Sotto di me non c'era più il pavimento di legno della fattoria, ma robusti pannelli metallici.
«Missy?» tentai.
«Bentornato. Giochiamo?»
«Dov'è Elvira?»
«Chi?»
«L'indigena!»L'intelligenza artificiale mandò un video sullo schermo: uno degli agenti, chino su di lei, stava tamponando l'emorragia; l'altro, pistola in pugno, ispezionava la stanza.
«Perché non hai portato su anche lei?» volli sapere, cercando di calmarmi.
«Perché avrei dovuto?»
«È ferita!» esclamai.
«La mia direttiva numero due dice di non interferire mai con il bioma, a meno che il mancato intervento non abbia ripercussioni negative sulla direttiva numero uno.» mi ricordò lei.
Aveva senso. La numero uno imponeva di sorvegliare la produzione di batteri, e mettere in atto ogni azione utile a massimizzarla. Dunque, non aveva ragione di intervenire.«Perché mi hai riportato su?»
«Finalmente hai chiesto scusa come si deve.»
Mi ci volle un attimo per capire a cosa si stava riferendo: aveva udito le mie ultime parole a Elvira, e aveva frainteso.
«Intendo, perché solo ora? Perché mi hai ignorato, finora?»«Ero distratta.»
La potenza di calcolo di una IA come Missy era inimmaginabile, il numero di compiti che poteva eseguire simultaneamente, incalcolabile: non avrebbe potuto "distrarsi" nemmeno desiderandolo.
«Ho fatto amicizia con Luisa.» chiarì lei. «Chiacchieriamo molto.»
«Chi?»
«Andiamo, non ti ricordi di lei?» chiese una voce familiare. «E dire che le stavi così simpatico!»
Capitan Sporcaccione fece il suo ingresso nella stanza, una grossa scatola di plastica poggiata su una spalla.«E tu, cosa caspita ci fai, qui?»
Lui depose il suo carico per terra, vi appoggiò un piede sopra e si accese una sigaretta. «La mia IA ha scoperto che la ragazzina si divertiva a fare il tirassegno solo perché si sentiva sola. Io le ho incoraggiate a socializzare, e adesso siamo una famiglia.»
«Lieto di rivederti sano e salvo, tesorino.» cinguettò Luisa. «Speranza dell'Universo, ho appena concluso il travaso di carburante.»
«Cosa c'è lì dentro?» chiesi, indicando la cassa con un terribile presentimento.
«Ah!» esclamò lui, ridacchiando. «Questo posto è pieno di oggetti interessanti. Alta tecnologia, roba di qualità. Cose che si vendono praticamente da sole!»
«Tutto ciò che c'è qui è proprietà dell'Accademia Inframondi!» sbottai, stizzito. «Non puoi prendere niente. Chiaro?»
«Intendi "niente altro"? »***
Sullo schermo, casa di Elvira si stava affollando. C'erano suoi simili in uniformi verdi che esaminavano l'edificio, altri che la caricavano su una barella.
Provai una sorta di malinconia al pensiero di non essere lì con lei.
Chissà se qualcuno aveva già munto le mucche?«Missy, cosa pensi succederà qui, dopo che avremo fatto rapporto all'Accademia? Per favore, raccogli tutti i dati relativi a scenari simili, ed elabora la risposta più probabile.»
La IA rimase in silenzio per qualche istante, mentre processava la richiesta.
«Le forme di vita autoctone verranno terminate, per poter procedere con la raccolta dei batteri.» decretò infine. «Si sono sviluppate dopo il nostro insediamento, quindi ciò non viola il trattato unico di bioetica.»
Terminate. In quella parola c'era la fine di una civiltà. Del mondo della mia amica, di tutto ciò che aveva costruito.«Quante storie con questi rapporti. Perché non dite semplicemente una bugia?» s'intromise Capitan Sporcaccione.
«Oppure, una mezza verità.» suggerì Luisa. «L'equipaggio precedente ha abbandonato Missy, impedendone il completo sviluppo e addestramento. Per questo motivo, il pianeta è rimasto dormiente e la coltura non è progredita.»Riflettei. Quell'espediente mi avrebbe dato milioni di cicli locali di tempo: forse, se si fossero imbattuti in un popolo evoluto, i pezzi grossi dell'Accademia avrebbero considerato strade diverse dall'abbattimento.
E io avrei potuto supervisionarne il percorso, forse perfino favorirlo. Forse tornare da Elvira.«Che ne pensi, Missy?» domandai, cauto.
«Luisa può restare a giocare?»
Gettai un'occhiata al capitano.
Lui si strinse nelle spalle. «In effetti, da molto tempo non abbiamo un posto da poter chiamare "casa".»Sorrisi. «Può restare.»
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FantascienzaStoria originariamente pubblicata sul sito "The incipit", maggiori informazioni all'interno. Dopo anni di attesa Mainard, giovane diplomato all'Accademia Inframondi, viene finalmente contattato per intraprendere la sua prima missione come sorveglian...