17.Autorità
-Ti odio quando fai così. -pensò inizialmente di dirlo con tono più delicato, eppure le uscì con così tanta asprezza che si sorprese anche lei.
Il ragazzo alzò un sopracciglio, confuso da quella risposta così acida.
-Così come? -
La ragazza si alzò di scatto dal letto, ignorando quell'improvviso giramento di testa che la colpì proprio in mezzo alla stanza, e si diresse verso il bagno.
Sbatté la porta dietro di sé con così tanta forza da fare tremare il pavimento, poi si buttò addosso la crema struccante sul viso, sperando di togliere tutto quello che si era spalmata addosso.
-Ma che ti prende? -aveva il tono stizzito, probabilmente non si aspettava una reazione del genere da parte sua, nonostante fosse bella che brilla.
Dall'altra parte della porta però, il tono era ovattato e l'umore dell'acqua faceva sì che la voce del ragazzo non fosse del tutto udibile.
-Niente! -ribatté alle sue parole, lanciandosi sul viso un'ingente quantità d'acqua e guardando il nero scorrere giù per il tubo del lavandino. Non sapeva se sputargli tutto addosso o meno. Era combattuta, forse era meglio stare zitta.
-Ma, Hayami. -appoggiò la mano sulla maniglia della porta, e la tirò giù, ma prima che potesse aprirla del tutto la ragazza la fermò con un piede.
-Sono nuda! -urlò. Non era vero, era perfettamente vestita, ma sapeva che quello sarebbe stato abbastanza per farlo fermare.
La porta, infatti, non si aprì.
-Ti vedo, so che sei vestita. -borbottò, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi alla parete a fianco all'uscio.
-Hai degli occhi o dei raggi-x fammi capire. -prese l'asciugamano e si asciugò il viso, guardandosi poi allo specchio alla ricerca di rimasugli di trucco.
Detto quello, aprì la porta di scatto e, senza accorgersene, sbatté contro il petto dell'albino.
Alzò lo sguardo e lo trovò già a fissarla. Senza benda, senza occhiali.
I suoi occhi azzurri brillavano illuminati dalla luce artificiale proveniente dalla finestra, rendendolo più autoritario di quello che era realmente.
Sul suo viso era increspata una smorfia seria, sembrava quasi arrabbiato, ma forse era solamente indispettito.
-Devi fare sempre tutto da solo, eh? Chissà cosa sono venuta a fare qua a Tokyo! -alzò la voce senza rendersene conto, la lingua le era sfuggita finalmente e il libro si era aperto, ma il ragazzo non si scompose. La continuò a guardare con quell'espressione seria. -Non ti rendi conto di nulla. - mantennero entrambi lo sguardo l'uno sull'altro.
La ragazza si convinse che quella sensazione di vuoto nello stomaco fosse dovuta all'alcol, nonostante sapesse perfettamente che quella fosse la stessa che aveva avuto la prima volta che aveva guardato negli occhi Satoru.
Lui la osservò attentamente prima di rispondere, si soffermò sui suoi occhi prima di tutto, poi sulle sue guance, poi sulle sue labbra, increspate all'ingiù per via del disappunto che in quel momento provava.
Sicuramente l'alcol l'aveva aiutata in quell'improvviso accanimento, ma era convinto che fosse qualcosa di latente.-Pensi di avere tutto sulle tue spalle, ma esistono anche gli altri! Cosa pensi che stiano facendo Yuji, Megumi...Nobara? Per cosa si stanno allenando secondo te?! -
Subito dopo, sentirono dei colpi arrivare dal soffitto. Aveva esagerato nel tono della voce e qualcuno si stava, giustamente, lamentando.
-In più hai deciso di fare questa stupida vacanza, come se una banda di chissà quante maledizioni e stregoni neri non ci stesse aspettando per attaccare in qualsiasi momento. -nonostante provò a contenersi, il tono rimase comunque abbastanza alto da dare fastidio. Infatti, dopo quel primo colpo ne susseguirono altri provenienti da altre stanze. -Hanno le dita di Sukuna! Se riuscissero a prendere Yuji e a fargliele ingoiare tutte, non siamo sicuri che lui possa reggere una cosa del genere! -
Un guizzo nella mascella del ragazzo dimostrò il suo stato emotivo in quel momento.
Era nervoso e, nonostante i suoi occhi fossero completamente vuoti in quel momento, il resto del suo corpo stava cominciando a dare dei chiari segnali.
-E se per puro caso tu non ci fossi in quel momento, chi lo gestirebbe? Non puoi essere ovunque! -prese un enorme respiro. Aveva sparato tutte quelle parole e frasi a macchinetta, senza prendere fiato una sola volta. Era rimasta completamente a secco. -Sei il più forte, ma non sei omnipresente. -
Poi, silenzio.
Nessuno si era mai accanito su di lui in quel modo, nessuno aveva mai osato parlargli così o anche solamente dubitare della sua forza.
Gli dava incredibilmente fastidio. Eppure, lui non era un tipo che rispondeva facilmente alle provocazioni, soprattutto quelle verbali.
Il fatto però che lui fosse eccezionalmente infastidito da quella situazione, non poteva nasconderlo.
Con due dita, prese il mento della ragazza e lo alzò verso il suo viso, avvicinandolo pericolosamente.
-Farò finta che tutto quello che è appena uscito dalle tue labbra sia l'effetto dell'alcol, anche se di questo ho i miei chiari dubbi. -
La ragazza rimase completamente immobile, il suo sguardo affilato le stava completamente scrutando l'anima, facendole provare una sensazione di disagio tremendo. Si sentiva letteralmente nuda. Il tono invece autoritario e cupo le fece quasi paura. Non aveva mai visto Satoru sotto quella luce, non pensava sarebbe mai accaduto.
Era seccato e la sua pazienza stava vacillando come mai prima d'ora.
Mosse il suo viso esattamente come voleva lui, prima a destra, poi a sinistra, scrutandolo attentamente come per controllare qualcosa.
-Non alzare più il tono della tua voce con me, sia chiaro. - era passato al tono arrogante. Non capiva, sembrava una persona totalmente diversa.
Si avvicinò ancora di più a lei, talmente tanto che tra le loro labbra poteva passare solamente poco più di un mignolo. -Anche se mi hai fatto eccitare. -
Per un momento sentì le gambe molli e ringraziò mentalmente la mano dell'uomo che le teneva il viso. Sembrò quasi tenerle su interamente il suo corpo.
Era come aver premuto un bottone di switch, era diventato una persona completamente diversa.
Oppure, lui era sempre stato così e semplicemente non lo aveva mai mostrato.
Non seppe dire immediatamente se le piacque o meno quell'atteggiamento, seppe solo ascoltare la reazione del suo corpo sotto di lui.
-Che c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua? -
-Gojo... -
-Oh, siamo tornati al cognome? Come ai vecchi tempi? -quel tono di superiorità, di beffa che aveva. Lo stava odiando.
Provò a spingerlo via da sé, con tutta la sua forza, ma non riuscì a muoverlo di un millimetro. -Stammi lontano. -ringhiò.
Lui non la ascoltò, anzi continuò a muoverla a suo piacere come se fosse un pupazzo.
-Non sopporto chi mi urla addosso o chi prova a mettermi i piedi in testa, spero di essere stato chiaro. -
La ragazza non rispose, lo guardò semplicemente negli occhi con sfida. Stava facendo la scelta sbagliata, si stava mettendo nei guai.
Un'altra parte della sua mascella guizzò sotto la pelle quando provò a scappare dalla sua presa. La agguantò per un polso, stringendolo più di quello che in realtà si aspettava e la riportò al suo posto. -Che credi di fare? - strinse e strinse ancora di più.
Quando lo guardò negli occhi si spaventò, non lo riconobbe. Sembrava quasi provare...piacere?
-Mi fai male. -lo avvisò la ragazza, guardando prima il braccio poi lui.
Non sembrò importargli.
-Satoru. -lo richiamò.
A quel punto le ossa cominciarono a fare un rumore spiacevole sotto la sua mano.
Accadde senza accorgersene.
Tutto il corpo dell'uomo si fermò, completamente congelato. Poi la presa allentò, lentamente, quasi come se ogni dito stesse pensando a come muoversi e non fosse un'azione volontaria.
Una volta completamente sciolta la presa, fece un passo indietro, poi un altro. Così da essere ad una distanza giusta per essere di sicurezza.
L'espressione dell'albino era totalmente incredula, sconvolta.
Quei movimenti non li aveva fatti lui.
-Che diavol-
-Esci, o ti faccio uscire io. -

STAI LEGGENDO
꧁Kissing Your Eyes ꧂ 「Gojo Satoru」
Fanfic『Odiava quella benda, la odiava terribilmente, e lui lo sapeva molto bene. La teneva inizialmente per farle un dispetto; voleva darle fastidio perché lo incuriosiva. Lei voleva dimostrargli qualcosa, lui voleva solamente fare il suo lavoro. Eppure...