ღ5°Capitoloღ - Kamo

541 29 0
                                    

5.Kamo

-E tu che ci fai qui? -stava passeggiando al di fuori dell'istituto e all'improvviso si era ritrovata davanti l'unica persona che avrebbe voluto fare a meno di vedere per almeno la sua intera vita.
Aveva già sentito dire in giro per l'istituto che quel giorno sarebbero arrivati alcuni dei ragazzi di Kyoto per parlare della questione dello scambio più approfonditamente con il preside, ma non pensava di incontrare proprio l'unico che aveva intenzione di evitare.
Stava facendo una strada secondaria proprio per quello.
-Neanche mi saluti? Sei partita ormai da qualche settimana. -il ragazzo sorrise, tenendo strettamente gli occhi socchiusi. Quegli occhi che assomigliavano tanto ai suoi.
-Come se noi avessimo qualcosa da dirci. -provò a superarlo, evitando così una conversazione ancora più lunga, ma il ragazzo si parò davanti a lei immediatamente, fermandola. Lo vide subito dal suo ghigno che non aveva per niente intenzione di lasciarla andare così facilmente.
-Oh, noi abbiamo molto da dirci in realtà. -ridacchiò divertito e alla ragazza vennero i brividi.
Non le piaceva per nulla quella sua espressione. -Cosa vuoi, Noritoshi?- pronunciò il suo nome come se stesse pronunciando una bestemmia e lo sputò con così tanto schifo che si meravigliò di sé stessa.
Improvvisamente la sua espressione diventò seria e la ragazza avvertì immediatamente l'aria pesante che si creò.

-Mio padre è morto. -iniziò lui, la voce vuota, senza alcun tipo di sofferenza al suo interno, veramente inquietante. -E io sono l'erede. -
Hayami corrugò le sopracciglia. Non sapeva dove volesse andare a parare. -E quindi? Vuoi un bacetto? –
-Non scherzare Hayami, ci sei anche tu dentro. -la guardò allontanarsi da lui, tenendola ben sott'occhio, controllando che non se la filasse. Certo, la morte del capo famiglia Kamo era sicuramente una bella disgrazia, non sicuramente per lei, ma per i membri rimasti dentro.
-In realtà ne sono fuori e anche da un bel po'. -lo disse soddisfatta, proprio perché ci aveva messo così tanto impegno per uscirne che aveva voluto sottolineare la cosa.
-Ecco, a proposito. - un sorriso gli spuntò sulle labbra. -Sei stata riammessa in famiglia, cuginetta. -
La ragazza ebbe un evidente tuffo al cuore e questo lo mostrarono chiaro e tondo i suoi occhi, completamente spalancati. Istintivamente, lo prese per il colletto e lo trascinò a due centimetri dal suo volto. -Che cosa hai osato fare? -quello che uscì dalla sua gola fu più un ringhio che delle parole. -Sei completamente impazzito? -
-Non capisco perché te la prenda così tanto, è un onore tornare nella nostra famiglia. -alzò le mani davanti a lui come per volere mantenere una certa distanza da lei, anche se in quel momento era palesemente impossibile.
-Onore? Quale onore deve avere una famiglia maledetta? -a quel punto stava urlando. Solitamente era una persona che si manteneva tranquilla, eppure quell'argomento la toccava più di quanto avrebbe voluto realmente.
-Ancora con questa storia della famiglia maledetta, tu non ti rendi conto dell'enorme potere che ti è stato dato. -
Lo lasciò dal colletto, spingendolo all'indietro e facendolo cadere per terra.
-Me ne rendo conto perfettamente, così tanto da inventare una tecnica nuova per non utilizzarlo. -
Noritoshi sembrò completamente sconvolto da quella notizia, come se non ne sapesse nulla. -Tu hai fatto cosa? -
-Perché pensi che la nostra famiglia mi abbia rinnegato? Perché non facevo quello che dicevano loro? Avrebbero perso troppo. -sbatté le mani contro di loro come per togliere i rimasugli di quel ragazzo da sé, come se fosse sporco. In un certo senso, per lei, lo era. -Puoi pure ripudiarmi di nuovo, mi faresti un enorme favore. -detto quello, se ne andò, lasciandolo completamente inerme seduto sull'asfalto.
Aveva fatto un enorme errore a voler anche solo intraprendere una conversazionecon lui, l'aveva solamente fatta arrabbiare e, con lei, la sua aura malefica siera destabilizzata.
Prese un enorme respiro e, con calma, provò a buttare fuori tutta l'aria. Con la mano destra strinse il gomito del braccio sinistro in una specie di abbraccio, sperando di calmarsi il più in fretta possibile.
Sentiva ribollire il sangue nelle sue vene, la conta dei globuli rossi era appena salita per via del cuore che pompava a manetta, e lei lo percepiva perfettamente.
Lo odiava.
Si fermò in mezzo al sentiero, tra l'ufficio del preside e il dormitorio deiragazzi.
-Ti è piaciuto lo spettacolo? -non si girò, non aveva la forza per guardare ilsuo volto in quel momento. Si vergognava enormemente e lui era l'ultima persona che avrebbe potuto consolarla.
-Non potevo immaginare che-
-Beh ora lo sai. -lo interruppe lei, prendendo un enorme respiro. Doveva calmarsi, a tutti i costi, o la sua energia malefica avrebbe attirato fin troppa attenzione.
-Sai, sei brava a nasconderla. -cambiò argomento e lei non gli poté essere più grata. -Ti vedo perfettamente. -
Si girò, solo un poco. Non voleva farsi vedere in quelle condizioni da lui, ma non capiva se la stesse prendendo in giro o meno. Non si aspettò per niente la sua mano alzata, a tenere la benda sulla fronte e i suoi occhi azzurri puntati su di lei.
A quel punto, non erano molto lontani, e quegli occhi le fecero più effetto di quello che avrebbe mai ammesso. Quel brivido che le percorse interamente la schiena fu l'effetto diretto di quella visione.
Lui, dal canto suo, fu la prima volta che la vide chiaramente. Aveva dei capelli lunghissimi, di colore corvino, che le ricoprivano tutta la schiena fino a poco prima del sedere; I suoi occhi erano grandi e del medesimo colore dei capelli, se era possibile ancora più scuri. Due perle nere che di lei raccontavano tutto.
Tutto quello che si era immaginato, all'improvviso, crollò sotto i suoi piedi. Quello non era per niente uno sguardo di qualcuno che voleva fare del male, che aveva doppi fini. Non aveva lo sguardo che invece tutti quelli di Kyoto avevano.
-Non mi vedevi? -chiese la ragazza, abbastanza confusa. Non riusciva a staccare gli occhi dai suoi, sembrava quasi ipnotizzata. Eppure, non era per il loro colore stupendo o per la leggera luce che emanavano. Si accorse solamente in quel momento quanto gli occhi trasmettessero informazioni di una persona.Quella benda nascondeva talmente tante cose che, per un momento, pensò di bruciargliela.
Satoru inclinò la testa di lato, come se fosse un po' confuso da quella domanda. -Non conosci la mia tecnica? Eppure, sei una Kamo. -
-Come hai potuto sentire, solamente di cognome. -un sorriso forzato apparve emorì molto velocemente sulle sue labbra. -Conosco il giusto, quello che sanno tutti per sentito dire, so che hai i sei occhi, ma il perché tu porti quella benda ancora non l'ho capito. In realtà non so neanche come tu faccia a vedere.-
Il ragazzo camminò verso di lei, lasciando la benda ricadere nuovamente sugli occhi. -Un giorno te lo spiegherò. – ridacchiò divertito.
Aveva sentito una conversazione e basta. Non poteva affidarsi solamente al suo istinto. Era ancora combattuto. Il suo istinto gli diceva chiaramente che lei non avrebbe fatto male a nessuno; tuttavia, i suoi sei occhi, continuavano a inviargli segnali contrastanti, ancora di più in quel momento che si era tolto la benda e l'aveva vista chiaramente. Certamente però quello che aveva sentito cambiava una buona parte del suo pensiero.
Forse si sarebbe potuto lasciare andare un po' di più.

꧁Kissing Your Eyes ꧂ 「Gojo Satoru」Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora