5

605 33 7
                                    

Emilia

2 anni prima

Mancava una settimana a Natale;non amavo particolarmente quel periodo. Le persone erano tutte emozionate e felici, mentre io non avevo proprio dei bei ricordi di quel periodo.

La maggior parte dei miei Natali li avevo passati ricoverata in ospedale, ma quell'anno non sarebbe stato così. Da quando avevo conosciuto Fermín sembravo cambiata, qualcosa dentro di me si era smosso, e grande parte della giornata la passavo con lui o a chattare insieme.

Quel pomeriggio stavamo facendo un'ultima lezione prima di goderci le vacanze natalizie, ma il biondo non sembrava essere intenzionato a studiare poiché aveva preso gusto a baciarmi.

Ogni momento era buono per mollarmi un bacio e le mie parole erano pura aria per lui.

-Fermín!- mi allontanai da lui per poterlo guardare.

-non mi stai ascoltando!- lo rimproverai ma lui fece un sorrisino e mi guardò imbambolato.

-sei bellissima- posò un altro bacio casto sulle mie labbra e si spostò poi sul collo.

-piantala- gli misi le mani sul volto, ma lui sbuffò e alzò la testa al cielo.

-non riesco ad ascoltarti- si lamentò ed io mi feci un po' più distante da lui, che subito tornò ad affiancarmi.

-allora ti dovrai trovare un'altra insegnante- incrociai le braccia al seno e mi voltai di lato per cercare di ingnorarlo, ma fu impossibile.

-piuttosto torno a prendere insufficienze- disse convinto ed alzò la testa al cielo. A quelle parole continuai a rimanere in silenzio e Fermín mi scosse.

-dai, non possiamo fare una pausa?- mi supplicò ed i miei occhi si posarono sulla pagina che stavamo studiando.

-ti spiego solo questo paragrafo e poi chiudiamo- gli promisi e lo vidi tentennare per un po'.

-e va bene- sbuffò e si ricompose per ricominciare ad ascoltarmi.

Quando finalmente terminai la mia lezione, condussi il ragazzo nella mia stanza dove prese posto sul mio letto.

-questo venerdì ho una partita. Vieni a vedermi?- parlò il biondo che si era poggiato sul mio petto, mentre circondava con le braccia la mia vita.

-ci vengo, ma non ne capisco niente di calcio- lo avvertii e lui alzò la testa per guardarmi divertito.

-tu guarda solo me- scosse il capo ed io continuai ad accarezzargli i capelli corti.

-se lo dici tu- ridacchiai e a seguire ci fu qualche minuto di silenzio che passai ad ascoltare il respiro del ragazzo colpire la mia pelle. Non mi era mai successo di stare così bene.

-davvero non hai mai visto una partita di calcio?- parlò dopo quel pacifico silenzio e si sollevò sui gomiti per poi ritrovarsi faccia a faccia con me.

-mi spiace ma no- negai con la testa e feci un mezzo sorrisino.

-vieni qui- afferrò dolcemente il mio polso e stavolta mi avvicinò lui al suo petto. Spostò i miei capelli dietro l'orecchio e passò l'indice sul piccolo serpente tatuato dietro l'orecchio. Lo avevo fatto l'anno scorso dopo essere stata dimessa per l'ultima volta.

-hai mangiato oggi?- sussurrò ed io smisi di respirare.

Da quando gli avevo parlato della mia anoressia, mi faceva quella domanda tutti i giorni, e questa cosa la apprezzavo molto, ma quel giorno in particolare avevo avuto un crollo che mi aveva completamente tolto l'appetito.

-non ti preoccupare- deviai la domanda e mi strinsi col viso nella sua felpa impregnata del suo odore.

-Emilia- mi richiamò e dopo alcuni secondi mi decisi ad alzare la testa per guardarlo.

Mirada | Fermín López MarinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora