Emilia
2 anni prima
Era ormai un mese che aiutavo Fermín con le ripetizioni e sembrava anche che fossimo diventati amici. Tutte le mattine si fermava per un po' davanti scuola a parlare con me, mentre durante l'intervallo, stavamo nei corridoi a parlare.
Quel ragazzo mi dava una luce del tutto diversa e questa cosa non era sfuggita agli occhi di mia madre che continuava ad insinuare che avessi qualche spasimante.
-ho preso otto- mentre ero seduta su una delle panchine del cortile della scuola, vidi Fermín correre verso di me con un foglio tra le mani.
Mi sollevò da terra e presa alla sprovvista mi aggrappai a lui per non perdere l'equilibrio.
-chimica. Guarda qui- quando si decise a mettermi a terra, mise tra le mie mani il suo compito che sulla pagina frontale riportava un otto in penna rossa.
Ancora scioccata per ciò ch'era successo accennai un piccolo sorrisino fiero, ed alzai gli occhi per guardarlo.
-complimenti. Te l'ho detto che ce l'avresti fatta- alzai le spalle e mi tirai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-senza di te non ce l'avrei fatta- disse ancora incredulo della cosa. Ad una settimana dalle vacanze natalizie aveva finalmente superato quel test.
-è tutto merito tuo. Non sono stata io a farti il test- gli spiegai ma lui rimase con la sua espressione sorpresa mista alla felicità.
-si, ma mi hai aiutato a capire le cose- continuò, ma mi accorsi che avesse altro da aggiungere.
-perciò devo sdebitarmi in qualche modo, avevo pensato ad una cena stasera. Ti va?- restai immobile al suo invito ed in un attimo sentii le mie paure assalirmi.
-non c'è bisogno di sdebitarti, di certo non lo faccio con piacere, ma non mi pesa, non serve- accavallai le gambe e mi strinsi nel mio giubbotto spostando lo sguardo dal suo viso. Ci sarei tanto voluta andare, ma ero convinta che non ci sarei mai riuscita.
-è un modo carino per darmi palo?- mi guardò con le sopracciglia alzate.
-no, è solo che non mangio mai fuori- dissi semplicemente e lui storse il naso confuso. Il solo pensiero di dover mangiare di fronte a qualcun'altro che non fosse mia madre mi faceva soffocare, per questo evitavo sempre ristoranti, pub o bar.
-perchè?- chiese convinto di ricevere una valida motivazione. Lui non poteva saperlo, ed era meglio così. Era da un po' ormai, che stavo nutrendo una sorta di sentimento nei confronti del biondino, che non sapevo ancora ben identificare, perciò non potevo metterlo alla luce di tutti i problemi che mi affliggevano, altrimenti ero certa che sarebbe scappato via in due secondi netti.
-è complicato- mi torturai le dita delle mani stritolandole, mantenendo bassi i miei occhi.
-allora possiamo cambiare. Cinema? Lì non devi per forza mangiare e ti lascio scegliere il film- mi sentii sollevata alle sue parole, ed un mezzo sorrisino si formò sulle mie labbra.
-già meglio, va bene- annuii e lui sembrò felice della cosa.
-fantastico. Ti faccio sapere quando ti passo a prendere, ora devo rientrare- si avvicinò e mi scoccò un bacio sulla guancia che mi gelò sul posto ed il mio cuore perse un battito.
-ciao Fermín- riuscii soltanto a dire e rimasi ad osservarlo mentre rientrava in classe.
Mi guardai intorno per accertarmi che nessuno avesse visto la scena, e mi accorsi dei pochi studenti concentrati a parlare con i loro amici.
Quando tornai a casa evitai il pranzo e passai buona parte del pomeriggio a dormire. Eravamo giunti alla settimana prima delle vacanze di natale, ed io non avevo nessuna interrogazione o compito in programma, quindi non avrei avuto da studiare.
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Mirada | Fermín López Marin
RomanceLa conoscete la leggenda del filo rosso? Si, quella dove si crede che esista ci sia un filo rosso che ci lega alla nostra anima gemella. Beh, Emilia Diàz non la conosceva... non la conosceva prima di incontrare Fermín López.