Emilia
1 anno prima
Le cose tra me e Fermín procedevano bene da un bel po' di mesi ormai, ed io avevo finalmente trovato una mia stabilità. Il biondino aveva da poco affrontato la sua maturità e adesso poteva dedicarsi completamente al calcio, e nell'ultimo periodo stava anche ricevendo delle proposte da varie squadre, e adesso avrebbe cominciato quel campionato in una nuova squadra.
Avevo passato il pomeriggio con Fermín e adesso eravamo arrivati davanti al cancello di casa mia.
Stavo scherzando col mio ragazzo ed entrai in casa dopo aver aperto la porta. Mi voltai verso l'ingresso e sul divano del salone trovai mia madre e accanto a lei mio padre.
Rimasi pietrificata alla scena e sentii Fermín ammutolirsi quando si accorse del mio cambio di espressione.
I miei occhi si incrociarono con quelli di mio padre e lo vidi accennare un sorriso, per poi alzarsi e venirmi in contro.
-Emilia, sono felice di rivederti- fece per abbracciarmi, ma io lo frenai e mi sporsi per guardare mia madre.
-ti avevo detto di no- affermai fredda, con il viso duro.
La verità era che sapevo che mio padre stava provando ad avere un confronto con me. Durante questi anni non si era fatto vivo e all'improvviso era riapparso perché voleva parlarmi. Lo avevo bloccato su ogni social e piattaforma possibile, e avevo detto a mia madre che non volevo minimamente vederlo.
-lei non centra nulla, mi sono presentato qui e basta. Credo sia arrivato il momento di parlare- lasciò cadere le braccia lungo il corpo e mi fissò dritto negli occhi, identici ai suoi. Ero praticamente la fotocopia di mia madre, ma lo sguardo era uguale a quello di mio padre.
-ce ne ha messo di tempo per arrivare- feci la sarcastica ma restai comunque seria. Con la coda dell'occhio osservai Fermín che era abbastanza confuso ma man mano comprendeva sempre di più.
-adesso sono occupata, vieni Fermín- mi spostai di lato e feci segno al mio ragazzo di seguirmi.
-tu devi essere il suo ragazzo, Fermín giusto?- l'uomo tese la mano al ragazzo che mi guardò prima di ricambiare la stretta.
-si, piacere- spostai gli occhi su mia madre che con sguardo affranto mi fissava. Rimasi immobile a trattenere qualunque reazione stesse per sopraffarmi.
-mi dispiace che hai dovuto ad assistere a ciò- chiusi la porta della mia stanza e andai ad appendere il mio giubbotto.
-perchè non provi a parlargli?- alle sue parole mi voltai perplessa. Credevo che almeno il mio ragazzo avrebbe preso le mie difese, e adesso se ne usciva così.
-adesso ti ci metti anche tu? Non sono pazza, se non voglio parlargli è perché mi ha fatto del male. E adesso non può tornare dopo quattro anni che non si fa vivo nemmeno una volta, e fare finta che vada tutto bene- sbottai e mi tolsi le scarpe nervosamente. Volevo solo scoppiare a piangere e sfogarmi con tutte le cose che mi ero portata dentro durante quegli anni.
-non sei pazza, ed io lo capisco perfettamente. Ma fallo per tua madre, nemmeno lei è contenta di questa situazione, eppure si sta comportando civilmente con lui- Fermín mi tirò sulle sue gambe e prese le mie mani tra le sue cominciando ad accarezzarmi.
-io non ci riesco. Io non sono mia madre. Sono rancorosa e poi lo odio, non riesco nemmeno a reputarlo più un padre- qualche lacrima cominciò ad attraversare il mio volto e Fermín si accertò di asciugarle ad una ad una.
-che pensi di fare?- dopo qualche secondo di silenzio parlò.
-nulla, tornerà da dov'è venuto- alzai le spalle e nascosi la testa nell'incavo del suo collo.
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Mirada | Fermín López Marin
RomanceLa conoscete la leggenda del filo rosso? Si, quella dove si crede che esista ci sia un filo rosso che ci lega alla nostra anima gemella. Beh, Emilia Diàz non la conosceva... non la conosceva prima di incontrare Fermín López.