Raccolta di immagina riguardanti i piloti di F1
❝ L'essenza intrinseca dell'Infinito sono anche i gesti più semplici ❞
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Il destino sa spesso giocare qualche tiro mancino, è sempre così, non solo nei libri ma anche nella vita reale.
Mi sono sentita sballottata e confusa quando, da Melbourne sono passata a vivere in un paesino europeo orrendo, freddo, umido e ricolmo di nebbia. Sembrava essere tutto contro di me, la lingua diversa, le amicizie differenti, la mia introversione. Tutto sbagliato.
Ma c'era una cosa, o meglio una persona che mi sarebbe mancata più di tutte, oltre la mia migliore amica, ed è Oscar Piastri. Quel ragazzo era tutto ciò che avevo sempre desiderato, il perfetto fidanzatino adolescenziale. Silenzioso, introverso anche lui, ma era protettivo, comprensivo, doti che non sono banali, specie in età così giovane.
Eppure la vita ci ha dato una passione in comune: la Formula 1.
Ed eccomi qua, il primo giorno di lavoro per RedBull in quanto nuovo ingegnere di pista, e non di uno qualunque ma di Max Verstappen, dopo l'addio inaspettato di Lambiase per andare in Ferrari ecco l'opportunità di una vita. E cosa fare se non coglierla?
Tiracchio la maglia ai lati, nervosa mi mordo il labbro inferiore, primo Gran Premio dell'anno: Australia. Quello di casa sia per Daniel Ricciardo che per Oscar, e la domanda mi sorge spontanea, chissà se si ricorda di me.
La risposta però è una e ha il volto di Lily, la fidanzata di Oscar, e come si può mai biasimarlo? Sono passati alcuni anni ed io ero lontana immersa dagli studi.
«È una posizione precaria, sei giovane ma mi aspetto che tu non faccia errori» annuisco a Max Verstappen in persona, mi tengo le mani per non far vedere quanto in realtà stiano tremando
«Lo so, non li farò» affermo annuendo con finta sicurezza, la verità è che sto morendo di ansia dentro
La RedBull che si affida ad una giovane appena uscita dall'università, già i giornali mi hanno massacrato, non mi serve altra pressione.
«T/n?» una voce maschile fa rizzare le mie orecchie e quelle di Max che sposta lo sguardo, io faccio la medesima cosa
Oscar.
Mi sento di nuovo viva, come se fossi tornata a respirare dopo un lungo tempo di assenza d'aria. Lo guardo bloccata, cerco di aprire la bocca ma non esce alcun suono, sono completamente bloccata, sono un F1 in bloccaggio pieno.
«T/n stai bene?» domanda invece l'olandese posando una mano sulla mia spalla
Annuisco con incertezza «Sarà il caldo» mento spudoratamente prima di sorridere ad Oscar in modo sbilenco
«Sei rossa in viso» mi fa notare il pilota RedBull prima di guardare il ragazzo di cui forse non mi è mai passata la cotta «Vi conoscete?»
«Eccome» risponde l'altro sorridendomi come un ebete «Eravamo molto uniti prima che lei partisse»
Me lo ricordo come ieri il momento in cui ho dovuto dirgli della mia partenza.
Fuori dalla finestra pioveva a dirotto, nemmeno farlo di proposito, io e Oscar eravamo in camera mia, io cercavo di spiegargli fisica e lui che mi guardava pensando a tutt'altro.
Chiudo il libro con un tonfo sordo attirando cosi la sua attenzione «Dobbiamo parlare»
«Per forza? Non puoi cercare di rispiegarmi perché la velocità fa quella cosa che mi hai detto prima?» mi domanda abbozzando un sorriso sornione
«Non stavamo nemmeno parlando di velocità» dico ridacchiando
«Allora dimmi» si mette a sedere tornando serio ed io faccio lo stesso sospirando
«Mi trasferisco, mio padre ha avuto un lavoro in Italia» dico fissando a terra
«Ma per quanto? Dai sarà qualcosa di poco tempo, poi tornerai, magari potremmo vederci quando ho qualche gara in Europa» il suo leggero ottimismo mi riscalda il cuore
«Non c'è scadenza, è praticamente per sempre» ammetto con un dolore al petto allucinante
Il quel ricordo c'è tutto ciò che abbiamo lasciato in sospeso, ora però abbiamo entrambi vite differenti.
«Giá, beh ora torno al Muretto» dico con un cenno della mano e un sorriso di cortesia
Non mi devo avvicinare o rimarrò bruciata e ne sono troppo consapevole. Un superclassico scherzo del destino.
