10. Chiodo fisso

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Alla fine per me ha smesso di essere Natale da un bel pezzo. 
Quando la tua sedia è diventata vuota. Quando ho dovuto abituarmi a non abbracciarti più. E faccio fatica perché l'abitudine era associare il Natale a te.

Faccio fatica in questo periodo dell'anno come faccio fatica sempre quando qualcuno sparisce e ti torturi a furia della mancanza che ti corrode. Un giorno una persona è il tuo mondo e quando va via devi iniziare a vivere in un mondo diverso, sempre uguale ma diverso per te. E il Natale è così: un giorno dell'anno in cui ricordo -un po' di più- che tu non ci sei più. Che la tua sedia resterà vuota, che ogni anno il tuo ricordo sbiadirà sempre di più e la tua voce finirà nell'archivio dei ricordi che quando li sblocchi piangi e non puoi fermarti.

Sono tre anni che ci hai abbandonati qui a combattere una vita strana e a volte insoddisfatta. Eppure guardo gli occhi di B. e riesco ancora a scorgerti. E' una pugnalata. Per quanto io mi impegni a non pensare che tu non ci sia più, tu non ci sei veramente più. Quella sedia vuota un tempo è stata così piena di te che mi stupisco non sentir risuonare le tue risate fin dall'aldilà. E allora, per farci forza penso, se quella sedia è vuota vuol dire che un tempo è stata piena di te e sai che c'è?

È già qualcosa.

È ancora Natale ogni volta che penso che alla fine il mio viso è composto da pezzi sparsi del tuo sorriso. È ancora Natale ogni volta che penso che alla fine in fondo il mio sorriso è composto da pezzi sparsi di tutti i ricordi che ti appartengono.

Diario egoistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora