19 // Maledetto magenta!

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// Bryn //

Parlare con Charlotte non mi ha aiutata.
Dicono tutti che le cose si risolveranno per il meglio e che vinceremo, ma non ci credo.
Ho uno strano presentimento e non è per niente positivo sugli esiti di questa battaglia tra me e mia madre. Vincerà lei, lo so. È potente, influente, manipolatrice, crudele, malvagia, un mostro in tutto e per tutto.

E ho paura di diventare come lei.

Ho notato la somiglianza tra noi due durante la notte di Halloween. Abbiamo la stessa postura, gli stessi occhi, gli stessi capelli e la stessa passione per le mollettine. Lei teneva una forcina nera tra i capelli, l'ho notata nonostante fosse buio.

È come me e io sono destinata ad essere come lei.

In più i miei poteri hanno iniziato a manifestarsi nei momenti più sbagliati, spesso quando sono sotto pressione.
Mi era capitato di notare delle scintille viola anche in passato ma di solito le associavo a delle illusioni dovute alla stanchezza. Ora so che cosa sono e le temo.

Le emozioni sono difficili da gestire, specie se fanno attivare i miei poteri.
Ieri sera ero furiosa perché non mi veniva un esercizio di matematica. Risultato: ho bruciacchiato per sbaglio un angolo della pagina del mio quaderno.

Non solo. Stamattina ho avuto una discussione accesa con mio padre. Volevo che stesse più con me e mettesse via il telefono che usa per messaggiare sempre ai suoi colleghi. Lui, innervosito dal troppo lavoro, ha iniziato a rimproverarmi e per sbaglio ho fatto scoppiare il suo caffè.

Il liquido bollente gli è andato sulla mano sinistra, bruciandogliela lievemente.

L'ho subito aiutato a sciacquarsi con l'acqua fredda, ma non sono riuscita a restargli vicina più di tanto. Mi sentivo un mostro.
La vecchia Bryn non avrebbe mai fatto del male a suo padre.

Eppure, in quel momento, lo avevo fatto. E anche se ho provato a convincermi che quel gesto era orribile, parte di me non si è pentita.
Io volevo farlo. Volevo che soffrisse.

Ho paura.

Perché sto diventando come lei.

Affondo la faccia nella mia sciarpa rossa, aspettando che Charlotte finisca di cambiarsi.
Vorrei che le sue parole mi avessero aiutata.
Vorrei credere che i buoni vinceranno, no, che noi vinceremo.
Ma so che non sarà così.

Ecate vince sempre, e lo so, perché anch'io adoro vincere.

Charlotte esce dal bagno e rientra nella sua camera. Al posto del pigiama grigio con una pecorella rosa sulla maglietta, adesso ha un maglione di cotone a righe arancioni, marroni e giallognole.
Colori caldi per un autunno freddo.

Mi sorride e fa una piroetta, mostrandomi fieramente i pantaloni neri che si è cucita lei stessa. Sono magnifici, meglio di come li avevo immaginati dalle sue descrizioni.

«Aspettavo l'occasione perfetta per indossarli e finalmente l'ho trovata! Un'uscita tranquilla tra amici è l'ideale» dice saltellando allegramente verso la scrivania.

Prende la sua collana con il ciondolo a forma di scarabeo e la indossa, accarezzandola.

«È difficile usare i poteri?» chiedo.

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