Capitolo 35

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Lezione 1058
Due persone che non riescono a lasciarsi andare definitivamente perché non possono vivere senza l'altro sono fatte l'una per l'altra.


Evelyn

L'aria rigida di New York picchiava contro il mio viso, facendomi rannicchiare nella pelliccia calda della mia giacca.
L'unica cosa scoperta del mio corpo erano gli occhi azzurri, giusto per vedere dove mettevo i piedi.
I capelli rossi e lisci come seta erano racchiusi in una coda fatta frettolosamente mentre uscivo di casa, qualche ciuffo ribelle non si era voluto unire alla massa e aveva finito per andare ad incorniciare la mia faccia.

Le suole delle mie scarpe affondavano nello strato di neve bianca che aveva ricoperto tutti i marciapiedi, i tetti, le strade e gli alberi della città durante la notte.
I fiocchi di neve si posavano delicatamente tra i miei capelli, per poi sciogliersi.
Erano fugaci, ti ammaliavano per qualche secondo prima di sparire.

Puntai le iridi verso il basso, sul marciapiede bianco, continuando a camminare tra le strade affollate di Manhattan.

Una cosa che amavo di questa città era che tutti erano sempre di fretta, camminavano a passo veloce, ti passavano accanto senza neanche lanciarti un'occhiata di sfuggita.
Tutti erano troppo occupati a pensare a loro stessi e l'unica cosa che avevano in testa era arrivare alla loro destinazione in fretta e furia.
Non si curavano di giudicare o di apprezzare come ti eri vestita o del tuo aspetto.
Potevo uscire di casa in ciabatte e completamente trasandata e nessuno si sarebbe accorto di me, sarei potuta uscire di casa con un vestito elegante e un trucco mozzafiato ma il risultato sarebbe stato lo stesso, nessuno si sarebbe comunque accorto di te. 
La tua presenza passava inosservata.

E io amavo passare inosservata.

Avevo sempre trovato piacevole questa sensazione, stavo nel mio e mi limitavo ad osservare in disparte.
Avevo capito molte cose osservando, come per esempio Katlyn giocherellava con il suo braccialetto quando era nervosa.
Come Khloe si grattava il collo quando si stava arrabbiando per qualche cazzata commessa da Dean o da Chris.
Come Mad lanciava sempre un'occhiata a una delle poche foto che possedeva con me e nostra madre prima di uscire di casa per andare a scuola.

Tante cose con dei semplici sguardi.

Mi piaceva archiviare quei ricordi per poi esporli nella mia pittura.
C'erano molti miei quadri che ritraevano momenti di vita quotidiana, due ragazzi che si baciavano in un vicolo, un'anziana che mangiava un gelato assieme alla nipote, una ragazza che leggeva un libro nel parco...
Tutti piccoli momenti in cui la mia mente aveva deciso di fermarsi, scattare una foto e conservarla nel mio cervello.

Osservare mi dava un senso di sicurezza, in quel modo potevo avere tutto sotto controllo.

Il controllo era qualcosa che poteva spaventare quando ti scappava da sotto mano.
Quando non eri l'artefice del caos che iniziava da un momento all'altro, spazzando via il silenzio rassicurante che ci circondava.

Infilai le mani nelle tasche del giubbotto nero, aumentando la velocità dei miei passi quando notai l'ora sullo schermo del mio cellulare.
Dovevo arrivare al lavoro, una settimana fa avevo lasciato a mio dispiacere l'incarico al Kinston.
Era troppo distante dal centro e pur essendo la paga buona non riuscivo a gestire il tempo per Madison.
Avevo quindi cercato un piccolo impiego in una biblioteca vicino a casa mia, il posto era incantevole, lo stipendio abbastanza per pagare tutte le spese e risparmiare anche un po' e in più mi era permesso portarmi dietro Madison.

Lesson 496Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora