Quella mattina mi sveglio con un'idea grandiosa nella testa: portare Ashton in piscina. Ma il tempo atmosferico non è d'accordo con me.
Scosto le tende e guardo il cielo. È ricoperto di nuvole grigie e nere, intravedo qualche lampo in lontananza.
Sbuffo. Avrei rimandato la giornata in piscina.
Però attacco un post-it: "Ricordati della piscina" sul muro.
Non me lo sarei mai ricordato, altrimenti.
Provo a chiamare il mio amico riccioluto.
Uno, due, tre squilli.-Hey, Brittany-
Rabbrividisco -Non usare il mio nome completo, altrimenti ti strappo le palle e le do a mangiare ai cani della prateria. In salsa barbecue-
-Okay, Britt-
-Smettila- conto fino a dieci, cercando di non perdere la calma. -Ashton, oggi sei occupato?-
Lo sento sospirare -Dipende. A che ora?-
-Uhm... Otto?-
Accetta.
-Ci vediamo al parco alle otto, allora-
-Ci vediamo a scuola fra dieci minuti, Bree-
Cazzo, ho appena sprecato chissà quanti dollari per questa chiamata.
-Minchia, dieci minuti!- riattacco.
Esco di casa mentre sto infilando il braccio nella manica della felpa, un croissant in bocca. Sono estremamente in ritardo. E non è la prima volta.
Rischio di morire investita tre volte, di prendere in pieno un vaso, di inciampare in un gatto e di sbattere contro un paio di pali. Il terzo non riesco ad evitarlo.
Entro in classe con due fazzoletti premuti sul naso, che sanguina da otto minuti per colpa del palo.-Hai preso a botte qualcuno?- sussurra Ashton, quando mi siedo accanto a lui.
-Questa città è piena di pali- borbotto.
Lui, invece di consolarmi, si mette a ridere, con la testa appoggiata al banco, soffocando il rumore nella stoffa della maglietta.
Alzo gli occhi al cielo. Ci avrei scommesso.
Gli tiro una gomitata.-Hai visto che giornata di merda?-
-In realtà, mi piacciono le giornate di pioggia-
Sbuffo -Avevo in mente altri piani, ma...- alzo lo sguardo, il professore di scienze sta ancora spiegando alcune reazioni chimiche, non si preoccupa dei ragazzi disinteressati, come Calum Hood che sta creando una torre di tubetti di colla e nastro adesivo alta come lui.
-Ma?-
Mi volto verso Ashton. Ho perso il filo.
-Oh, giusto! Che ne dici di venire da me, dopo scuola?-
Mi guarda con un sopracciglio alzato, aspettando che continui.
-Non ho idea di cosa potremo fare, ma potrei appuntare qualche idea-
Ci pensa, o fa finta di pensarci, un momento, poi esclama -Già, le trenta ragioni-
-Ora ventinove-
---
Decidiamo di andare al piccolo bar di fronte al parco. Il JK Pub era un posto tranquillo, anche se guardandolo nessuno lo avrebbe detto, èsempre strabordante di gente, piccolo all'interno, ma il dehors sul retro conta almeno otto tavoli. Ed è lì che ci sediamo. Per fortuna è coperto, appena arrivati comincia a piovere. Le gocce di pioggia picchiettano sul tettuccio in legno che copre il dehors, aggiungendo qualcosa in più alle melodie della musica proveniente dall'interno.
Ashton prende una birra, io mi accontento di un tè freddo, stranamente non sono dell'umore per bere. Restiamo a guardarci per qualche secondo.-Sai, i miei volevano invitarti a cena- esordisco.
Gli va di traverso la bevanda.
-Perché?-
Scrollo le spalle. Evidentemente lo volevano a cena solo per la compagnia.
-Non mi sento mai... a mio agio con i tuoi- ridacchia.
-Lo so, è colpa delle loro domande e della loro curiosità-
-Se mi chiedono di nuovo quando mi taglierò i capelli, giuro che mi metto ad urlare-
Lo guardo.
-Però dovresti tagliarli- sussurro, guadagnando un'occhiataccia da parte di Ashton.
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In camera mia, Ashton ed io aspettiamo che ci chiamino per la cena. Dopo essere usciti dal bar, ci siamo diretti verso la piazza della chiesa, per pregare e sperare che i miei genitori non gli rivolgessero domande personali o imbarazzanti. Tentativo inutile, direi.
Ashton è vicino a me, mia madre e mio padre dall'altra parte del tavolo. Sono in ansia quasi quanto Ashton, la sua gamba si muove nervosamente sotto il tavolo.
Allungo la mano, sfiorandogli il ginocchio e sorridendogli, calmandolo un po'.-Ashton, hai una ragazza? Un ragazzo così bello dovrebbe essere desiderato da mezza scuola-
-Mamma- borbotto a denti stretti.
-Oh, io...- si bagna il labbro inferiore con la lingua.
-Lui e la sua ragazza si sono appena lasciati- cerco di aiutarlo.
-Mi dispiace, Ash. Ti ha lasciato lei o...?- aggiunge mio papà.
-Abbiamo...deciso insieme-
Mio padre sembra svegliarsi di colpo da un sogno ad occhi aperti.
-Marie!- mia mamma sobbalza. -Oggi, al lavoro, ho scoperto un segreto su un mio collega-
Se era un segreto, non capivo perché doveva parlarne a cena con la sua famiglia.
Mia mamma sembra imbarazzata. -E quindi?-
-Beh, non è propriamente un segreto. Lui l'ha detto a tutto l'ufficio, insieme ad un altro-
Inarco un sopracciglio e guardo il mio amico, ormai preso dalla conversazione.
-Praticamente, ha detto di essere gay-
-Tesoro, mi sembra interessante, ma...- non gliene frega niente. -... Devo lavare i piatti-
Mi schiarisco la voce. -Papà, secondo te, come si può far cambiare idea ad un ragazzo gay sulle ragazze?-
Mio padre quasi si strozza con l'insalata.
-Non puoi- dice mia mamma con gentilezza, mentre posiziona i piatti in bilico uno sull'altro -se a lui piacciono i ragazzi...-
-Si ma una volta aveva un'altra opinione- sposto svogliatamente le verdure rimaste nel piatto.
Ce l'avrei fatta. Mi sarei impegnata al massimo. Sono testarda e secondo la mia idea, Ashton non può essere omosessuale, non con tutte le cose che avevamo passato.
HAI
Heylà :-)
Allora tanti auguri ad Ashton! 21 anni. Io. Non. Ce. La. Posso. Fare. Ovunque è pieno di foto come "tre anni fa -> oggi" e boh, mi deprimono.
Cambiando argomento ma non umore, vi anticipo che per una settimana non potrò usare il wifi (disastro), quindi pazientate, io non morirò.
As always,
Love ya all xx
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30 reasons || Ashton Irwin
Fanfiction-Io sono gay.- -Ashton, ti conosco da troppo tempo. Tu sei il ragazzino che collezionava riviste di play boy e spogliava apposta le mie barbie per vederle nude.- -Bree, ora tutto è diverso.- -Tu sei etero, Ashton. Te lo dimostrerò.- -Come?- -Ti darò...