Il Nirvana aveva aperto da poco a Camerino. Ed era il tipico esempio di chi insegue i propri sogni fino allo stremo.
Il proprietario, proveniente dall'Afghanistan, aveva cominciato la sua attività con un piccolo localino di kebab in centro. Subito dopo il terremoto, al contrario di molti, invece di piangersi addosso e biasimare il loro destino, aveva investito i soldi ricevuti come rimborso per le perdite in un altro chiosco di kebab, più grande e più bello.
Aveva cominciato a dare ai giovani e agli universitari quello che a loro mancava: una vita notturna fatta di musica, alcool e probabilmente anche altro.
Aveva investito gli introiti in quello che era a tutti gli effetti uno dei locali più famosi della zona. Il fatto che lui fosse gentile, pronto a offrire interi giri di alcolici e privo di ogni inibizione, aggiungeva solamente fascino all'intero pacchetto.
Quella sera era il locale era più pieno del previsto. L'estate era ufficialmente alle porte e gli universitari rivendicavano il loro diritto al divertimento dopo un inverno di neve, lezioni ed esami.
Ovviamente, la voce che i Black Leather Jackets fossero lì, dopo tanto tempo lontano dalle luci della ribalta, e fossero tutti insieme, aveva contribuito a richiamare ragazzi da ogni dove.
Safi, il proprietario, era stato così gentile da riservarci un intero angolo proprio accanto al dj.
Il lungo divano era in pelle nera, dietro a dei tavolini squadrati bordeaux. Alle nostre spalle, la parete con la scritta al neon Nirvana rosa risaltava su uno sfondo specchiato che mostrava ragazzi alticci, sereni e felici di essere lì.
Anche i miei amici lo erano. Ormai avevo perso il conto di quanto stavano bevendo, io purtroppo non potevo a causa dei farmaci che prendevo. Un'altra conseguenza del mio amore per Andrea.
Scacciai quel pensiero fastidioso e lo cercai tra la folla.
Era fuori, stava parlando con un tipo che l'aveva salutato con trasporto appena arrivati, era uno studente a cui aveva fatto da supervisor per la tesi prima di sparire. Io non ne ero a conoscenza e mi chiedevo se, magari, mi avesse nascosto altre cose mentre eravamo fidanzati.
Annuiva ad ogni parola del ragazzo, le maniche della camicia bianca erano arrotolate fino ai gomiti, mostrando l'inizio del serpente che io sapevo bene arrivare fino agli addominali. I jeans scuri avvolgevano le gambe toniche e muscolose e sparivano in un paio di anfibi.
La camicia era sbottonata fino al petto, lambito dalle molteplici collane.
I capelli erano sciolti e mossi.
Notai che il suo stile non era cambiato di una virgola, rimaneva sempre l'adorabile selvaggio vagabondo di cui mi ero innamorata.
Elisa fece un cenno a Victor, che venne a prendermi con un sorriso malizioso. «In pista, altrimenti rischi di scioglierti se continui a fissarlo in quel modo.»
💠
Niccolò era stato il mio primo tesista.
Questo lo rendeva speciale per me, anche perché era davvero intelligente ed era stato un piacere assisterlo durante lo svolgimento della sua tesi.
In quel momento, però, parlava, parlava e parlava e non lo sopportavo più.
Ero uscito con l'intento di rilassarmi e, possibilmente, non litigare ancora con Serena. Non era successo perché appena arrivato ero caduto nelle sue grinfie, perdendo di vista gli altri.
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Come la luna sull'acqua chiara.
RomanceAndrea era partito, lasciando Serena sola con le macerie del loro passato e i fantasmi di un futuro mai realizzato. Si erano divisi dopo aver vibrato all'unisono nell'anima, entrambi vivi nel corpo ma con il cuore ormai avvolto dalle tenebre. Nonos...