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Tagliai i limoni in quattro e li gettai nella brocca piena di acqua fresca, aggiunsi un po'di menta e mescolai il tutto.

Giugno era arrivato e quel pomeriggio faceva caldo, per cui avevo deciso di preparare una limonata per tutti. Ormai i ragazzi si erano trasferiti completamente da me e avevo casa perennemente invasa da gente più o meno calma e pacata.

«Come sarebbe a dire che non riuscite a trovare le peonie?!»

Esclusa sicuramente Camilla, che stava baccagliando da due ore con il fioraio incaricato di allestire la chiesa e la sala ricevimento per il matrimonio.

«..lei però mi aveva garantito che sarebbero state disponibili per Agosto! Le ho anche già pagate!»

Elia sussultò quando Camilla urlò un insulto al telefono ed uscì dalla stanza.

Chiuse gli occhi e sospirò forte. «Quando mi hai proposto di venire ad abitare da te, non avevo capito che avremmo avuto coinquilini così rumorosi.»

Se avessi dovuto descrivere con un immagine la pacatezza, avrei usato senza dubbio quella del mio amico. Lo era sempre, in ogni situazione. Non urlava, non si agitava. Rimaneva imperturbabile e docile.

Non so quantificare quanto sia dovuto al carattere e quanto invece sia dovuto alla dose massiccia di psicofarmaci che assume ogni giorno.

Non è stato un caso averlo incontrato proprio nell'ospedale dove io sono stata ricoverata.

«Non lo pensavo neanche io.» feci spallucce «Con Andrea sono ritornati tutti.»

«Non che prima fossero andati via davvero.»

Sorrisi all'assunto del mio amico. Effettivamente, erano sempre stati con me. Avevo avuto la fortuna di avere amici che, nonostante tutto e tutti, non mi avevano mai lasciato sola. Erano stati presenza costante e vigile.

Elia si schiarì la voce. «Serena..» cominciò titubante «..so che magari quello che sto per dirti ti infastidirà.»

«Vuoi parlare del concerto.»

«Sì.»

«Non voglio.»

«Invece dobbiamo.»

«Invece no.»

«Invece sì.»

«Che palle.»

«Miao.»

Ci voltammo entrambi verso Milo, lui si stiracchiò e si acciambellò sull'isola della cucina, inclinando la testolina come se aspettasse, ammonendomi con i grandi occhi rotondi.

«Questa è una congiura.»

Elia rise e accarezzò il pelo del mio gatto. «Almeno ascolta quello che devo dirti.»

«Eh. Dimmi.»

«Posso immaginare che l'arrivo di Andrea abbia rimescolato un po'tutta la situazione. Lo capisco. Ma, almeno per il concerto di Skin, ti chiederei di fare uno sforzo.»

Aggrottai le sopracciglia, così lui spiegò.

«Fabio ha detto che la casa discografica ha intenzione di farci fuori, se alla svelta non facciamo qualcosa che almeno illuda i nostri fan che stiamo ritornando.»

La mascella mi cadde quasi a terra. «Come?!»

«Sì.» continuò lui «Fabio tra qualche giorno avrà una riunione con il consiglio di amministrazione. Lui mi ha spiegato che, almeno per adesso, possono anche farne a meno di un secondo disco, data la popolarità che ancora abbiamo. Ma dobbiamo ritornare sul palco, con qualsiasi cosa, o ci recideranno il contratto.»

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