12.EQUILIBRIO TRA DOLORE E GIOIE I

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Cercai di immergermi nell'atmosfera del locale in cui eravamo andate a fare festa, ma il frastuono delle voci e la musica assordante sembravano solo amplificare la mia confusione interiore. La luce soffusa creava ombre che danzavano sul mio viso teso, mentre la tensione nell'aria era palpabile.

Mi sentivo come se camminassi su un filo sottile tra la felicità e il dolore. L'abbandono di Andrea aveva creato un vuoto nel mio cuore, ma ogni volta che lo vedevo, le fiamme della passione che un tempo ardevano tra di noi sembravano riaccendersi.

Il desiderio era come una tempesta incombente, pronta a travolgere ogni ragione.

Ogni volta che pensavo a lui, o a come fosse essere con lui, il mio desiderio mi faceva annegare come un'onda ma i miei pensieri si scontravano come biglie impazzite.

C'era sempre questa dualità tra la paura di soffrire nuovamente, di essere abbandonata una seconda volta e la dolce nostalgia di ciò che era stato, una fiamma che non si era completamente spenta.

Da parte di entrambi, a questo punto.

Ma le voci delle mie amiche risuonavano come degli echi assordanti, e lo scontro avvenuto all'atelier bruciava come sale su una ferita aperta.

Nonostante fossi in un ambiente pensato per il divertimento, mi sentivo come se galleggiassi su una bolla di incertezza, incapace di godermi veramente la serata. La tristezza mi avvolgeva, mentre il desiderio di riscattare ciò che era stato perduto si scontrava con la paura di un nuovo dolore.

E poi, la situazione con le mie amiche non aveva aiutato affatto. Sentivo un misto di gratitudine e frustrazione nei loro confronti. Capivo che le loro preoccupazioni erano motivate dal desiderio di proteggermi, considerando la mia storia passata. Ricordavano il momento in cui la vita sembrava trascinarmi giù e come, quasi per un soffio, mi fossi aggrappata alla speranza di nuovo.

Tuttavia, mentre sembravo aver superato quei momenti bui, mi sentivo infastidita dalla percezione che le persone a cui io volevo più bene in assoluto continuassero a vedermi come una persona fragile. Mi sforzavo di dimostrare loro e a me stessa che la mia forza interiore era cresciuta, che non ero più la stessa persona che si era arresa alla vita.

Il loro costante affetto, anche se bene intenzionato, sembrava limitarmi nel mio percorso di guarigione. Io desideravo essere vista come qualcuno capace di prendere decisioni consapevoli, di affrontare le sfide senza essere costantemente relegata a un ruolo di vittima.

La mia determinazione a non fossilizzarmi sul passato era evidente, e mentre mi sforzavo di vivere il presente, mi chiedevo se le mie amiche riuscissero a percepire davvero il cambiamento che avevo attraversato.

La mancanza di preparazione per la serata insieme accentuava ulteriormente la sensazione di distanza tra me e loro. In passato, la preparazione comune per un'uscita era stata un segno di connessione e di attenzione reciproca. Il fatto che questa volta fosse stato diverso mi faceva sentire un'atmosfera insolita e fredda.

Le mie amiche, forse dovuto allo scontro all'atelier, sembravano in qualche modo distanti, e io lo percepivo nitidamente. Questa distanza, oltre a essere fisica, si estendeva anche al livello emotivo.

Il silenzio che occupava gli spazi tra le conversazioni, i sorrisi che sembravano meno spontanei, tutto contribuiva a creare una barriera che sentivo profondamente.

La mia delusione cresceva nel riconoscere che l'abituale calore e complicità tra di noi mancavano. Mentre cercavo di superare il divario, non potevo fare a meno di chiedermi se la nostra connessione stesse cambiando o se si trattasse solo di una situazione temporanea.

In mezzo a questo, il mio desiderio di rafforzare il legame con loro si scontrava con la consapevolezza della distanza che si era creata. Mi dispiaceva profondamente di questa situazione, sperando che fosse solo un momento isolato e che il calore e la familiarità ritornassero nelle loro interazioni.

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