CAPITOLO 2

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LOKI:

"Loki!" La voce infantile si leva dall'altro lato del cortile, e alzo lo sguardo dal punto in cui sono sdraiato con la schiena poggiata al tronco del salice piangente. Ho i palmi macchiati di carboncino e l'album da disegno aperto sul grembo. Strofino la punta delle dita sulle gambe dei pantaloni e muovo la testa per scostarmi le ciocche di capelli dal viso.

    Il ragazzino saltella nella mia direzione e si ferma quando è di fronte a me, coi vestiti larghi e tutti sporchi, come se avesse scorrazzato per tutto il giorno nei tunnel sotterranei segreti.

    Quelli che gli ho mostrato io.

    "Ciao, tigrotto," lo saluto, con il divertimento che avanza in punta di piedi nelle mie viscere. Il suo viso si apre in un sorriso, i suoi occhi color ambra sfavillano e una patina di sudore fa risplendere la sua pelle marrone chiaro. "Ciao. Che stai facendo?" Occhieggia il mio grembo.

    Mi raddrizzo e chiudo l'album. "Sto facendo un disegno."

    "Per le tue braccia?" Indica con la testa i miei tatuaggi nascosti sotto la tunica a maniche lunghe, anche se l'inchiostro scuro fa capolino da sotto il tessuto color crema.

    L'angolo delle mie labbra si solleva. "Forse."

    "Mamma dice che quegli affari ti rendono scandaloso." Abbassa la voce e si avvicina al punto che il suo naso quasi mi sfiora l'avambraccio.

    Mi pervade il disgusto per il solo fatto che una sguattera presuma di avere il diritto di pronunciare il mio nome.

    Piego la testa da un lato. "E tu cosa ne pensi?"

    "Io?" Si solleva e si affonda i denti nel labbro inferiore.

    "Puoi dirmelo." Mi sporgo in avanti. "Sono molto bravo a mantenere i segreti."

    Gli brillano gli occhi. "Penso di volerne qualcuno anch'io."

    La mia fronte si corruga. "Solo i tigrotti più coraggiosi possono averli."

    "Ma io sono coraggioso." Gli si gonfia il petto.

    "Bene, allora." Annuisco. "Quando sarai un po' più grande, se sarai ancora di quest'avviso, vieni a trovarmi."

    "Simon!" sibila la voce di una donna che si sta precipitando verso di noi con gli occhi sempre più sgranati mentre li sposta fra lui e me. Si ferma di colpo quando si avvicina e la sua gonna nera spolvera il terreno mentre fa un profondo inchino. "Vostra Altezza, mi scuso se vi sta arrecando disturbo."

    La mia mascella scatta, l'irritazione ribolle al centro del mio intestino. "Nessuno mi ha arrecato disturbo fino a un attimo fa."

    "Vedi, mamma? A Loki piaccio," annuncia Simon.

    La donna sussulta, allunga una mano mentre è ancora inchinata e abbranca con vigore il braccio di suo figlio. "Rivolgiti a lui in modo appropriato, Simon."

    "Perché? Tu non lo fai mai." La fronte del bambino si increspa.

    Le spalle della donna si irrigidiscono.

    Mi brucia lo stomaco e mi passo la mano appena sopra il sopracciglio, tastando la sottile linea di carne  rialzata che parte dall'attaccatura dei capelli e arriva appena al di sopra della mia guancia.

    Lei non deve preoccuparsi di riferirsi a me nel modo in cui sappiamo entrambi che mi chiama. È così che mi soprannominano tutti, anche se mai davanti a me. Sono tutti troppo codardi per questo. Piuttosto, lo sussurrano in segreto, e i loro bisbigli oramai hanno intriso i muri di pietra al punto che perfino il silenzio mi soffoca con il suo giudizio.

MISCHIEFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora