CAPITOLO 6

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SARA

Sono arrivata fino agli alloggi della servitù – senza volerlo – ma questo castello è grande e un po' inquietante, ed è difficile percorrere i corridoi in segreto se non sai dove stai andando. L'ansia si prende gioco di me e spero di non dimenticare la via del ritorno.

    Delle voci ovattate filtrano nel corridoio buio, l'unica illuminazione proviene da piccoli candelabri posti tra le finestre ad arco. I miei passi vacillano, il cuore balbetta. Non mi aspettavo di incontrare nessuno a quest'ora della notte, ma non avrei dovuto essere così ingenua. C'è sempre qualcuno che gira per i corridoi.

    Continuo ad avanzare e poi mi appoggio alla parete di pietra col respiro affannoso. Guardo in entrambe le direzioni per accertarmi che non ci sia nessuno che possa vedermi.

    È stata un'idea sciocca.

    Le voci diventano più stentoree man mano che mi avvicino alla stanza, e aggrotto la fronte mentre mi sforzo di origliare.

    La porta è socchiusa, e io mi stacco dal muro e mi giro verso di essa, quatta, con le dita aggrappate allo stipite di legno e il viso premuto contro la fessura. Il mio respiro è esitante e il mio cuore sbatte contro la cavità toracica mentre l'adrenalina mi inonda l'organismo.

    I tre sottili pugnali d'argento infilati nella mia giarrettiera di cuoio sono freddi a contatto con la mia coscia, ma non sono così stupida da insinuarmi di soppiatto fra le sale del castello nel cuore della notte da sola e senza protezione.

    Inoltre, c'è qualcosa di elettrizzante nell'ansia di essere scoperti. Di fare qualcosa che non dovrei.

    Socchiudo gli occhi e cerco di distinguere i dettagli, ma al di là di un lungo tavolo di legno e di una libreria nell'angolo più lontano, la stanza sembra spoglia. Al centro della stanza si trova in piedi un uomo, la cui ombra incombe su un'altra persona in ginocchio ai suoi piedi.

    All'inizio faccio fatica a capire chi sia, ma più a lungo lo fisso, meglio lo distinguo.

    Il principe Loki.

    Mi salta il cuore in gola. Che ci fa quaggiù negli alloggi della servitù?

    "Capisci?"

    Il mio stomaco si contorce al suono della sua voce, proprio come la prima volta che l'ho sentita: quelle parole vellutate, mentre la sua mano era avvolta intorno alla mia e suo fratello era in mezzo a noi.

    Il suo tono è profondo. Come se fosse stato forgiato all'inferno e poi intessuto nella seta. Una docile carezza che ti brucia i sensi.

    Anche se è troppo buio per riuscire a discernere i particolari, noto che la persona ai suoi piedi è una donna.

    Il principe Loki con una domestica?

    La testa della donna si abbassa, la sottomissione sanguina dai suoi pori. "M..."

    Loki raddrizza la spina dorsale e piega la testa di lato. "Basta così," la interrompe. "Vattene."

    Lei fa per alzarsi e annuisce. Mi si contrae tutto l'intestino, temendo che stia per venire verso di me, ma lei si gira nella direzione opposta e preme la mano sulla parete finché la piccola libreria non gira su sé stessa, rivelando una piccola apertura in cui scivola.

    I miei occhi si spalancano mentre scompare.

    Il principe è ancora al centro della stanza, completamente immobile, come un leone a caccia di prede e in attesa di attaccare. Mi mordo il labbro, ho paura persino di respirare talmente l'aria si è fatta silenziosa.

MISCHIEFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora