SARA:
"Partirai domattina."Mio zio sorseggia il suo vino, i suoi occhi scuri si librano come frecce al di sopra del tavolo e sfilettano la carne del mio petto. Non è mai stato un uomo affettuoso, ma è comunque la mia famiglia, e abbiamo lo stesso obiettivo.
Vendicarci della famiglia Odinson per l'omicidio di mio padre.
Abbiamo mosso con cura molte pedine per assicurarci che, quando il principe ereditario fosse stato nel momento del bisogno, sarei stata io ad accettare la sua mano. Finalmente, abbiamo ricevuto notizie.
È giunto il momento.
I matrimoni combinati, sebbene non rari, sono passati leggermente di moda negli ultimi anni. Dopotutto, siamo nel 1910, non più nel diciannovesimo secolo, e in tutti i libri di fiabe e perfino qui, nelle misere strade di Midgard , la gente si sposa per amore.
O comunque la loro idea di amore.
Ma non sono mai stata una che fa castelli in aria e che fantastica su un cavaliere senza macchia in sella al suo destriero che verrà a salvarmi come una povera damigella in pericolo.
Potrò essere un po' angustiata, ma non sono di certo una damigella indifesa.
Inoltre, a volte l'unico modo per apportare un vero cambiamento è diventare parte della macchina e staccare personalmente i pezzi rotti. Quindi, se devo sorridere, flirtare ed entrare nelle grazie del nuovo re, è proprio quello che ho in progetto di fare.
È mio dovere, dopotutto.
Verso la mia famiglia e la mia gente.
Midgard, che un tempo era nota per le sue terre rigogliose e l'industrializzazione rivoluzionaria, ora è diventata arida e pietosa. Accantonata come un brutto figlio illegittimo dai capelli rossi, indegno del tempo o dell'attenzione della corona. Adesso non siamo affatto conosciuti, la siccità e la carestia si mescolano alla disperazione che percorre le strade della città come crepe nel selciato.
Immagino sia quello che succede quando ti trovi nelle profondità di una foresta annidata tra le nuvole. Diventi difficile da scorgere e facile da dimenticare.
"Comprendi cosa c'è in gioco?" chiede lo zio Laufey, tirandomi fuori dalle mie fantasticherie.
Con un cenno d'assenso del capo, mi asciugo la bocca con un tovagliolo di stoffa bianca che poi rimetto in grembo. "Sì, naturalmente."
Nel sogghignare gli si formano delle rughe sulla pelle, mentre intanto tamburella con le dita sul globo in cima al suo bastone di legno. "Renderai onore al nostro nome."
L'inebriante sensazione data dalla sua approvazione mi accende come un cannone e mi siedo un po' più dritta sulla sedia, sorridendogli di rimando.
"E non ti fiderai di nessuno tranne che di tuo cugino," aggiunge.
Lancia un'occhiata a mia madre, sempre docile e silenziosa mentre consuma il suo pasto a piccoli morsi. I suoi ribelli capelli neri, così simili ai miei, le formano una tenda intorno al viso. Raramente stabilisce un contatto visivo, sceglie sempre di tenere la testa bassa e le dita occupate con qualche ricamo e dei libri polverosi piuttosto che stringere una relazione con la figlia che ha preso il controllo di tutto da quando mio padre l'ha lasciata vedova.
Sospetto che non abbia mai desiderato essere madre e ancor meno sposarsi. Non l'ha mai detto espressamente, ma non ce n'è bisogno quando le sue azioni parlano così chiaro. Ma mio padre la voleva, e questo era tutto ciò che contava.
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MISCHIEF
FanfictionTanto tempo fa, un re ci ha lasciato. Due figli aveva avuto: un reietto ed uno amato. Ma per poter salire sul trono a regnare Il grande aveva un dovere: una sposa da trovare. E visto che il minore era un bruto ed un villano Fu detto a quella sposa d...