SARA
Ho visto dipinti del regno di Asgard per una vita intera. Ce n'è uno appeso sopra il caminetto nel salone di mio zio a casa: un quadro tetro, con nuvole tempestose che incombono su un castello oscuro, costruito nel sedicesimo secolo e annerito dal tempo. Ho sempre creduto che lo scenario fosse accentuato a fini artistici. E invece a quanto pare i dipinti non si avvicinano nemmeno alla realtà.
Il cocchiere del re guida la carrozza per le strade della città di Midgard, passando accanto a donne che ridono tra le braccia di uomini come se non avessero alcuna preoccupazione al mondo. Beatamente inconsapevoli che, a cinque minuti di strada, l'acciottolato si trasforma in terra battuta e i cappelli a tesa larga si trasformano in berretti sporchi e vestiti stracciati su corpi pelle e ossa.
O forse ne sono consapevoli e semplicemente non se ne curano.
"Niente rende giustizia alla realtà, vero?" Sheina, la mia più cara amica diventata la mia dama di compagnia, sospira mentre guarda fuori dal finestrino, coi suoi capelli biondi che spuntano da sotto la tesa del cappello. "Passi tutta la vita ad ascoltare storie, ma è uno spettacolo inquietante."
La sua testa fa un cenno verso il castello arroccato su una scogliera alla fine di una lunga strada tortuosa, circondato da lussureggianti foreste verdi su entrambi i lati.
I dipinti non gli rendono giustizia, anzi.
Questa parte del paese sembra prestarsi a un'oscurità più nuvolosa - un netto contrasto rispetto al sole che un tempo aiutava a far crescere i raccolti a Midgard - e un'energia irrequieta si insinua nel mio ventre man mano che gli edifici che fiancheggiano le strade cedono il passo ai sicomori e agli abeti. L'aroma della vegetazione sempreverde filtra nell'abitacolo e mi pizzica le narici.
La strada si restringe e la mia ansia cresce, il mio stomaco si alza e si abbassa assieme ai battiti accelerati del mio cuore quando mi rendo conto che il castello è spalleggiato dall'iracondo Vita Ocean e che questa è l'unica via d'ingresso. E d'uscita.
"Pensi che quello che dicono sia vero?" chiede Sheina, girandosi verso di me.
Alzo un sopracciglio. "Dipende a quale parte ti riferisci."
"Che i fantasmi dei re caduti infestano i corridoi del castello." Agita le dita davanti al viso.
Rido, anche se sinceramente me lo sono chiesto anch'io.
"Sheina, sei troppo vecchia per credere ancora alle storie di fantasmi."
La sua testa si inclina da un lato. "Quindi stai dicendo che tu non ci credi?"
Un brivido mi percorre la schiena. "Credo nella superstizione," rifletto. "Ma mi piacerebbe anche immaginare che, quando qualcuno ci lascia, la sua anima va a riposare nel Regno dei Cieli." Lei annuisce. "O all'inferno," aggiungo, incurvando l'angolo della bocca. "Se lo meritano."
Le sfugge una risatina e alza una mano per soffocare il suono.
"Sara, non dovresti dire queste cose."
"Siamo solo noi, Sheina." Il mio sorriso si allarga mentre scrollo le spalle e mi appoggio a lei. "Non sai mantenere un segreto?"
Lei si fa beffe di me. "Ma per favore. Ho tenuto per me tutte le tue azioni malvagie fin da quando eravamo bambine."
Mi aggiusto contro lo schienale del sedile, l'ossatura d'acciaio del mio corsetto mi scava nelle costole. "Farebbero di una ragazza malvagia una regina?"
Le sue labbra si increspano, i suoi occhi azzurri scintillano. "Con te, Sara, tutto è possibile."
Un tiepido appagamento mi si deposita nel petto, felice che mio zio mi abbia permesso di portarla con me. Avere un volto familiare aiuta ad alleviare la tensione che si annoda nelle mie spalle.
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MISCHIEF
FanfictionTanto tempo fa, un re ci ha lasciato. Due figli aveva avuto: un reietto ed uno amato. Ma per poter salire sul trono a regnare Il grande aveva un dovere: una sposa da trovare. E visto che il minore era un bruto ed un villano Fu detto a quella sposa d...